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Carcere Brucoli, “basta rivolte”: stranieri deportati e agenti col taser

AUGUSTA – Dopo “un arrivo rocambolesco, quasi picaresco” all’aeroporto di Comiso, Andrea Delmastro Delle Vedove atterra il 10 gennaio a Piano Ippolito per “dare solidarietà” alla polizia penitenziaria di Augusta. Sono passati appena tre giorni dalla rivolta che ha visto una ventina di extracomunitari, in maggior parte magrebini, ribellarsi per il trattamento ricevuto nella sesta sezione. Dove la particolare topografia del carcere, e i grossi buchi nell’organico degli agenti addetti alla sorveglianza, hanno reso la quotidiana “passeggiata” più difficile rispetto gli altri reclusi col cognome più italiano. Una sommossa che il sottosegretario alla Giustizia ridimensiona a “evento critico”, ma che ha traumatizzato il personale. Rimasto sequestrato per quasi un’ora dentro il gabbiotto di sicurezza, con estintori tirati contro i vetri blindati mentre il braccio di reclusione veniva devastato. L’esponente di Fratelli d’Italia assicura che il governo “ha programmato mille assunzioni in più”, per rafforzare il corpo di custodia. Ma visto che 250 nuove unità all’anno sono un pannicello caldo rispetto le necessità, visto che solo a Brucoli ne servirebbero 40 in più ai 190 effettivi in servizio, illustra alla stampa le altre soluzioni al sovraffollamento.

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Il sottosegretario alla Giustizia: abolire il consenso per la pena espiata nei paesi di origine.

La prima trovata è quella di rispedire a casa gli stranieri, “senza il loro consenso, per far scontare la pena nei paesi di origine”. In Italia “sono circa 17 mila, il 30 per cento della popolazione carceraria, e costano 137 euro al giorno”. Ci sono già dei trattati bilaterali ma, “escluso quelli con Albania e Romania“, tutti prevedono l’assenso del detenuto per trasferirsi. Togliendogli facoltà di scelta, aumenta però il rischio che finisca in realtà carcerarie dove non sono garantiti il principi di umanità garantiti dalla Costituzione e dal diritto comunitario. “Ma non li manderemo mai dove tagliano le mani, e inoltre la pena deve restare la stessa di quella inflitta dai giudici italiani”, assicura il sottosegretario alla Giustizia. Il quale riconosce però che la “esportazione” forzata non risolverebbe il problema a Brucoli, dato che “qui gli stranieri sono solo il 10 per cento”. Anche deportandoli tutti all’estero non si risolverebbe granché, visto che la capienza dell’istituto è di 250 e invece ne ospita circa 450.

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Detenzione privatizzata per i tossici: convenzioni per “case terapeutiche contenitive”.

l’istituto di pena a Piano Ippolito.

Relativamente incisiva potrebbe rivelarsi anche la soluzione di rinchiudere i tossicodipendenti in “case terapeutiche contenitive, dove sanno come farli disintossicare”. Secondo il governo “i costi sarebbero più bassi”, perché la gestione verrebbe affidata in convenzione “a realtà specializzate come San Patrignano“. Una privatizzazione dell’espiazione pena, che potrebbe fare da modello anche per altre problematiche più complesse della semplice “custodia”. Delmastro Delle Vedove infatti fa capire che qualcosa si farà per ovviare agli effetti della “assurda chiusura” degli ospedali psichiatrici giudiziari, che “ha caricato sugli agenti” compiti richiedenti una specifica preparazione.

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“Piano polizia penitenziaria: pistole elettriche, nuove regole d’ingaggio e un capo preso da loro”.

Per tutti gli altri di cui le galere patrie non possono disfarsi, ci sarà a sorvegliarli una polizia penitenziaria che il governo Giorgia Meloni vuole “armare di Taser“. Anche il suo sottosegretario sa che lo storditore elettrico non è affatto innocuo su chi ha determinate patologie, spesso nemmeno diagnosticate, e negli ambienti chiusi è addirittura considerato pericoloso. “Ma mi fido della scienza, studiando magari una riduzione della potenza, e degli effetti di deterrenza nel solo ascoltare il caricamento” che preannuncia l’arrivo di un elettrochoc paralizzante. Sembra invece più facile la riforma del corpo per via decreto governativo, “ma pronti anche a un passaggio parlamentare se la burocrazia proprio lo richiede”, che ne “affida il comando a uno di loro”. Ora dipendono dal giudice della Cassazione messo alla guida del Dap, che sorveglia anche sul trattamento riservato ai detenuti. Delmastro Delle Vedove ci vede un conflitto fra diverse “sensibilità” che andrebbe tutto a scapito degli agenti. Per i quali prevede inoltre “un protocollo con le regole d’ingaggio durante le sommosse; se ci fosse stato, oggi non ci sarebbero molti processi a loro carico, su come hanno agito durante le rivolte”.

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Delmastro Delle Vedove: prima chi rappresenta lo Stato, poi viene il garante dei detenuti.

sopra, Andrea Delmastro Delle Vedove con la dirigenza della polizia penitenziaria di Augusta.
copertina, il sottosegretario alla Giustizia con la direttrice Angela Lantieri e il comandante Dario Maugeri

La Destra governativa agita il pugno duro in risposta “alla Sinistra svuota-carceri”, perché “all’insegna del ‘Nessuno tocchi Caino‘ ci si è dimenticati di Abele“, dice il sottosegretario Fdi. Paragonando gli agenti di custodia al biblico fratello buono, considerandoli troppo penalizzati dall’attivismo dell’associazione per i diritti civili, che evoca il primo fratricida della storia per chiedere umanità verso chiunque. “Ho preferito incontrare subito chi rappresenta lo Stato, il garante dei detenuti lo incontrerò poi”, sottolinea l’onorevole piemontese. Come avvocato penalista, quello delle carceri è un mondo che conosce forse più per bocca di coloro che definisce “l’anti-Stato”. Però come esponente di governo esprime “solidarietà senza se e senza ma alla polizia penitenziaria“, definendola “essenziale per la tenuta sociale“. E se proprio questa è stata recentemente messa a dura prova da metodi “punitivi” al limite della tortura, adottati a Santa Maria Capua Vetere, “si tratta di episodi isolati contro le migliaia di interventi” corretti che hanno impedito l’anarchia dietro le sbarre.

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Grazie dal governo alla direttrice Lantieri e al comandante Maugeri: capaci di contenere proteste.

Uno di questi esempi positivi sarebbe proprio la rivolta di magrebini subito sedata a Piano Ippolito. “Qui non c’è stata una sommossa perché i dirigenti sono stati capaci di contenerla”, dice il sottosegretario alla Giustizia. Il riferimento è alla direttrice Angela Lantieri, e al comandante delle guardie, Dario Maugeri. “Ho ritenuto prioritario venirli a ringraziare per quello che sono riusciti a fare”, aggiunge Delmastro delle Vedove. Che tuttavia dimentica di estendere i ringraziamenti anche ai reparti di carabinieri, arrivati in forze per dare manforte durante i momenti critici. Inoltre occorre insistere sulla necessaria completezza di cronaca, per conoscere le ragioni che hanno innescato la violenta protesta. Secondo la versione ufficiale sarebbero “i pochi minuti di ritardo nella passeggiata quotidiana, determinati da un precedente intervento degli agenti in servizio”. Ma non è stato possibile sapere se dietro questa goccia, ci fosse un vaso colmato da molto altro.

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Sippe: dal sottosegretario sensibilità su Augusta ma sui problemi speriamo incontri i sindacati.

proteste dei sindacati di categoria contro la direzione di Piano Ippolito.

L’esponente di governo svicola pure sulle aspre polemiche che da tempo contrappongono molte sigle sindacali alla direzione, proprio su carenze che metterebbero a rischio la sicurezza stessa nel carcere. “Non conosco le dinamiche del singolo istituto”, dice. Eppure dovrebbe esserne informato, visto che ha proprio la delega alla Polizia penitenziaria. In ogni caso l’incontro coi sindacati non è stato nemmeno messo in scaletta, ufficialmente per ragioni di tempi anche se un paio di dirigenti riescono a presentargli qualche dossier in via informale, e preannunciarli una visita al ministero. “Il Sippe ringrazia l’onorevole Delmastro per la visita, e per la sensibilità che dimostra nei confronti della polizia penitenziaria”, dice una nota diffusa il giorno dopo. “Essere stata per il sottosegretario la seconda visita ufficiale in un Istituto, ci fa ben sperare nel prossimo futuro finalmente in fatti concreti”, continua il documento. Che significativamente conclude:”Augusta ha tante problematiche che speriamo di poter elencare e documentare, quando l’onorevole incontrerà le organizzazioni sindacali“.

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Nota ministeriale:”il vento è cambiato sulle sommosse, mai più agenti barricati per salvarsi”.

Anche l’ufficio stampa del sottosegretario si affida a un comunicato del giorno dopo. “Questa visita è prima di tutto un atto di solidarietà e di vicinanza alla Polizia penitenziaria, affinché sia chiaro che il vento è finalmente cambiato ed episodi del genere non saranno mai più sottovalutati dal Ministero. In un mondo che va al contrario, non possiamo in alcun modo accettare che chi serve con onore lo Stato venga rinchiuso in un box e tenuto quasi in ostaggio dai detenuti. Sono andato a verificare l’aspetto strutturale del carcere, e per capire come sia possibile che non vi siano strutture che consentano il facile deflusso della polizia penitenziaria. Ad Augusta è anche particolarmente avvertito il tema del sovraffollamento carcerario, a cui daremo risposta nel corso del mandato. Molto di più e molto ancora faremo nel corso dell’intero mandato. Lavoriamo notte e giorno non per essere rieletti ma con l’obiettivo più alto di lasciare all’Italia delle carceri che siano più sicure per gli uomini e le donne della polizia penitenziaria, e per i detenuti”.

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Visita istituzionale in compagnia dei dirigenti Fdi e senza rappresentanti del Comune.

da destra, Giuseppe Napoli e Pietro Forestiere, sullo sfondo Marco Failla.

Il sottosegretario alla Giustizia è arrivato ad Augusta “per portare la solidarietà del governo Meloni agli agenti aggrediti”, ma la visita ha più le caratteristiche di un tour elettorale che istituzionale. Balza agli occhi l’assenza di un amministratore in rappresentanza della Città. Mentre invece ci sono tutti i vertici di Fdi, col segretario provinciale Giuseppe Napoli e il dirigente nazionale Pietro Forestiere. D’altronde Delmastro Delle Vedove è un “figlio d’arte” cresciuto nella loro stessa Destra post-missina, e non in quella che ha preso l’autobus in corsa. Il padre Sandro è un ex deputato di Alleanza nazionale, diventato protagonista delle cronache nel 2007. Quando la Corte costituzionale, con giudice relatore il famoso giurista Sabino Cassese, ha dato via libera al suo processo per falso. Aveva aiutato una giornalista di Libero a fare uno scoop sullo scandalo di Telekom Serbia, presentandola come collaboratrice parlamentare per introdurla nel carcere di Vallette e intervistare un detenuto. Secondo il tribunale di Torino “entrambi inducevano in errore, ingannandoli, i pubblici ufficiali appartenenti alla polizia penitenziaria addetti al controllo, alla registrazione e all’autorizzazione degli accessi”.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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