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Fiordo di Ulisse, Italia Nostra sostiene Brucoli: fermare la privatizzazione

Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021   21:20

BRUCOLI – Dopo Legambiente, Italia Nostra. Il fiordo di Brucoli a rischio “privatizzazione” ora sta mobilitando il cuore dell’ambientalismo nazionale. L’associazione nata 68 anni fa “per la tutela del patrimonio storico artistico e naturale della nazione” assicura sostegno morale e legale al Coordinamento spontaneo, che si batte per impedire la chiusura del belvedere e della spiaggetta su un porto-canale frequentato sin dal paleolitico. La nuova proprietà delle aree si è fatta autorizzare dalla Regione e dalla Soprintendenza il loro uso esclusivo, per impiegarle a servizio di un nuovo approdo turistico galleggiante dove Omero ha ambientato un passo dell’Odissea.

Assemblea in parrocchia con la presidente Di Venuta.

La svolta nella battaglia iniziata da “Associazione beni comuni” e Comitato residenti arriva il 9 luglio, quando mezza frazione si ritrova nel salone parrocchiale. Hanno convocato ambientalisti e giornalisti, per programmare la resistenza contro la cancellazione della plurisecolare fruizione pubblica del costone e della Rinella.“L’unica attività portuale permessa dalle norme di tutela sul fiordo è quella dei pescatori. Presenteremo istanza di annullamento di ogni altra autorizzazione, perché data dopo il decreto di salvaguardia del 2008”,li assicura Jessica Di Venuta.

“Pontili incompatibili con vincoli e riserva marina”.

La presidente della sezione augustana di Italia Nostra ricorda il progetto presentato al ministero dell’Ambiente, per istituire l’Area marina protetta Brucoli-Agnone. Secondo il quale, oltre alla valorizzazione ambientale del porto-canale, pure il castello aragonese tornerebbe alla pubblica fruizione con l’istituzione di un museo del Mediterraneo. L’eccezionale ecosistema antropico e culturale nella frazione turistica, quindi, già da tempo gode di una particolare attenzione. Eppure, nulla ha frenato i nulla osta per i nuovi pontili galleggianti davanti la Rinella.

Jessica Di Venuta fra don Francesco Trapani e Carmelo Romano.
Copertina, la spiaggetta Rinella non sarà più così frequentabile.

Ruggero: il Comune può far decadere le autorizzazioni.

“Però, se il Comune non vuole tutte le autorizzazioni decadono”,puntualizza Franco Ruggero, ex consigliere comunale con Italia dei valori e portavoce dell’Aba“E quando la sindaca Cettina Di Pietro ci ha ricevuto, si è dimostrata disponibilissima”,aggiuge un altro ex consigliere, il forzista Carmelo Romano. Ma qualcosa deve esser stata sottaciuta, nei rapporti fra il comitato e l’amministrazione.

Romano irritato da domanda su sindaca non invitata.

I due politici in quiescenza cercano di eludere la naturale domanda, sul perché all’assemblea non sia stato invitato alcun amministratore. Avevano pensato a Italia Nostra, ma non all’interlocutore naturale in grado di dare risposte concrete. Messo alle strette, l’ex berlusconiano la butta in caciara definendo “provocatoria contro l’amministrazione” la curiosità del cronista. Strano, perché il Comune un atto di sospensiva l’ha emesso. Dichiarando nero su bianco la volontà di tutelare il territorio da sfruttamenti incongrui.

Cutugno: Di Pietro fa orecchie da mercante.

Allora, perché questo sgarbo verso un’amministrazione che Romano più volte dice “essere nostra amica”? Anna Maria Cutugno rappresenta nel Comitato l’anima più schiettamente brucolana. Perciò non ha peli sulla lingua:“Potete scriverlo, abbiamo chiesto un altro incontro per avere tempi certi e atti definitivi, ma Di Pietro fa orecchie da mercante”. Come motivazione sembra un po’ debole, perché due ex consiglieri di lungo corso commettano un errore di grammatica politica così grossolano nei confronti della sindaca.

Anna Maria Cutugno e Franco Ruggero, portavoce di Associazione beni comuni.

Fermato in extremis ultimo nulla osta dell’Urbanistica?

Dopo un’accesa discussione con l’ex forzista su cosa sia lecito o meno per un giornalista domandare durante una conferenza stampa, fra l’altro restando sul tema, saltano fuori spezzoni di “verità”. Secondo la quale sarebbe stata evitata in extremis, più volte, la firma sull’autorizzazione definitiva per la contestatissima recinzione. Che impedirebbe l’accesso all’unica spiaggia in sabbia sia nel borgo che nel circondario. E isolerebbe fisicamente l’abitato dal suo porto-canale. Il quale non potrebbe più essere liberamente fruito da chi tiene attraccata la barca, grazie a usi civici consolidati da secoli.

Ma senza revoca l’autorizzazione al muro è atto dovuto.

In sostanza a Palazzo la politica dichiarava una cosa ai residenti in rivolta, mentre negli uffici la burocrazia se ne stava facendo un’altra. Fra l’altro, si trattava formalmente un “atto dovuto”. Perché senza una revoca del Comune, il nuovo proprietario delle aree ha “diritto” ad avere ciò che sulla carta è perfettamente “legale”. Il Coordinamento brucolano si è dovuto prendere un avvocato per accedere agli atti. Ancora non li ha avuti, e questo la dice lunga.

Residenti prendono un avvocato per accedere agli atti.

I brucolani “ignorano” la reale portata dei progetti di sfruttamento dei terreni acquistati dagli eredi di antichi latifondisti, nonostante siano passate diverse settimane da quando si sono visti scaricare i massi della nuova recinzione. Proprio davanti la Rinella, dove accedono liberamente da generazioni. “E’ già accaduto una volta che ci hanno tolto un pezzo della nostra storia, non accadrà di nuovo”, avverte Cutugno fra l’approvazione generale.

Anziani in prima fila per difendere ciò che rappresenta il passato di Brucoli.

Strani errori di grammatica politica per vecchie volpi.

Ruggero e Romano assentono alla battagliera brucolana doc, senza commentare. In paese li danno pronti a un ritorno nella politica attiva. L’ex dipietrista per conto proprio. L’ex forzista in alleanza con altri ex consiglieri, come Roberto Conti e Roberto Licciardello. Voci dal borgo che gli interessati si affrettano a smentire. Ma la gestione dell’assemblea in parrocchia, troppo “maldestra” per vecchie volpi di palazzo San Biagio, non depone molto sull’aderenza alla realtà. 

Il parroco: cercare dialogo e accordo con la proprietà.

Ad aprire l’incontro è don Francesco Trapani, facendo recitare a tutti il Padre Nostro. Il parroco sta accanto il suo gregge col dna millenario dei pescatori. Comprende quel legame fisico con gli scogli e il fiordo, anche se viene dalla montana Buccheri. Forse è proprio il distacco di chi è abituato a vedere le cose dall’alto, geograficamente e spiritualmente, che lo induce a osservare che “bisogna cercare armonia e dialogo. Per questo invito tutti a trovare un accordo con la proprietà, per assicurare la pacifica convivenza”. Il prete sottolinea che “va fatto tutto all’insegna del Signore”. Quello con la “esse” maiuscola e al genere maschile, a scanso di equivoci.

Il fiordo lo descrive un passo dell’Odissea e per Tucidide vi sbarcarono i fondatori di Megara.
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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