Raffaele Cantone: dopo Tangentopoli la corruzione è aumentata ARCHIVIO di Marta Manzoni Scritto lunedì, 22 Maggio, 2017 16:31 Ultimo aggiornamento martedì, 11 Luglio, 2017 14:55 Il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone non usa mezzi termini:“Se a 25 anni da “Mani pulite” la corruzione come emergenza non è stata superata, c’è evidentemente qualche problema. Forse oggi è qualitativamente meno grave, ma è quantitativamente più diffusa”. Lo ha detto in occasione del Forum organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Suor Orsola Benincasa su “Le nuove frontiere della corruzione”. “Se questa è la situazione – ha spiegato Cantone – dobbiamo anche capire cosa persiste e perché persiste. Io credo che la corruzione sia cambiata nella qualità e quantità e che trovi terreno fertile nei mille gangli della macchina amministrativa. Proprio per questo sono contrario a chi pensa all’introduzione legislativa di altri reati per contrastare la corruzione. Bisogna intervenire sul piano amministrativo: trasparenza e semplificazione nell’azione amministrativa e nella gestione delle opere pubbliche sono il miglior antidoto alla corruzione. Non è detto che se mettessimo nuovi illeciti penali saremmo poi in grado di farli rispettare”. Raffaele Cantone al’Università Suor Orsola Benincasa Secondo Raffaele Cantone, che al Suor Orsola ‘festeggiava’ anche i suoi primi quattro anni di insegnamento universitario sulla legislazione antimafia, una delle soluzioni contro la corruzione dilagante “può essere proprio la previsione di specifici percorsi formativi nelle scuole e nelle Università affinché le nuove generazioni che saranno la futura classe dirigente del Paese siano più sensibili ai temi della legalità e dell’onestà”. “Ormai oggi viviamo una situazione paradossale – evidenzia Cantone, magistrato in aspettativa – nella quale al cittadino sembra quasi inutile essere onesto se vede che chi fa le leggi poi spesso non le rispetta”. Il presidente della quinta sezione del Consiglio di Stato Francesco Caringella, autore del volume “La corruzione spuzza” scritto con il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, ribadisce ancora di più questo concetto: “Se lo Stato non ha il senso dello Stato è evidente che trasmette un modello negativo al cittadino che si sente quasi ‘legittimato’ a seguire quell’esempio”. E sempre secondo Caringella “è riduttivo considerare la corruzione soltanto come la malattia di un potere non soggetto alla legge, perché la genesi del fenomeno corruttivo va ricercata anche nella concezione culturale di una società ed è su questo che bisogna lavorare anche da un punto di vista formativo con i giovani nelle scuole e nelle Università”.