Pisani, Di Pietro e il nuovo salva-Salvini: è bene per tutti lo stop a scioperi ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto sabato, 27 Luglio, 2019 02:03 Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021 22:32 AUGUSTA – “Spasiba“, sindaca e senatore. I ringraziamenti dei petrolieri russi, se non sono ancora arrivati, Cettina Di Pietro e Pino Pisani se li sarebbero comunque meritati. Perché i due grillini-simbolo di Augusta, capintèsta nei cortei del sindacato e nelle marce contro le ciminiere, il 25 luglio hanno voluto dire la propria sul divieto di protesta nella zona industriale. Sostenendo pubblicamente le ragioni dell’ordinanza prefettizia ammazza-scioperi. Emessa su indicazione del ministero dell’Interno, come aveva scoperto Repubblica 24 ore prima, per compiacere la Lukoil. La quale aveva fatto intervenire la propria ambasciata perché quei lavoratori dell’indotto, gira e rigira piazzati davanti i cancelli dopo essere rimasti senza lavoro, gli facevano perdere un mucchio di soldi. Forse più di quelli che stava risparmiando con la sua nuova politica dei subappalti al ribasso, causa scatenante dei licenziamenti. Sindaca e senatore contro la Cgil: protesta a orologeria. Senza che mai nessuno li avesse direttamente tirati in ballo, la coppia vip dei 5 Stelle augustani ha voluto dire la sua su Facebook. “Protesta a orologeria“, titola il il post a firma congiunta apparso nella tarda serata del 25 luglio sulla pagina ufficiale “Cettina Di Pietro sindaco di Augusta“. Il testo, con gli hashtag di rito, è davvero sorprendente da chi occupa quelle poltrone dopo aver cavalcato per anni ogni tipo di protesta. Dato che parlano di “strumentalizzazione di un’ordinanza prefettizia”. La quale, spiegano non richiesti, è stata“emanata al solo scopo di evitare i #blocchi della circolazione stradale, che danneggiano in primo luogo la maggioranza dei lavoratori del polo petrolchimico”. Il divieto di sciopero arrivato dopo le richieste russe. Il cronista antimafia Salvo Palazzolo aveva pubblicato la lettera dell’ambasciatore Sergey Razov, indirizzata al ministro Salvini. “Caro Matteo”, aveva confidenzialmente vergato di pugno nell’intestazione della missiva. Dove chiedeva di voler “contare su una partecipazione più attiva delle autorità italiane, nella soluzione del problema del più grosso investitore russo in Italia“. Il desiderio diplomatico dei russi è espresso a marzo. Ad aprile il gabinetto del ministro leghista lo gira alla prefettura di Siracusa. E a maggio, dopo aver esaurito i necessari passaggi propedeutici, esce l’ordinanza che vieta gli assembramenti. Il Tar di Catania, al quale la Cgil si era rivolta, sentenzia poi che è stato fatto tutto secondo le norme vigenti. Grazie anche a quel decreto sicurezza che lo stesso Salvini ha fatto votare agli alleati 5 Stelle. Ma alla politica e al sindacato non è sfuggito che fatta la legge, trovata la legittimità formale del provvedimento. I 2 vip M5s: mistificazione imputare ordinanza ai russi. I due esponenti grillini, arruolati nel collegio difensivo leghista, hanno però modo di buttarla sulla #legalità passe-partout: “I blocchi NON sono un diritto sindacale ma anzi vietati dalla legge e NON hanno nulla a che vedere con le legittime manifestazioni di protesta garantite – esse sì – dalla Costituzione”. Il post della penalista e del suo “portavoce” a Palazzo Madama, allontana pure i sospetti di motivazioni filorusse per quel divieto mai adottato prima nel Petrolchimico. Premettendo che “i blocchi hanno destato proteste e doglianze da molte parti”, giudicano “una vera e propria mistificazione, assumere una di queste lamentele a ragione unica dell’ordinanza”. “Non riguarda solo Lukoil”, però fatti lì 9 scioperi su 10. Di Pietro e Pisani chiudono l’arringa difensiva al capo della Lega, allontanando i sospetti di favoritismi ai petrolieri arrivati dalla steppa. “Basta leggere quanto scrive il Tribunale amministrativo per capire dove stanno le ragioni del provvedimento che, peraltro, non riguarda esclusivamente la russa Lukoil ma si estende a tutte le aziende del petrolchimico: italiane, algerine, sudafricane”. Solo che, a parte la tempistica, ci sono pure le statistiche sindacali. Le quali raccontano che da quando c’è Lukoil, 9 scioperi su 10 l’hanno coinvolta per la politica al “ribasso” con le ditte esterne. Pippo Zappulla, segretario regionale di Art1 ed ex sindacalista Cgil.copertina, Pino Pisani e Cettina Di Pietro come si sono rappresentati nel post su Fb. Zappulla: non conoscono la storia del petrolchimico. “Evidentemente il M5s provinciale le non conoscé la storia né la situazione della nostra zona industriale“, considera Pippo Zappulla. Assente Roberto Alosi, intervistato sulla vicenda pure dai giornali inglesi Times e Sunday Times, è il vecchio predecessore alla segreteria provinciale Cgil a sgomberare il campo dalle “mistificazioni” grilline. “Da sempre un’area così complessa è attraversata anche da tensioni sociali: nessuna volontà a violare la legge, ma la legittima protesta di lavoratori quando perdono il posto di lavoro, quando vengono negati gli elementari diritti contrattuali e legali, o quando si denunzia la morte o l’infortunio di qualche collega. Tensioni che sono state sempre governate con il senso di responsabilità dei lavoratori stessi e del sindacato, delle stesse imprese, con l’equilibrio delle forze dell’ordine e con l’insostituibile mediazione della prefettura“. “Dalle istituzioni m’aspetto rispetto per il territorio”. Come segretario regionale di Articolouno pensa “che nel M5s ci sono sensibilità democratiche molto forti, che però in questa dichiarazione non trovo traccia. Peraltro è ormai evidente che si tratta di decisioni assunte dal governo ma ispirate dai russi”. E da ex deputato del collegio considera che “dal M5s e dalle istituzioni locali mi aspetto una sacrosanta richiesta di rispetto per il territorio, invece di strali lanciati contro il sindacato e i lavoratori”. L’aspetto paradossale di questo “russiagate” in salsa siracusana è che trova difensori nei “portavoce” 5 Stelle, quando persino la base leghista ne prende le distanze. Bongiovanni: libertà sindacale viene prima della Lega. Sebastiano Bongiovanni è un dirigente sindacale Ugl, ma è pure l’unico capogruppo consiliare che la Lega ha in provincia. “Da 3 anni la rappresento nel consiglio comunale di Cassaro, ma sono soprattutto per la democrazia; e come sindacalista non posso che essere contrario”. Lo dichiara il 26 luglio durante la conferenza stampa di presentazione di Noi per Augusta, “comitato spontaneo” di matrice dichiaratamente salviniana nato dopo i dissidi post europee scoppiati nel circolo. Presa di distanze anche dal nuovo circolo pro-Salvini. La dissidenza leghista avrebbe tutto l’interesse di mostrarsi al Capitano come i più bravi ad applaudirlo. Ma su questa storia degli scioperi vietati a priori nella zona industriale – a differenza dei grillini di Palazzo – non vanno dietro al loro vicepremier. Ovviamente scaricano tutto sul prefetto, rifiutando le ricostruzioni causa-effetto di natura politico-giornalistica. Sfidano la logica, perché il ruolo quello impone, ma non il loro elettorato. Che nel sindacato rappresenta una buona fetta degli iscritti. E che da quell’ordinanza anti-assembramenti – e non contro i blocchi, come Di Pietro e Pisani vogliono far passare – si sente indirettamente “minacciato”. da sin. Concetto Cannavà, Saro Salmeri, Nello Bongiovanni, Nilo Settipani, Tiziana Saraceno Noi per Augusta, leghisti convinti ma senza paraocchi. Non difende il divieto prefettizio Saro Salmeri, consulente del lavoro e leader di fatto dei dissidenti. Non lo fa il manager Concetto Cannavà, con un passato di assessore in un’amministrazione di centrosinistra. E, soprattutto, non lo fa Nilo Settipani. Alla politica si è avvicinato quando il Blog di un comico non era Piattaforma del governo. Quando, gli “amici di Beppe Grillo” erano ancora una bozza di Movimento alternativo e non un Partito governativo di destra. Quando i 5 Stelle erano una speranza eletta alla guida del Comune con un plebiscito, e non un’amministrazione plebiscitariamente capace “di far rimpiangere persino il peggio del peggio”. Settipani, sindacalista duro: dopo Grillo altra delusione? Ma prima di diventare co-fondatore del M5s ad Augusta, e il primo grillino a dimettersi da consigliere con l’esplicita motivazione che la giunta Di Pietro e il Movimento avevano “tradito tutti i programmi elettorali”, Nilo era conosciuto nella zona industriale per essere un sindacalista duro come il ferro che lavora. Questo saldatore si era installato da solo in cima ad una gru, quando il salario tardava da mesi a essere versato. E sempre da solo aveva “bloccato” una portineria, per difendere i suoi diritti di lavoratore. L’ultima battaglia è stata con la Set impianti, mettendosi in prima fila nella protesta che ha strappato dall’oblio in cui era stato furbescamente lasciato, il dramma occupazionale di 123 operai “truffati”. “No, chiunque abbia ispirato il divieto di manifestare”. Il saldatore Settipani ha regalato con entusiasmo a Salvini il logo in metallo con Alberto da Giussano, durante l’ultimo tour elettorale in Sicilia. E tuttora esibisce con fierezza un bracciale inneggiante al Capitano. “Ma su quel provvedimento del prefetto dico no, chiunque lo abbia ispirato e qualunque sia la motivazione”. Nel programma della Lega ci crede, sul Capitano pure, ma non fino al punto di tradire la sua storia per un’altra poltrona in consiglio col partito che vola nei sondaggi. Eppure coi sindacati è critico, “a differenza di Pisani e Di Pietro che hanno sfilato recentemente accanto a quel sindacato che ora accusano di strumentalizzazione”. L’ex 5s Schermi: a #CambiareVeramente solo le poltrone. L’ex grillino della prima ora non si stupisce dell’ennesimo voltafaccia. Mentre l’ex vicesindaco pentastellato Giuseppe Schermi si ricorda quando “in campagna elettorale eravamo sul palco fianco a fianco dirci ‘cittadini tra i cittadini‘, e oggi si schierano contro chi sciopera per portare il pane a casa”. Adesso che sta nell’opposizione consiliare con Diem25, commenta lapidario l’endorsement pro-industrie dei due ex compagni di gazebo:“Lo slogan della campagna elettorale 2015 era #CambiareVeramente, ma a cambiare sono state solo le poltrone”. Giuseppe Schermi. Amministrazione ecologista ma “duttile” sulle Via. In quella trionfale elezione, uno degli slogan 5 Stelle era il radicalismo ambientalista anti-industriale. Un ecologismo così massimalista, che questo ex assessore M5s al Porto propose a Punta Cugno di fare le nuove banchine con le palificazioni in legno. Molto è cambiato da allora. Schermi, con meno “colore” movimentista grillino e la maggiore sostanza del movimento di Yanis Varoufakis, si batte per impedire l’inutile cementificazione delle ultime saline sopravvissute. L’amministrazione pentastellata, dal canto suo, sulle Valutazioni di impatto ambientale alle industrie ha assunto un atteggiamento più duttile. Di Pietro e Pisani: scioperi? Preoccupatevi di ambiente. Ma il partito nato sulla Rete affollata di analfabeti funzionali, a cavalcare quella tigre dell’ambientalismo rabbioso ci prova sempre. Specialmente se può servire da cortina fumogena. Così la sindaca e il senatore, “invitano a guardare a un campo ben più importante, sia per i lavoratori che per i cittadini tutti del territorio. Queste parti politiche e queste sigle sindacali potrebbero cominciare a preoccuparsi in maniera responsabile e più partecipata della questione #ambientale. Su questo tema bisogna fermamente pretendere dalle imprese petrolchimiche trasparenza e mutato atteggiamento, come fa da anni il Movimento 5 Stelle“. Al sindacato: vera sfida è conciliare lavoro con salute. Quindi, meglio lasciar perdere gli scioperi. Alle raffinerie bisogna chiedere qualcosa di diverso rispetto il giusto salario, o la garanzia del posto, o la sicurezza sul lavoro.“È questa la vera sfida: conciliare il diritto all’occupazione con il diritto alla salute, anche e in primo luogo per tutelare gli stessi lavoratori”. Quando Pisani si presentò sul palco dell’aspirante sindaca Di Pietro come vice-sindaco designato, all’attuale senatore originario di Scicli scappò un lapsus sul suo primo arrivo in città da medico.“Quando sono sceso dal cielo“, disse ieratico e ispirato, prima di correggersi e parlare di treno. Ora che siedono nei Palazzi e frequentano i salotti buoni, magari pensano che sono gli elettori a cadere dalle nuvole.