Tu sei qui
Home > ERROR404.ONLINE > Agenti aggrediti a Brucoli, i sindacati: siamo “prigionieri” del carcere

Agenti aggrediti a Brucoli, i sindacati: siamo “prigionieri” del carcere

Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021   21:15

AUGUSTA – A Piano Ippolito era arrivato da pochi mesi, trasferito da un’altra casa di reclusione dove aveva già aggredito alcuni agenti. Il detenuto di origine romena l’ha rifatto il 3 luglio nel carcere di Brucoli, facendo finire al pronto soccorso una coppia di poliziotti penitenziari. Lo stavano accompagnando proprio in infermeria, quando sono stati scaraventati violentemente contro un muro. Riportando contusioni giudicate guaribili, rispettivamente, in 5 e 7 giorni. E scatenando la proteste dei sindacati di categoria, che già le scorse settimane avevano messo in guardia su una situazione potenzialmente esplosiva.

Romeno ferisce 2 guardie, insorgono Cisl, Uspp e Sippe.

Cisl, Uspp e Sippe/Sinappe hanno subito diffuso un duro comunicato, dove lo definiscono”un fatto grave che dimostra la grave situazione che persiste oramai da qualche anno”. Documento, firmato da Fabio D’Amico, Michele Pedone e Sebastiano Bongiovanni, racconta che “si tratta dell’ennesimo episodio in cui i poliziotti penitenziari devono affrontare i soggetti più violenti senza avere i mezzi necessari, mentre i detenuti hanno spesso a disposizione un vero e proprio arsenale come spranghe, lamette, fornellini, coperchi di scatolette e carrelli”. I due segretari provinciali e il dirigente federale nazionale aggiungono che “quanto è accaduto è inaccettabile, la tutela e la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria e di tutti quelli che vi lavorano devono essere sempre garantiti”.

In servizio 190 agenti su 251 previsti in pianta organica.

Perché se il carcere deve essere “un luogo di detenzione e riabilitazione, per questo devono esserci le giuste condizioni nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dei detenuti che vi scontano la pena”. Le organizzazioni sindacali ricordano che “da più di un anno denunciano le problematiche di sovraffollamento, delle difficili condizioni di lavoro degli agenti e per il personale che è numericamente insufficiente rispetto alle esigenze”. In pianta organica dovrebbero essere in 251. Invece, a Brucoli se ne trovano in servizio 190. E anche con le tre sezioni chiuse per ammodernamento, non sono sufficienti.

Bongiovanni: carcere per 300 reclusi ma sono quasi 500.

Il carcere di Brucoli
copertina, poliziotto penitenziario rifornisce i residenti nel centro storico durante una crisi idrica.

In teoria Piano Ippolito “dovrebbe ospitare 300 reclusi; invece sono quasi 500”, dice Bongiovanni. I poliziotti penitenziari sono pochi, e senza speranze di poter tirare un po’ il fiato. “Perché non è stata prevista nemmeno una unità in rinforzo, in vista dell’estate”. Come ogni altro lavoratore hanno diritto a un piano ferie e a godere dei riposi. Ma questo acuisce una situazione già precaria. Il “lottatore” romeno, infatti, sembra sia la punta di un iceberg. “Ogni giorno succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade al personale di polizia penitenziaria”, denunciano i tre sindacati.

A Piano Ippolito presidio psichiatrico e medico h24.

Il fatto che il carcere di Brucoli sia dotato di un presidio psichiatrico, e di un medico in servizio 24 ore su 24, già da solo testimonia l’attenzione che il ministero presta alla particolare popolazione carceraria di Piano Ippolito. Ma tutto questo adesso deve fare i conti con l’esasperazione degli agenti. “Il personale deve andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta, che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno”, avvertono i sindacati.

Sindacati contro: non serve una guerra fra poveri.

Cisl, Uspp e Sippe/Sinappe avvertono “la necessità di cambiare totalmente il modo di agire e di intervento”. E dopo aver sollecitato la direzione del penitenziario a fare pressioni sul Provveditorato, chiudono il loro documento con una frecciata polemica. “Non si risolve il problema facendo la guerra dei povericome qualche altra sigla ci vuole portare a fare, ma è necessaria un’azione forte e decisa in modo unitario per dare un grande segnale di maturità”,scrivono D’Amico, Pedone e Bongiovanni. Facendo intravedere come ci possano essere tanti modi di restare “prigionieri”.

Sovraffollamento e pochi agenti, una situazione esplosiva
(nella foto tratta dal sito dell’Associazione Antignoe, Poggioreale)
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

Lascia un commento:

Top