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Quando la caccia diventa un tiro a bersaglio: troppe le vittime. Il Wwf chiede più controlli

Ultimo aggiornamento giovedì, 1 Febbraio, 2018   10:10

Secondo le statistiche dell’Associazione Vittime della Caccia al 31 ottobre sono 44 le vittime di armi da caccia e cacciatori, (4 i morti e 7 i feriti tra i non cacciatori, tra cui una bambina), 27 i feriti 17 i morti in totale. A questi vanno aggiunti gli incidenti da novembre ad oggi: altre 19 vittime (morti e feriti) a causa di detonazione di armi da caccia e/o ad opera di cacciatori. Totale: 63 vittime e siamo nel pieno della stagione venatoria. Si calcola quindi che alla fine della stagione venatoria sono circa un centinaio di vittime. L’ultimo (18 dicembre) è avvenuto a Sala Consilina in provincia di Salerno, dove un cacciatore ha ucciso il fratello di 34 anni che lo aveva scambiato per un cinghiale. Le battute di caccia al cinghiale avvengono con fucili potentissimi a “palla unica” con una gittata di 1,5 chilometri e ad altezza d’uomo.
I Verdi della Campania hanno chiesto di chiudere la caccia: “Assurdo morire così nel 2017. Continuiamo a sprecare soldi ed energie per gente che ancora si diverte a sparare agli animali. Il prossimo Parlamento vieti la caccia in tutta Italia”. In un comunicato, il Wwf Terre del Tirreno ricorda come: “Non sempre i cacciatori si sparano tra di loro: tra i “fucilati” all’improvviso, senza colpa o diritto di replica, anche un cercatore di funghi, un bambino, una nonna, il ciclista di passaggio, l’anziano che raccoglieva castagne nel bosco o i bambini che giocavano in cameretta con la finestra aperta. Tempo fa fece scalpore l’omicidio di un prete, accampato con i ragazzi della parrocchia in un bosco e freddato all’alba perché scambiato per il solito ungulato”.

L’ultimo rapace recuperato dai volontari del WWF è stata una Poiana, ferita sulle colline di Moiano, in piena Area del Parco Regionale dei Monti Lattari. La Poiana ha un’apertura alare di oltre un metro e non è possibile confonderla con specie cacciabili. Assieme alla poiana i volontari del WWF nella sola Penisola sorrentina hanno documentato, da inizio mese, ben 6 rapaci protetti morti e feriti a causa della caccia. “Ci vogliono maggiori controlli e più stringenti sulle licenze e soprattutto a distanza più breve con l’avanzare dell’età – afferma Piernazario Antelmi delegato del WWF Campaniaandrebbe rivista la durata delle licenza di caccia per le persone anziane che dura 6 anni”.

Le battute di caccia al cinghiale avvengono con potenti fucili

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“E mentre dissertiamo sulla caccia e i suoi “limiti e danni – denuncia Claudio d’Esposito, attivissimo presidente del Wwf Terre del Tirreno –  i fonofili ogni primavera echeggiano sui monti, il martedì e il venerdì qualcuno armato di fucile continua a sparare, anche su aree percorse di recente dalle fiamme, le reti vengono issate, i cardellini catturati e venduti sul mercato clandestino, i pallini rimbalzano sulle case, chi protesta viene minacciato: a Sant’Agata dopo aver protestato per i pallini che hanno colpito prima il padre e poi il figlio, un’intera famiglia è stata sequestrata con un catenaccio messo al cancello di casa da un bracconiere “incazzato per le reiterate denunce” fatte ai carabinieri. La verità è che si è forzata la mano riuscendo ad ottenere un controllo quasi inesistente dell’attività venatoria. Quotidianamente riceviamo al WWF segnalazioni di atti di bracconaggio reiterati e continui, ma oltre ad un pugno di uomini, volontari WWF ed ex-Forestali con i quali lavoriamo da sempre, non sembra ci siano tutte queste guardie venatorie attive e sensibili sulle tracce di tali cacciatori erranti?”. Il problema è l’aumento anche di bracconieri in possesso la licenza di caccia che sparano a specie protette, non rispettando divieti e modalità. Anche le stesse associazioni venatorie dovrebbero fare “pulizia” al loro interno.

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