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Augusta, depuratore in emergenza scaricherà tutto nella Zsc saline

AUGUSTA – In caso di emergenza prolungata scaricherà davanti le saline Migneco-Lavaggi (nella foto di copertina) i liquami di tutti i quartieri, raccolti nel “Punto zero” prima di essere avviati all’impianto di trattamento a Punta Cugno. Ma nonostante questa criticità, il nuovo depuratore di Augusta imbocca ugualmente la dirittura d’arrivo. Anche se la strada non sembra affatto liscia pure per altre problematiche progettuali. Mentre il sindaco Giuseppe Di Mare diffonde con un video social del 31 marzo “la bellissima notizia, che il 15 maggio è convocata la conferenza dei servizi per la realizzazione della depurazione e dopo si farà la gara”, l’1 aprile arriva subito la doccia fredda di Legambiente. Ancora “molte le prescrizioni da ottemperare in fase di progettazione esecutiva, prima dell’inizio dei lavori”, avverte un comunicato diffuso dal circolo cittadino. Che è giunto a questa realistica conclusione, dopo la pubblicazione del parere favorevole sulla Valutazione di incidenza ambientale. Il decreto emesso il 22 marzo dall’assessorato regionale al Territorio, infatti ha individuato 19 prescrizioni da adempire, di cui ben 14 prima di far partire i lavori. “Tutte importanti”, scrivono gli ambientalisti. Ai quali non è sfuggito che la Regione chiede espressamente la “mitigazione dell’impatto odorigeno della stazione di pretrattamento e sollevamento di tutti i reflui, collocata all’ingresso dell’abitato e molto vicina all’area di rispetto cimiteriale“.

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Assessorato regionale chiede maggiore controllo sui liquami scarica in emergenza alle saline.

Nella seduta consiliare monotematica sull’argomento, i tecnici della “struttura commissariale” avevano rassicurato che “la stazione P zero avrà un potente sistema di ventilazione, che terrà la puzza all’interno”. Ma quel fabbricato, “grande quanto una villetta unifamiliare”, si trova proprio fra la provinciale per Brucoli e il grande magazzino “Acqua e sapone(nella foto a lato l’elaborato progettuale, sotto la ripresa satellitare). Da qui la preoccupazione di Legambiente, già espressa sulla stampa dopo la seduta cui non erano stati invitati gli ambientalisti, nonostante il vitale apporto che avrebbero portato alla discussione con gli ingegneri. L’assessorato regionale ha dato indirettamente ragione ai rilievi ambientalisti, quando ai frettolosi commissari governativi ha posto una serie di paletti. Chiedendo sia il “monitoraggio, che la verifica dell’impatto dello scarico dei reflui depurati nel porto Megarese“. Ma soprattutto, nota il circolo ecologista, chiede un approfondimento progettuale sullo scarico di emergenza della stazione P0. Che “In caso di guasto prolungato sverserebbe in mare, ma all’interno del sito Zona di conservazione comunitaria, tutti i reflui non depurati del sistema fognario che le vasche di accumulo non riuscissero a contenere”.

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Legambiente scopre incongruenze dei progettisti sugli stoccaggi di riserva in caso di avaria.

Fra l’altro, scrive ancora Legambiente, c’è un interrogativo che pesa sull’emergenza nel Punto zero. In consiglio comunale gli ingegneri avevano detto che l’impianto di pretrattamento aveva 12 ore di riserva, prima di scaricare nel porto tutti i liquami raccolti fra Brucoli, Monte, Borgata e Isola. Ma “nello Studio ambientale e nel parere della Commissione tecnica specialisticavengono indicate due ore di portata media”. Un semplice refuso nella documentazione pubblicata, o una importante discrepanza emersa successivamente? Nella seduta consiliare gli ambientalisti avrebbero chiesto chiarimenti, che i consiglieri non sono stati in grado di sollevare per la ridotta competenza nella materia. Inoltre non è l’unica occasione, in cui tecnici senza vero contraddittorio si sono “allargati” impunemente. Lo hanno fatto anche per Agnone e le coste soprastanti, quando hanno spiegato l’abbandono dell’ipotesi mini-depuratore in favore della soluzione conduttura verso Punta Cugno, “più rapida da realizzare e più economica”.

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Giallo sulla depurazione di Agnone, assicurata ai consiglieri ma assente dal sito commissariale.

Interrogati sull’argomento da un consigliere comunale brucolano, la “struttura commissariale” aveva parlato di “uno studio di fattibilità. Del quale, però, l’unica evidenza pubblica è nelle parole pronunciate davanti le telecamere web. “Attendiamo di conoscere lo Studio di fattibilità, non ancora disponibile nel sito del Commissario unico, che avrebbe stabilito che questa è la soluzione migliore”, scrive Legambiente. “Il depuratore si avvicina”, afferma comunque il sindaco, nel suo ottimista video Facebook. E anche il circolo ambientalista di Enzo Parisi (nella foto) si augura che “la struttura commissariale ottemperi quanto prima alle prescrizioni e proceda rapidamente con progetto esecutivo, appalto e inizio lavori”. Però agli ecologisti non è sfuggito che i “lavori, stando al cronoprogramma, avranno una durata di 1340 giorni“. Tre anni e mezzo non sarebbero molti per realizzare 52 chilometri di collettori, e 27 impianti di sollevamento, insieme all’impianto di trattamento finale. Ma non sono comunque i “due anni e 2 mesi” propinati dai commissari governativi all’aula, collegata in diretta streaming.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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