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Augusta, padre Marcellino alla Matrice: non troverà solo pane e vino

AUGUSTA – Al secolo è Antonio Margarone, ma tutti ormai lo conoscono solo come padre Marcellino. Tocca a questo anziano frate, superiore dei Cappuccini minori di Augusta, l’amministrazione parrocchiale della Matrice dopo la rimozione di don Palmiro Prisutto. L’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto, ha firmato il decreto che lo nomina per sei mesi parroco facente funzioni della Chiesa Madre. La Curia lo ha comunicato al clero augustano l’11 agosto, con la direttiva di tenere l’annuncio strettamente riservato fino all’insediamento. Tuttavia alcune indiscrezioni filtrate sui social da ambienti vicini all’ex arciprete, hanno anticipato una notizia che pochi si aspettavano. Perché in un primo momento sembrava che l’arcivescovado fosse orientato a mandare un sacerdote da fuori città. Ma l’inasprirsi dei toni da parte del prete “ribelle”, dopo il giudizio del tribunale ecclesiastico che ha portato al provvedimento disciplinare, deve aver consigliato una scelta in grado di non essere equivocata come un cedimento alla piazza. Semmai proprio il contrario. Il prescelto, infatti, da quasi due anni è il benvoluto rettore di San Giuseppe. Cioè proprio di quella confraternita al centro di uno scontro finito pure in tribunale, dov’è pendente un processo intentato dal monsignore ora “esiliato” d’autorità all’eremo Adonai di Brucoli.

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Annunziata, Odigitria e San Giuseppe rompono il silenzio: confraternite obbedienti al vescovo.

padre Marcellino.

“Le Confraternite di Annunziata, Odigitria e San Giuseppe, consapevoli del triste e delicato momento che ormai da parecchio tempo sta vivendo la Chiesa augustana, hanno comunicato all’arcivescovo Lomanto la totale e incondizionata disponibilità, pronte ad obbedire a tutte le decisioni che riterrà di adottare per il bene della Chiesa e del Popolo di Dio“. Così si erano espresse il 10 agosto le tre realtà ecclesiali protagoniste di un braccio di ferro che ha lacerato l’intera comunità, non solo cattolica, di Augusta. Il documento è stato diffuso alla stampa quando in Curia si stava consumando l’ultimo atto della rimozione, con la nomina di un amministratore parrocchiale che di fatto sarebbe suonata come una “benedizione” verso quelle comunità di fedeli tradizionalisti invise all’ex arciprete. Il superiore dei Cappuccini gode di indiscusso prestigio anche in ambiti extra-ecclesiali, ma soprattutto è al di fuori di eventuali “correnti” possano formarsi nel clero secolare per la successione di don Prisutto. Il suo sostituto alla Matrice dovrebbe essere affare di stretta pertinenza dell’arcivescovado, se non fosse che la politica ha fatto improvvisamente irruzione.

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Invasione di campo grillina, Pisani: non c’è valido motivo per incolpare Prisutto, hanno vinto i potenti.

Sono passati 160 anni dal “libera Chiesa in libero Stato”, pronunciato da Cavour come caposaldo dell’Italia riunita in un’unica nazione. Tuttavia il senatore grillino Pino Pisani fa il medico, non lo storico. Così, ha preso posizione in una questione strettamente ecclesiastica. Però, intervenendo solo dopo la rimozione dell’arciprete ribelle, ha fatto sospettare un tentativo di ingerenza nella scelta del successore. “Il mio appello finale è che, se c’è qualcuno che ancora può cambiare le sorti di questa vicenda, lo faccia senza indugio e timore”, scrive il parlamentare. Il suo post del 10 agosto, ampiamente ripreso dai giornali e rilanciato dal Movimento, smentisce il tribunale ecclesiastico:“Per quello che è di mia conoscenza, dubito che l’operato di don Palmiro possa essere motivo di dissidi o di contrasti in seno al popolo cristiano augustano. È certamente possibile che il noto rigore di padre Prisutto per il rispetto dei ruoli e dei compiti delle associazioni di fedeli determini qualche malcontento, ma sicuramente ciò non può essere considerato motivo valido per incolparlo di negligenza nel suo ufficio sacerdotale“. E non risparmia nemmeno dubbi sulle motivazioni ecclesiali dell’arcivescovado:“La sensazione è che, ancora una volta, abbiano vinto i potenti“.

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Curia nel mirino 5S, ma il vero obiettivo è l’amministrazione dell’assessore-immagine Carrabino.

Pino Carrabino.

Pisani non spiega chi sono questi “potenti” vittoriosi. Escludendo il Gruppo Bildberg, se non altro per questioni di proporzioni, il primo pensiero corre alle industrie del Petrolchimico. Ma il senatore vicino all’ex premier Giuseppe Conte, ormai ha esperienza di governo sufficiente a comprendere che di questi tempi i petrolieri certo non si preoccupano per un prete di paese. E’ più probabile invece che il riferimento sia alla nuova amministrazione comunale, subentrata a quella 5 Stelle platealmente supportata da don Prisutto. Il quale era così ben introdotto nel Palazzo grillino, che ottenne l’umiliante azzeramento della Commissione di storia patria presieduta da Pino Carrabino, coordinatore delle confraternite “ostili”. Quando il sindaco Peppe Di Mare ha vinto le comunali di ottobre, lo storico bistrattato è diventato un attivissimo assessore alla Cultura. Trasformandosi nell’immagine di un nuovo corso che in pochi mesi ha eclissato il quinquennio di immobilismo dei predecessori, grazie al massiccio supporto di sponsor ora disposti ad aiutare il Comune.

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Ai pentastellati non va più bene il filo doppio fra trono e altare ora che c’è il “rischio” dei due Di Mare.

L’impressione è che l’irrituale intervento senatoriale grillino voglia evitare una saldatura fra i nuovi amministratori comunali e il prossimo capo del clero augustano. Negli ambienti parrocchiali don Davide Di Mare è visto come un papabile al ruolo di arciprete, considerate l’età e le capacità mostrate al Sacro Cuore. Ma l’evidente parentela col sindaco provoca l’ostilità, di chi vede l’intesa fra trono e altare come una risorsa per Augusta solo quando riguarda la loro parte politica. Don Prisutto continua a difendere la propria onorabilità pastorale con vigore, incoraggiato da attestati d’affetto arrivati persino dalla stessa maggioranza“Io credo che doveva restare al suo posto, e che invece era dovere del vescovo intercedere tra il nostro arciprete e le confraternite”, ha scritto il 12 agosto Ciccio La Ferla, consigliere che ha fatto campagna elettorale proprio con Carrabino come futuro assessore alla Cultura. Ma dietro l’orgoglio ferito forse potrebbe esserci qualcosa in più nella resistenza a oltranza dell’ex arciprete, ormai andata fuori le righe con plateali provocazioni allo stesso Lomanto:“Una curia fatta di preti senz’anima, un prete che aspira a ‘fare carriera‘, un gruppuscolo di persone che cerca solo la propria visibilità sfruttando la chiesa, quattro laici diffamatori che tengono in ostaggio il clero di una città, un clero senza coraggio, una chiesa incapace di difendere la Verità, quale futuro avrà una Diocesi così?”.

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“Romanzo ecclesiastico”, l’ex arciprete provoca il vescovo perché ha progetti in politica?

don Prisutto con Matteo Salvini durante il tour elettorale leghista.
copertina, l’ultima celebrazione da arciprete alla Matrice.

Un post contro tutto e contro tutti, allusivamente titolato romanzo ecclesiastico” parafrasando il romanzo criminale” che racconta le gesta della sanguinaria banda della Magliana: anche il più ottenebrato dall’amarezza capirebbe che sta accelerando senza freni su una strada in discesa. Se l’ex arciprete non molla la presa contro un arcivescovo scelto dallo stesso Papa Francesco, forse ha orizzonti più ampi di quelli osservabili dall’eremo brucolano dell’Adonai“Coloro i quali pensano di zittirlo definitivamente, in realtà, otterranno l’effetto contrario”, ha avvertito il senatore Pisani. “Ho sempre pensato che non tutti i mali vengono per nuocere, e che il Signore ha in serbo per Padre Palmiro grandi e meravigliosi progetti”, ha scritto Cinzia Di Modica, portavoce del comitato ambientalista Stop veleni. Al nuovo M5s contiano servono figure mediatiche di spicco per le politiche, meglio se si portano dietro l’aura del “perseguitato” dai poteri forti, in grado di recuperare quelle vecchie militanze perse lungo i tornanti di Palazzo Chigi. E’ quello il “progetto” prospettato al prete-simbolo della lotta contro il cancro da inquinamento?

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Le domande cui padre Marcellino dovrà rispondere dal pulpito sgomberato dal prete ambientalista.

Difficile dire a quale “vocazione” don Prisutto, monsignore e capopopolo, si sentirà chiamato dopo la traumatica conclusione della sua arcipretura. E’ più facile capire a quali domande il suo provvisorio sostituto alla Matrice dovrà al più presto dare una risposta. Padre Marcellino si trova davanti una comunità parrocchiale frastornata e una realtà ecclesiale augustana disorientata. Quali indirizzi pastorali saranno prioritari per riportare serenità fra i praticanti, e fiducia nella Chiesa fra chi è tiepido nella Fede? Quale può essere il punto di equilibrio fra chi vuole un culto e una dottrina adattati ai tempi, e chi invece considera le tradizioni religiose un riferimento certo fra gli incerti e mutevoli eventi della Storia? Quali sono i confini fra impegno sociale e attività pastorale? Ci sarà una specifica pastorale per i social, visto che clero e comunità ecclesiali non sembrano immuni dal pericolo Facebook, che disintegra il sistema di relazioni su cui poggia la pace sociale? Ma la domanda delle domande, che la vicenda della rimozione si porta dietro, riguarda l’ambiente. Un tema fortemente percepito non soltanto ad Augusta come una priorità, ma che contende il primato col problema occupazionale: quali parole arriveranno dal pulpito orfano di padre Palmiro?

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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