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Augusta, il Comune e la replica “creativa” ai revisori che è un boomerang

Ultimo aggiornamento lunedì, 1 Marzo, 2021   14:08

AUGUSTA – Dalle scorciatoie nelle previsioni di spesa alle interpretazioni creative per giustificarle. E’ sempre più caos nei bilanci del Comune di Augusta dopo il “no” dei revisori al preventivo 2019-2021, perché approntato senza aver prima ottenuto l’approvazione del consuntivo 2018 da parte del consiglio comunale. Con motivazioni sorprendenti sotto molti aspetti, l’amministrazione ha rigettato i rilievi del collegio contabile. Presentando delle corpose controdeduzioni, che “integrano la proposta di deliberazione di approvazione”. Una bocciatura della bocciatura che tuttavia mette i consiglieri di maggioranza nella scomodissima posizione di votare, nonostante il parere negativo dei tecnici esterni.

Diritto creativo: legge del 2000 per “capire” quella 2018.

La mossa del Palazzo per aggirare l’inaspettato ostacolo, e dotare l’Ente di uno strumento allineato alle annualità correnti prima che scada il suo mandato quinquennale, apre infatti la strada al potenziale interessamento della Corte dei conti. Perché, secondo il Servizio finanziario del Comune, la norma amministrativa più recente applicata dai revisori non sostituirebbe quella precedente in contrasto. Bensì, con una innovazione da studiare nelle cattedre di diritto“la misura restrittiva portata dalla legge 145 del 2018, deve essere inserita e interpretata nell’ambito della complessa disciplina prevista dal decreto legislativo 267 del 2000”.

Sopra e a seguire, estratto dalle controdeduzioni del Servizio finanziario comunale.
Copertina, l’assessore Canto in consiglio accanto a Luigi Tricoli, presidente revisori

“Norma vecchia implicitamente abrogata se contrasta”.

L’avvocato amministrativista Stefano Amato

In ballo non ci sono solo i 40 milioni e 300 mila euro di avanzo presunto di amministrazione“, iscritti sotto la voce “competenza 2019”. Ma anche l’interpretazione originale sul principio della successione delle leggi nel tempo“E’ evidente che una norma precedente, incompatibile con quella successiva, viene implicitamente abrogata”, spiega l’avvocato Stefano Amato. L’amministrativista che più d’una volta ha fatto le pulci in tribunale all’amministrazione 5 Stelle, lo definisce “un classico del diritto”. Introdurre innovazioni interpretative, per quanto accompagnate da lunghe discettazioni, potrebbe suscitare l’interesse della magistratura contabile. Anche perché il Comune sembra smentire sé stesso.

L’amministrazione “dimentica” di essere commissariata.

Ai revisori viene infatti rimproverata la corretta applicazione della recentissima norma del 2019“perché finalizzata a impedire che gli enti approvino i soli strumenti di programmazione, tralasciando quelli di rendicontazione finanziaria, stravolgendo l’ordinario percorso e sequenza procedurale disegnato dal legislatore” nel 2000. Ma quanto viene contestato è proprio ciò che il Comune ha fatto. Tanto che quasi tutti i bilanci di previsione della giunta grillina si sono appoggiati su consuntivi sfasati di un biennio. E le stesse “controdeduzioni al parere negativo rilasciato dall’organo di revisione”, si concludono con un significativo “devono essere trasmesse al commissario ad acta, ai fini della convocazione del consiglio comunale”. Cioè di un funzionario inviato dalla Regione proprio per sostituire, “nell’atto”, gli amministratori che non rispettano i tempi di legge.

Il modicano Carpanzano al comando di Vigili e Finanze.

A firmare il documento datato 29 novembre è Angelo Carpanzano. In forza al Comune si trova solo da metà luglio, preso in prestito dai vigili urbani di Modica per comandare il corpo di Augusta. Un paio di settimane dopo, il capo delle guardie municipali è nominato pure responsabile del servizio finanziario“. Pochini 4 mesi, per mettere le mani in un settore ginepraio. E che lo è diventato ancora di più dopo il dissesto troppo frettoloso, complicato dall’improvviso defenestramento di Giuseppe Schermi. Dopo la cacciata del titolare indicato già in campagna elettorale, l’assessorato Finanze è rimasto nelle mani della sindaca Cettina Di Pietro. Fino a quando, nell’agosto 2017, ha nominato l’allora presidente dei revisori di Siracusa, Giuseppe Canto. Ma nonostante la supervisione di questo tecnico specializzato, i bilanci sono costantemente rimasti indietro.

I revisori: quei 40 milioni vincolati da legge bilancio.

Sopra e sotto, il documento contabile bocciato dai revisori

Ora è un funzionario comunale modicano, già in causa con l’amministrazione di quella città “per lesione dell’immagine, della personalità e della vita di relazione”, a prendere la patata bollente del bilancio di previsione 2019-2021. Uno strumento che è fondamentale per gli amministratori 5 Stelle, in vista delle elezioni in primavera. La scorciatoia di iscrivere direttamente i 40 milioni di avanzo contabile, senza prima svincolarli con l’approvazione del consuntivo 2018, è andata a sbattere contro il collegio dei revisori. Che ha considerato quelle somme ancora quote vincolate dalla Legge di bilancio 2019.

La replica: avanzo applicato solo agli 11 milioni del 2017.

Per il responsabile del Servizio finanziario, però, “l’avanzo di amministrazione applicato al bilancio di previsione 2019-2021 riguarda il risultato di amministrazione accertato nell’esercizio finanziario 2017“.E questa “liquidità di cassa” riguarda cifre molto più basse. L’elenco parla di 9 milioni e 200 mila registrati come fondo di cassa iniziale – gestione dissestuale”. Di circa un milione e mezzo, come “mutuo credito sportivo per completamento infrastrutture”. E di 97 mila euro come “quota 30 per cento indennità amministratori da ridestinare“.

“Da restituire per diversa destinazione” il 30% del M5s.

Si tratta della famosa auto-decurtazione grillina che, nell’entusiasmo degli inizi, veniva vantata come “soldi dei cittadini restituiti ai cittadini”.E pertanto rimessi da dove venivano, cioè nelle casse comunali. Poi hanno cambiato idea. E se li sono incamerati per intero, assicurando che avrebbero continuato a “restituirli”. Ma in un conto corrente privato, inaccessibile a imbarazzanti curiosità esterne. Quando avevano dato fino al 2017, però, è rimasto nei bilanci municipali. E ora quei 97 mila 434 euro e 79 centesimi sono ancora lì, memoria concreta del brevissimo tempo che fu, registrate come “indennità spettanti agli amministratori in precedenza accantonate e da restituire per diversa destinazione”.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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