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Augusta, torna Barca nostra. Di Mare e Comitato: ora il museo

AUGUSTA – Soldi in arrivo col Recovery plan e il piano di programmazione 2021-2027, l’amministrazione Peppe Di Mare lancia gli Stati generali per “programmare il futuro di Augusta“. Orientando la bussola degli interventi “sulle politiche sociali”, attraverso incontri con “tutte le maggiori cariche politiche, associative, sindacali, istituzionali, sanitarie e sociali del tessuto territoriale”. Da fare adesso, “lontano dalle competizioni elettorali, in modo da poterci mettere insieme più facilmente”. Dei faccia a faccia da iniziare già a fine mese, per “una condivisione di idee, di forze e di interventi da mettere in atto in seguito all’arrivo delle risorse economiche per la ripresa”. Una “visione condivisa della città che vorrà essere”, che trova già il primo banco di prova nel “Giardino della Memoria“. L’iniziativa del “Comitato 18 aprile” per ricordare la tragedia dei migranti, infatti, è improvvisamente entrata in dirittura d’arrivo. Quando il “barcone dei migranti”, che nel 2019 è stato trasformato in una discussa installazione artistica della Biennale, ha lasciato l’Arsenale di Venezia per rientrare nel porto megarese. Dove arriverà il 20 aprile per diventare un cenotafio degli oltre mille disperati che nel 2015 vi hanno trovato la morte, e allo stesso tempo costituire il cuore del futuro “Museo dei Diritti.

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Il sindaco: città punto di riferimento solidarietà in Europa, notizia per il New York Times.

sopra e copertina: il barcone della morte lascia Venezia (foto IL MARE DELLA MEMORIA@FEDERICO SUTERA)

“Continueremo a impegnarci per farne il catalizzatore di iniziative di solidarietà, di pace e di fratellanza. Lavoreremo insieme perché rimanga un udibile e ineludibile monito verso chi costringe all’esodo tanta umanità e poi, alzando recinti in terra e in mare, la respinge”, dice un comunicato congiunto del sindaco e della presidentessa del Comitato, la giornalista Cettina Saraceno. Il documento, diffuso il 16 aprile, sottolinea che “il relitto dismette ora la sua funzione artistica e riassume pienamente quella di pungolo delle coscienze, di testimone non muto, simbolo di tutte le luttuose tragedie delle genti costrette ad attraversare deserti e mari per cercare la felicità”. Di Mare, alla guida di un’amministrazione civica sostenuta in parti eguali da pezzi di centrodestra e di centrosinistra, puntualizza che sul “tema della solidarietà Augusta è stata, e continuerà a essere un punto di riferimento in Italia e in Europa“. E probabilmente pure Oltreoceano, considerato che “hanno chiesto informazioni dal New York Times“.

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La replica a Cirone sul “caso” distanza da omofobia: la mia è amministrazione dei Diritti.

Peppe Di Mare

Il rientro di Barca nostra” con la sua sottolineata valorizzazione museale, nell’ambito di un “progetto alla cui base è la conservazione della memoria e la difesa dei diritti“, arriva inoltre in un momento politico particolare per l’amministrazione. Tre giorni prima, Marika Cirone Di Marco si era appellata al fatto che “Augusta ha una storia di città aperta all’accoglienza”, per un attacco a Di Mare attraverso la campagna contro l’omofobia; utilizzando un episodio dai contorni poco chiari, avvenuto all’estrema periferia del centro abitato, dove un quarantaduenne aveva denunciato una aggressione accompagnata da insulti. “Il tipo che mi ha rapinato e mi ha buttato a terra due volte, nel frattempo ha cominciato ad offendermi con epiteti omofobi e fuori luogo”, ha raccontato la vittima al sito dell’associazione Lgbt di Siracusa, Stonewall.it. L’esponente Pd aveva scritto sui social di questo episodio, dicendo di “aspettarsi che il sindaco intervenga a stigmatizzare pubblicamente rompendo il silenzio che suonerebbe omertoso”. La replica del primo cittadino è arrivata insieme al viaggio di rientro del barcone. “Da ex deputata regionale dovrebbe sapere che un rappresentante delle istituzioni ha il dovere della prudenza su vicende per le quali ci sono indagini in corso, specialmente quando gettano discredito e sconforto sull’intera comunità che amministra. La ‘tutela degli ultimi e degli offesi’ che sollecita con gran vigore su Facebook, più che altro per necessità di visibilità personale, può leggerla nei nostri atti amministrativi“.

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Il ritorno del barcone dopo contenzioso con Biennale di Venezia su costi trasporto.

Di Mare in pratica non ci sta a passare per “oscurantista”, quando è da mesi che si sta districando in un difficile contenzioso sul barcone. Che fra l’altro certamente non scalda i cuori dell’elettorato più radicato nel centrodestra. Quando il relitto venne prelevato dal controverso artista svizzero Christoph Büchel per esporlo in laguna, doveva poi essere restituito appena concluso un altro presumibile tour espositivo. Infatti già prima di perfezionare il comodato d’uso col Comune, l’installatore aveva espresso l’idea di portarlo davanti la sede dell’Unione europea a Bruxelles. La pandemia però gli ha mandato all’aria i piani artistici, col ritiro degli sponsor non più disposti a pagare i costi della sua installazione-provocazione. Chiusi i battenti della Biennale e avulsa dal contesto in cui era stata ripescata col suo carico di morte, “Barca nostra” ha smesso di essere un’opera d’arte per tornare un ingombrante rottame sul molo dell’antico Arsenale. Di tenerlo abbandonato lì, la direzione della mostra non aveva alcuna intenzione, anche per le proteste dei veneziani sul forte impatto visivo. L’espositore però non aveva più i soldi per rispedirlo indietro. Ne è nato un contenzioso con l’amministrazione comunale “proprietaria”, responsabile del bene.

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Costi esposizione: da Büchel 20 mila euro, aiuto promesso da università e artisti.

“Barca nostra” esposta alla Biennale 2019 con molte critiche per la collocazione irrispettosa dei migranti annegati dentro (foto Fb)

“Non è stato affatto semplice risolvere la controversia”, racconta Di Mare, evitando di entrare nei dettagli. Anche perché il rientro del barcone è solo la prima puntata di un problema che ne annuncia già una seconda: dove metterlo ad Augusta“C’è un’idea, ma ne parlerò come sempre quando avrò in mano tutti i nulla osta”, dice il sindaco. Il posto comunque dovrebbe essere quello della nuova darsena dei servizi, nella parte attualmente inutilizzata, dove si trova il capannone progettato per un mercato ittico mai inaugurato. Per la realizzazione del “Giardino della Memoria”, Büchel ha messo a disposizione 20 mila euro. Mentre la curatrice artistica di “Barca nostra”, Mariachiara Di Trapani, ha già donato un progetto per l’allestimento. Ma l’esposizione del relitto-memoriale è solo una parte del nodo costi. Per il correlato “Museo dei Diritti” che tanto entusiasma l’assessorato comunale alla Cultura, si sono fatti avanti a dare una mano “ricercatori, enti, artisti e associazioni che guardano con interesse al progetto, alla cui base è la conservazione della memoria e la difesa dei diritti”. Sono nomi che rimandano alla Columbia university, all’ateneo di Palermo e alla Statale di Milano. Il visul-artist padovano Emanuele Panzarini aveva già lanciato una raccolta fondi per far rientrare la barca, attraverso una colletta di opere d’arte il cui ricavato ora potrebbe essere usato nell’allestimento augustano.

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Comune, nodo fondi in bilancio per sostenere esposizione museale su migrazione.

Cettina Saraceno (foto S. Miduri tratta da Fb))

Il Comune aspetta di capire dal Comitato quale progetto espositivo verrà fuori, prima di impegnare eventuali fondi nel nuovo bilancio. Certo non sarà facile far digerire ai tanti che aspettano i ristori Covid, una previsione di spesa per sostenere un’iniziativa culturale così innovativa. Il comunicato a firma congiunta sulla navigazione di rientro, comunque, ricorda che “nel 2018 il consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione ‘affinché il relitto rimanga come arricchimento del patrimonio museale della città e culturale dell’intera Regione, quale elemento significativo e fondante di quel Giardino della Memoria posto a presidio e testimonianza delle tragedie delle persone migranti, oltre che segno di rispetto per le vittime e dall’alto valore didattico per le nuove generazioni’”. Un indirizzo dato quando la pandemia era soltanto una trama buona per i B-movie holliwoodiani. Ma che ora diventa il metro con cui gli Stati generali devono misurare una ripartenza necessaria anche sul piano etico-sociale.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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