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Augusta, ira ambientalista per il confronto-beffa sul Gnl: pericoloso e inutile

AUGUSTA – Mentre a Ravenna iniziano le “attività di test e verifica” per il deposito costiero di Gnl che Edison inaugurerà l’1 ottobre, Augusta si avvia in sordina a completare l’iter per le “bunkerine” col metano liquefatto a Punta Cugno. Il 20 settembre è programmata la “conferenza dei servizi decisoria“, indetta dall’Autorità portuale per la realizzazione di un polo del gas al pontile consortile. Un appuntamento che ha rimesso sul piede di guerra le associazioni ambientaliste. Nuovamente invitate dall’amministrazione comunale a dare un parere, come già fatto nel consiglio monotematico dello scorso febbraio. Stavolta Palazzo di città ha però scelto la formula più discreta del “domande e risposte” sulla piattaforma Zoom, dove chiunque poteva porle per iscritto. Ma solo chi ha decrittato il criptico annuncio apparso sul sito del Comune e registrarsi per tempo, ha potuto seguire online il dibattito del 16 settembre dove i tecnici della Restart consulting hanno dato ulteriori spiegazioni. Che evidentemente non hanno convinto gli ecologisti nemmeno stavolta, perché Legambiente e Stop veleni sono venuti fuori con due comunicati dove ribadiscono tutte le perplessità già espresse sulla localizzazione in un’area ad alto rischio. Aggiungendoci inoltre forti obiezioni tanto sul guadagno ambientale da una fonte fossile già obsoleta per l’obiettivo della decarbonizzazione, quanto sulle stesse modalità carbonare scelte per coinvolgere la popolazione.

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Decontaminazione Sicilia: dal dibattito Zoom risposte insoddisfacenti e neppure tempo per replicare.

“Le risposte forniteci dai tecnici che dovrebbero realizzare il deposito, dall’Adsp e dal sindaco Giuseppe Di Mare sono state del tutto insoddisfacenti”, commenta in una nota Decontaminazione Sicilia. “Non ci è stato dato nemmeno il tempo sufficiente per poter replicare adeguatamente”, puntualizza l’associazione ambientalista. Prendendosela con l’amministrazione comunale non solo per come ha organizzato un confronto rivelatosi pro-forma, ma anche per l’indirizzo politico prospettato sulla questione. “Alla nostra richiesta di coinvolgere la cittadinanza augustana attraverso un referendum consultivo, così come fecero per analoghi impianti pericolosi i Comuni di Priolo e Melilli, il primo cittadino ha fatto capire che non ha alcuna intenzione di indire la consultazione popolare, racconta il presidente Luigi Solarino. “In conclusione, Decontaminazione Sicilia è totalmente insoddisfatta dell’esito dell’incontro e ribadisce per l’ennesima volta la propria contrarietà”. Di Mare si difende sostenendo che “la piattaforma in nostro possesso ci ha consentito quanto fatto. Tra l’altro abbiamo dato spazio a chiunque di registrarsi per la partecipazione”. Un Palazzo di città che non ha mai lesinato ai giornalisti comunicati su inaugurazioni e presentazioni di convegni, stavolta si è dimenticato di invitare i cronisti a seguire i lavori. “Anche la stampa ovviamente poteva partecipare, seppur non abbiamo mandato inviti particolari”, replica. Anticipando che “stiamo lavorando al nostro parere“.

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Stop veleni: dal Comune servivano meno web per pochi e più informazione capillare ai cittadini.

scenario di rischio gas flash flare da urto natante al pontile.

Tuttavia Decontaminazione Sicilia non è la sola a notare un profilo eccessivamente basso dell’amministrazione, in merito agli sviluppi del Gnl a Punta Cugno. “Avremmo preferito che da parte del Comune fosse stata avviata una campagna informativa capillare”, scrive Stop veleni. Evidenziando la necessità “di esprimersi non solo attraverso i canali istituzionali dedicati sul sito web comunale, poiché non tutti i cittadini hanno occasione o facoltà di accedervi”. Infatti, spiega il Comitato, “riteniamo che ogni singolo cittadino abbia il diritto di decidere sul futuro del proprio territorio a prescindere dalla propria formazione culturale e professionale”. Vista elusa la richiesta di un referendum consultivo, che per l’amministrazione non si può fare a termini di Statuto, gli ecologisti di Csv sperano che almeno si sia preparata sui potenziali pericoli. “Auspichiamo che il Comune abbia disposto, attraverso l’ausilio di consulenti tecnici, uno studio di valutazione dei rischi, in riferimento agli scenari di rischio già previsti nel piano di emergenza esterna che si riferisce agli impianti industriali nell’area”. Il timore di un effetto domino è condiviso da Legambiente. Il comunicato firmato insieme a Libera, allega foto satellitari con le simulazioni degli scenari incidentalidepositati in Prefettura dalle raffinerie. E sono immagini che parlano da sole.

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Paura effetto domino, Parisi e Pancari: area già interessata da 10 scenari di rischio di incidente rilevante.

scenario di rischio dispersione idrogeno solforato.

“Il deposito Gnl verrebbe collocato nella porzione di area già interessata da ben 10 scenari di rischio di incidente rilevante (di cui 8 Sonatrach e 2 Sasol)”, osservano Legambiente e Libera. Aggiungendo che “confinerebbe a sud con l’area demaniale in concessione alla Megaroil per l’impianto di trattamento e smaltimento di rifiuti oleosi combustibili, e a nord risulterebbe contiguo al bacino di carenaggio galleggiate. E ancora, il Commissario nazionale per la depurazione ha concordato con l’Autorità portuale che lo scarico delle acque reflue depurate di Augusta avvenga attraverso il pontile in questione”. Obiezioni già sollevate 6 mesi fa, alle quali non è evidentemente arrivata alcuna risposta convincente nemmeno adesso. Anzi, il confronto settembrino sembra abbia assunto piuttosto il carattere di una pantomima. “Non è stata presentata alcuna alternativa di progetto né di altre modalità di gestione dell’attività di rifornimento di Gnl alle navi“, lamenta il documento congiunto firmato da Enzo Parisi e Rita Pancari. I quali rilanciano “la sollecitazione già espressa a febbraio di valutare la collocazione dei galleggianti fuori dal porto, ad adeguata distanza di sicurezza da abitazioni, impianti industriali, installazioni militari e aree sensibili”. Irreperibile online la registrazione dell’ultimo incontro coi progettisti, resta agli atti la loro replica in consiglio circa la “anti-economicità” di una stazione rifornimento fuori dalla rada. Ma nessuno studio venne allora portato a supporto di questa affermazione e – a detta degli ambientalisti – lo stesso è accaduto adesso.

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Assoporto contro Confindustria: pessimo affare un polo del gas al posto della cantieristica navale.

scenario di rischio incendio serbatoio grezzo.

Eppure Assoporto ha fortemente contestato la scelta di riconvertire in polo del gas, un’area a ridosso del pontile destinata alla cantieristica. Secondo questa associazione di categoria, in aperto dissenso con l’entusiasmo manifestato invece da Confindustria, il deposito Gnl progettato non è proprio un affare per l’economia portuale. Considerazione di cui è convinta anche Legambiente. “Altro spunto per una diversa ipotesi progettuale potrebbe trarsi dalla considerazione che il Ministero delle infrastrutture ha elaborato una Scheda progetto nella quale vi sono le indicazioni per la realizzazione di 3 micro-liquefattori (ciascuno dalla capacità di 50 mila tonnellate), di cui uno in Sicilia – probabilmente nell’area dello Stretto -, per il rifornimento dei traghetti, della cosiddetta flotta verde e del trasporto stradale pesante“. Coi loro 4.800 metri cubi iniziali – distribuiti fra una bettolina-gasiera da 1.600 metri cubi e quattro bunkerine statiche all’ormeggio – i serbatoi galleggianti si troverebbero presto fuori mercato, se i programmi ministeriali daranno “seguito del decreto legge 59/2021 concernente le Misure urgenti relative al Fondo complementare al Pnrr“.

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“Insensata corsa al gas”, dossier ambientalista: da fughe di metano un effetto serra 72 volte il Co2.

scenario di rischio dispersione acido fluoridrico.

Se il mini-deposito dentro il porto non sarebbe un buon affare per rischi alla popolazione ed economia portuale, il gas in sé è addirittura pessimo per l’ambiente. “Occorre sfatare subito il mito che il metano, commercialmente noto come Gnl quando è allo stato liquido, sia un combustibile del tutto pulito e meno clima alterante di altre fonti fossili: esso invece è un gas serra più potente della stessa Co2“. Questa infatti è la sorprendente conclusione cui è giunto il dossier “L’insensata corsa al gas dell’Italia, che Legambiente ha pubblicato il 15 luglio scorso. Lo studio evidenzia che “il metano non combusto ha un effetto clima alterante 72 volte superiore alla Co2 nei primi 20 anni dal suo rilascio in atmosfera. Il problema risiede nel fatto che gran parte delle emissioni è costituito da perdite sistemiche di gas nel ciclo produttivo, trivellazioni, pozzi, nuovi processi estrattivi, distribuzione, stoccaggi e serbatoi”. Queste fughe gassose, secondo le stime, oscillano “tra l’1 e 3 per cento del metano che viene ogni anno consumato nel mondo. Poco, ma abbastanza. Infatti, se la concentrazione fosse inferiore all’1 per cento non si registrerebbe alcun accumulo in atmosfera, perché il metano che si ossida naturalmente sarebbe molto di più. Con perdite uguali o superiori al 2 per cento la concentrazione in atmosfera cresce, come sta accadendo negli ultimi 12 anni”.

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Legambiente: le lobby del gas fanno ritardare l’adeguamento delle reti per sfruttare le rinnovabili.

scenario di rischio incendio rilascio gpl.

“Ma anche dal punto di vista economico i costi che il nostro Paese dovrà affrontare per questa scellerata corsa al gas sono ingenti”, sentenzia il dossier. “Basti solo pensare ai 15 miliardi di euro, che pagheremo in bolletta a causa del nuovo sussidio del Capacity market a sostegno delle nuove centrali realizzate per affrontare i consumi di picco. La tesi è che il metano, limitandosi a sostituire le altre fonti fossili, lascia inalterate reti elettriche basate su grandi direttrici. Le quali avrebbero invece bisogno di investimenti per renderle capillari, affiancate da sistemi di accumulo decentrati, in modo da sfruttare le sparpagliate fonti rinnovabili. Ad esempio, in Sicilia “l’alimentazione del sistema elettrico è garantito da un parco termico vetusto, concentrato nell’area Est e Sud/Ovest, e da numerosi impianti Fonti energie rinnovabili (principalmente eolici) collocati principalmente nell’area Sud/Ovest”. Però, “tale distribuzione del parco di generazione rende il sistema siciliano estremamente squilibrato, vincolando più del 30 per cento degli impianti termici in esercizio e rappresentando un ostacolo anche allo sviluppo di nuova generazione in particolare da fonte eolica, in forte crescita negli ultimi anni nell’Isola“. Il lungo studio di Legambiente conclude che “il nuovo possibile miliardo di metri cubi di gas trattabile grazie a depositi e rigassificatori, così come le nuove istanze in tema di trivellazioni e gli oltre 1.200 chilometri in più di nuovi metanodotti, rappresentano il vero fallimento della politica energetica italiana. E la vittoria delle lobby del gas a cui vogliamo lasciare in mano il Paese”.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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