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Salvare Augusta contro il Pudm a misura di lidi privati: revocatelo

AUGUSTA – Un Piano utilizzo demanio marittimo viziato da “gravi profili di illegittimità, in aperto contrasto con la normativa di settore, che aggrava la privatizzazione delle coste già in atto riducendo ulteriormente gli spazi dedicati alla libera fruizione”. E che “minaccia la conservazione di beni costieri di straordinaria valenza ambientale, paesaggistica e storico-culturale”. Contro il nuovo Pudm insorgono le associazioni ambientaliste riunite nel coordinamento Salvare Augusta”, con un articolato documento diffuso il 6 aprile, dove chiedono al Consiglio comunale di revocare in autotutela la delibera di adozione preliminare”. A invocare un passo indietro, dopo il colpo di mano della maggioranza compiuto nella notte del 30 marzo scorso, sono Legambiente, Natura sicula, Punta Izzo possibile, Piano Terra, Decontaminazione Sicilia, Comitato stop veleni. Le contestazioni riprendono e approfondiscono quanto aveva già denunciato il capogruppo del Pd, Giancarlo Triberio, in una conferenza stampa indetta subito dopo la seduta a San Biagio. Aspramente replicata dopo giorni dall’assessore all’Urbanistica, Giuseppe Tedesco, che lo aveva paradossalmente accusato di “metodo antidemocratico”per essersi rivolto direttamente all’opinione pubblica. Un chiarimento arrivato quando sui social è montato lo sconcerto, che tuttavia non ha diradato le ombre già evidenziate dalla minoranza, circa linee guida tutte orientate all’uso “privatistico” del litorale realmente fruibile al pubblico.

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Coordinamento ecologisti: fosco il quadro disegnato dal Piano utilizzo demanio marittimo.

Dubbi che gli ecologisti hanno ripreso in toto, parlando di un “quadro disegnato dal Piano che si fa ancora più fosco, per effetto di un emendamento last minute presentato dal dirigente dell’ufficio tecnico”. Dove ”paradossalmente le destinazioni d’uso le stabilirebbero le domande di concessione presentate (benché non ancora definite né tantomeno accolte), piuttosto che lo strumento che deve pianificare nell’interesse generale e non dei singoli”. Salvare Augusta torna su quel documento dell’assessorato saltato fuori all’ultimo istante, proprio al momento di andare in votazione, scavalcando il preventivo esame delle commissioni come tutto il resto del contestato Pudm. Un metodo fortemente criticato dall’opposizione, che ha sollevato perplessità anche in qualche consigliere della maggioranza. Tanto che Roberto Conti si è astenuto dal votare quell’emendamento presentato con un blitz, nonostante fosse politicamente avallato da Tedesco, cioè proprio dall’assessore espresso dal suo gruppo consiliare. Il coordinamento ambientalista riprende quelle perplessità subito sollevate in aula, su un Piano che si conformava alla richieste di concessione e non viceversa, rilanciandole con un accurato richiamo alla giurisprudenza. Agganciandosi a un recente dettato della Corte costituzionale, risalente al maggio dello scorso anno, in cui si boccia la norma salva-concessioni della Regione. “Una sentenza significativa”, la definiscono le sei associazioni firmatarie del comunicato.

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Sei associazioni contro il Piano “che viola una sentenza della Corte Costituzionale”.

Infatti i giudici della Consulta sottolineano che “il Piano di utilizzo del demanio marittimo svolge un’essenziale funzione, non solo di regolamentazione della concorrenza e della gestione economica del litorale marino, ma anche di tutela dell’ambiente e del paesaggio, garantendone tra l’altro la fruizione comune anche al di fuori degli stabilimenti balneari, attraverso la destinazione di una quota di spiaggia libera“. Invece, “la divisione in zone contenuta nel Pudm ha omesso di individuare le porzioni di costa destinate alla libera fruizione e ad oggi concretamente accessibili dai cittadini”. Oltre a sorvolare sulla cosiddetta “quota spiaggia”, da calcolare sul litorale effettivamente accessibile ai bagnanti e senza considerare le scogliere impraticabili, ”si è altresì mancato di definire le aree dedicate alla fruizione sociale”. Una recente legge regionale del febbraio scorso, le individua in quelle “gestite da enti pubblici o organismi senza finalità lucrative, che assicurino l’accesso a persone con disabilità e minori, con prevalenza dell’utilizzo a scopi sociali ed educativi su quelli associativi o lucrativi”. Anche secondo Salvare Augusta, “il Pdum adottato si limita a sancire in maniera del tutto generica e dunque aleatoria, una quota non inferiore al 50 per cento dell’intero litorale di pertinenza demaniale,senza però stabilire alcuna zonizzazione di dettaglio che precisi e delimiti, le parti vincolate a tale destinazione d’uso per ciascuna area omogenea”. In sostanza, la genericità del vincolo lascerebbe agli amministratori di turno piena discrezionalità su cosa concedere, e a chi.

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L’esempio della costa fra il Faro e il Paradiso dove solo un quinto resterà spiaggia libera.

Il coordinamento ambientalista prende come esempio il tratto fra il Faro e Cala Paradiso dove, tolti il porticciolo turistico alla Badiazza e la zona militare di Punta Izzo, restano teoricamente liberi “6,7 chilometri di costa”. Ma “2 chilometri sono inaccessibili e circa 700 metri sono già concessi a privati”. Eppure, “il Comune prevede di destinarne a future concessioni 3 chilometri. Ciò significa che su 4,7 almeno sulla carta accessibili, solo 1 sarà lasciato alla fruizione pubblica, ossia appena il 21 per cento. Sulla esatta localizzazione dei 1000 metri riservati ai cittadini il Piano nulla precisa, se non che la spiaggetta del Granatello – che misura meno di 150 metri – per la metà viene destinata a concessione per strutture balneari e sportive private”. Le associazioni ambientaliste segnalano pure “numerosi profili d’incompatibilità rispetto al regime vincolistico stabilito dal Piano paesaggistico, e dalle altre fonti normative regionali e comunitarie a protezione dell’ambiente”. La contestazione riguarda in particolare “il tratto che va dal Canale al Golfo di Brucoli dove il Piano, anche in difformità dalle vigenti misure di conservazione della Zona speciale di conservazione ‘Fondali di Brucoli – Agnone’, consente il rilascio di nuove concessioni a privati per le attività più disparate (pontili, parcheggi, stabilimenti balneari, attività commerciali), anziché porre un freno al processo di privatizzazione e antropizzazione che rischia di stravolgere un sito già dichiarato di notevole interesse pubblico e d’importanza comunitaria”.  Tanto che, sottolinea il coordinamento ecologista, “oggi è candidato a diventare Area marina protetta, proprio per iniziativa dello stesso Comune di Augusta”.

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“La contraddizione: litorale privatizzato a Brucoli mentre si chiede l’Area marina protetta”.

Il progetto del Parco marino da anni è fortemente appoggiato da Italia nostra, che tuttavia sembra essersi sfilata dal fronte ambientalista critico verso il Pdum. Forse perché l’iniziativa potrebbe trovare nuovo slancio dal protocollo d’intesa recentemente siglato col Consorzio Amp Plemmirio.  “Dobbiamo lavorare a un protocollo che ci proietti verso il riconoscimento del 30 per cento delle superfici, a terra e a mare delle aree protette, e quindi verso una tutela della biodiversità a tutto tondo”, aveva detto in quell’occasione il coordinatore regionale di Federparchi, Marco Mastriani. E il sindaco Giuseppe Di Mare, a sua volta aveva definito quell’accordo col Plemmirio come “un fiore all’occhiello per la nostra Città”. La presidente dell’Area marina di Siracusa, Patrizia Maiorca, si era detta addirittura colpita dallo spirito di iniziativa dell’amministrazione augustana:“Per noi questa manifestazione di interesse è stata una bella sorpresa che abbiamo accolto a braccia aperte, tanto più che perviene da un territorio come quello di Augusta massacrato dalla industrializzazione. Ricordo come Tomasi di Lampedusa, proprio nel mare di Augusta abbia ambientato la sua Lighea, la speranza è che la ‘Sirena’ possa tornare in questo bellissimo mare”. Lo scrittore citato dalla campionessa di apnea aveva descritto un tratto di costa oggi accessibile solo ai militari, nonostante ci sia una proposta di smilitarizzazione per farne un parco letterario, sostenuta da una petizione popolare.

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“Grave non previste smilitarizzazioni a Punta Izzo e possibili revoche delle concessioni”.

Grave che nel Pudm non sia previsto il ricorso alla sdemanializzazione di aree attualmente inaccessibili poiché in mano al demanio della Marina, ma che non hanno alcuna reale funzione di difesa, essendo invece estremamente preziose per garantire l’accesso e la fruizione della risorsa mare per tutti i cittadini”, scrive Salvare Augusta. Le accuse delle associazioni ambientaliste si allargano inoltre a tutta una pianificazione urbanistica, che “non contempla lo strumento della possibile revoca e del diniego di rinnovo della concessione, per quelle zone che si volessero meglio tutelare o destinare ad altri scopi”. Il documento del coordinamento ambientalista conclude chiedendo una revisione del Piano, che stavolta sia “frutto della partecipazione attiva e condivisione con i cittadini, atteso che una comunità deve essere partecipe e consapevole delle regole relative alla trasformazione dell’ambiente in cui vive”. In caso diverso, Salvare Augusta promette che sarà battaglia in ogni sede, a partire dalla Valutazione ambientale strategica che dovrà esaminarlo prima di rimetterlo all’ultima approvazione del consiglio.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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