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Razza, un Covid con Ragusa e aria nuova all’Asp? Pasqua: naviga a vista

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   13:55

AUGUSTA – “Il futuro del Muscatello? Non pervenuto”. Eppure a Ruggero Razza la domanda era stata posta esplicitamente, durante l’incontro con la Commissione sanità all’Assemblea siciliana. A fargliela era stato il capogruppo 5 Stelle, Giorgio Pasqua. Che da quell’incontro del 13 maggio con l’assessore regionale alla Salute, sperava di cavare fuori qualche notizia sulla fase 2 per la sanità isolana. “E invece niente, è stato estremamente vago, ha rimandato tutto a un imminente decreto, ma senza indicare in quale direzione si sta muovendo. L’impressione? Non sa che pesci pigliare”. Il deputato regionale non ci gira molto intorno, sul fatto che per l’ospedale di Augusta non ci sono novità ufficiali. Il reparto Covid c’è, e fino a quando non si sa. Magari se ne capirà di più appena si concluderà il valzer di nomine nelle Asp. Perché l’ingresso della Lega nella giunta di Nello Musumeci, sembra farà ridisegnare 3 o 4 direzioni generali. E Siracusa appare in pole position, in questa operazione “cambiare aria” a dirigenze politicamente imbarazzanti. O cadute in disgrazia, come malignano nei corridoi dell’Azienda fin da quando Stefania Prestigiacomo l’aveva “bocciata” in diretta nazionale su la La7. L’ex ministra forzista forse ha ricucito con Gianfranco Miccichè, oppure il presidente berlusconiano dell’Ars ha deciso di fare spazio a qualcun altro.

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“No comment” sulle voci della sostituzione di Ficarra.

Fotogramma tratto dal programma Report.
copertina: Giorgio Pasqua (foto tratta facebook).

Compenetrato nel ruolo istituzionale, Pasqua si astiene dal commentare le voci rimbalzate da Palermo il 14 maggio, su una prossima partenza del direttore generale Salvatore Ficarra. Nell’antica capitale araba “aspettano di capire l’andamento Coronavirus dopo il 18 maggio”, per decidere cosa fare. Ma ufficiosamente cercano di far quadrare le necessità dell’epidemia con quelle della politica. Perché non c’è dubbio che sembra la politica a dettare le scelte sul futuro. Tanto qualche consulente esperto alla bisogna si trova, per giustificare tutto con una patina di “scienza”. S’è visto col Covid-team spedito all’Umberto Primo, quando bisognava aprire l’ombrello sul direttore generale Asp, dopo che le tivù lo avevano fatto diventare un “caso” italiano per le vicende della Soprintendenza. Trasformata nella Wuhan della provincia, per l’approssimazione nella gestione di un contagio che ha fatto due vittime illustri. E ha colpito un nutrito gruppo di impiegati ancora positivi dopo il secondo tampone, nonostante siano passate diverse settimane dalle morti per Covid del direttore del parco archeologico e della sua assistente. “A Siracusa non c’è stato un commissariamento, ma un affiancamento del direttore generale. Altrove, come a Catania, hanno invece fatto veri e propri commissariamenti. Fra l’altro con la formula del decreto, dalla dubbia legittimità: perchè?”. E anche questa è una domanda alla quale il grillino non ha avuto risposta da Razza.

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L’assessore regionale e il laboratorio unico a Palermo.

Il capogruppo 5S e gli altri deputati regionali, al di fuori di una generica e sfuggente “iniziale cautela nello smantellamento”, dall‘assessore alla Sanità siciliana non sono riusciti a sapere altro. Se non che vuole “attrezzare a Palermo un laboratorio microbiologico da 20 mila tamponi al giorno. Ma quale senso avrebbe per qualunque imprenditore concentrare tutta la sua capacità produttiva in un solo impianto, che se va in avaria restano solo i laboratori provinciali da 300 tamponi?”. Tuttavia non è l’unica domanda, alla quale Pasqua e colleghi d’opposizione hanno cercato di trovare una logica diversa dalla politica. C’è per esempio quella sui Covid-hospital“Secondo le direttive nazionali, ce ne deve essere uno per ogni milione di abitanti. In Sicilia ne occorrono quindi 5, distribuiti in altrettante macro-aree. Siracusa e Ragusa è una di queste. Le altre sono Catania con Enna, Palermo con Trapani e Agrigento con Caltanissetta. Mentre Messina sarà da sola. Ognuno di questi centri specializzati deve essere attrezzato tanto per le degenze lievi, quanto per le terapie intensive. In sostanza, ospedali attrezzati di tutto punto quanto a dotazioni e personale: che resteranno a fare cosa, nell’attesa che il Coronavirus si ripresenti?”.

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Il capogruppo 5S: dopo 2 mesi necessita normale sanità.

Il Muscatello prima del Covid-center (repertorio).

Si tratta di numeri importanti quanto a capacità di ricoveri, “in un’isola dove c’è un’esplicita richiesta di normale sanità dopo oltre due mesi di prestazioni al minimo. Basta parlare con i cardiologi, per verificare come l’assenza di prevenzione ha fatto rischiare a molti un infarto mortale. Ora si cerca di trovare un rimedio tanto al problema virus, che all’assistenza ordinaria. Ma la sensazione è che si naviga a vista. “A livello nazionale sono prescritti 14 posti letto di terapia intensiva ogni 100 mila abitanti. In Sicilia, perciò, ne servono circa 740. Quelli della Regione, attualmente, si aggirano sulla carta intorno i 600. In realtà, pienamente effettivi ce sono circa 400“. Il resto si farà man mano, ma bisogna vedere come vengono organizzati. Perché finora qualche dubbio è sorto, sulla distribuzione delle risorse. Forse sarà un caso, o forse no, che negli ospedali catanesi dei catanesi Razza e Musumeci “c’è in servizio il 100 per cento degli anestesisti necessari. Mentre nel Siracusano siamo a livello del 50 per cento, con tutte le conseguenze nella quantità e nella tempistica delle prestazioni. Rianimazione di Lentini è persino stata vicina alla chiusura“. Se l’assistenza sanitaria è regionale, regionale dovrebbe essere pure la distribuzione del personale. “Con qualche spostamento, Catania e Siracusa potrebbero avere il 75 per cento ciascuno”.

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La telemedicina affidata a una sola azienda: del Nord?

Le statistiche sul Coronavirus sono ufficialmente in discesa. Il Covid-hotel attrezzato dall’Asp a Città della notte, almeno fino al 13 maggio aveva un solo ospite in quarantena obbligatoria, perché arrivato da fuori. Il report del 14 maggio indica Siracusa con un tasso di positivi al 3 per cento, penultima in Sicilia insieme ad Agrigento. Cosa continuare a farsene del Muscatello praticamente vuoto di contagiati, è una domanda che molti si pongono. Razza dice ai deputati regionali di minoranza che aspetta le statistiche dopo il liberi tutti, prima di pronunciarsi sul ripristino dei vecchi reparti di Chirurgia e Medicina. Prefigura presidi dedicati esclusivamente all’epidemia, ma si impappina quando deve spiegare come evitare “la follia che diventino costose cattedrali nel deserto“. Sulle obiezioni più incalzanti, si smarca rispondendo che sostanzialmente attende il ministero. Più sostanziosamente, però, “annuncia che stanno sperimentando la telemedicina“. Per un grillino come Pasqua dovrebbero luccicare le 5 stelle negli occhi, solo a sentire evocare la magica Rete. Se non fosse che tutto il progetto “è troppo legato a una sola azienda. Quale? Ancora non ci è dato saperlo”. Magari un’idea ce l’ha, almeno sulla provenienza geografica, anche se non la esterna. Ma chi ha frequentato i Palazzi di Palermo sa che molto, lì, prima si “odora” e poi si apprende. E anche se fuori infuriava lo scirocco, in quei corridoi c’era “ciauro” di vento del Nord.

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fonte Asp Siracusa.
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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