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Primo maggio: Augusta piange Lo Turco, Siracusa il calo occupati

AUGUSTA – Da popolo di tecnici altamente specializzati nella metallurgia petrolchimica, a esercito di muratori e aspiranti camerieri. E’ impietosa la radiografia sull’occupazione 2022 in provincia di Siracusa, diffusa il Primo maggio dalla Confartigianato. Fra tutte le province siciliane, quella siracusana è dove pesa di più la perdita di posti di lavoro, registrando un 3,3 per cento in meno rispetto i livelli pre-pandemia. Un’emorragia che poteva essere peggiore, se a frenarla non ci fossero stati l’edilizia e il turismo. Drogato dai superbonus, il settore delle costruzioni ha fatto segnare un aumento occupati del 54,1 per cento. Mentre i lunghi ponti festivi di questo aprile hanno tirato la domanda nei servizi turistici, alloggio, ristorazione e alle persone”. Settori dove la ricerca di personale, “per oltre tre quarti proveniente dalle piccole e medie imprese“, nell’arco di un anno è aumentata del 56 per cento. Un trend che però non tranquillizza i sindacati. Secondo Cgil, Cisl e Uil “quella che va ricostruita nel nostro territorio è un’azione comune, su pochi capitoli chiari: come creare lavoro, cosa significa green new deal, come si rilancia la conoscenza, come si ricostruiscono politiche industriali credibili nell’era dell’inclusione digitale e della riconversione energetica“. Temi vitali, “perché nessuna democrazia regge a lungo se l’economia ristagna e la povertà aumenta”.

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Cgil, Cisl e Uil: stagnazione corrode istituzioni, oggi abbiamo occasione irripetibile.

Il comunicato firmato da Roberto Alosi, Vera Carasi e Luisella Lionti avverte che “attorno al lavoro si può organizzare una lettura unitaria della crisi sociale in atto, sapendo che la stagnazione civile ed economica corrode anche da noi le istituzioni, apre scenari pericolosi e tiene in apnea un intero territorio”. I tre segretari territoriali puntano il dito contro “modelli irrazionali e umilianti di flessibilità lavorativa, ricatto occupazionale e illegalità, che hanno pregiudicato nella nostra comunità il senso del lavoro e intorbidito i meccanismi contrattuali”. Cgil, Cisl e Uil scrivono che “oggi che abbiamo le risorse per cambiare, per sanare vecchie storture e ingiustizie, e costruire un vero ecosistema socialmente e produttivamente sostenibile”. Anche perché “il territorio ha intelligenza e competenza per vincere questa sfida, non sciupiamo un’occasione irripetibile”. Non citano il Pnrr, ma il riferimento è evidente. Non sono soldi regalati dall’Unione europea, ma dati a prestito dai grandi Stati che riempiono i forzieri bancari. E come ogni banchiere, poi li vorranno indietro con gli interessi. Impiegarli per incompiute o cattedrali nel deserto, anziché su opere produttive nel lungo termine, significa accollarsi un mutuo che non si ripaga da solo. I sindacati avvertono quindi che “non è questo il momento di ritirarsi a coltivare il proprio orticello, sia esso elettorale, imprenditoriale o di piccolo cabotaggio”.

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Siracusa, meno dipendenti e meno partite Iva: in Sicilia fa peggio solo Caltanissetta.

I dati sulla disoccupazione, elaborati da Confartigianato su rilevamenti Istat, certificano l’analisi dei sindacati. Peggio di Siracusa, in Sicilia ha fatto solo Caltanissetta, sotto del 8,2 per cento rispetto il 2019. In negativo anche Catania, col -3,2, insieme Agrigento e Palermo, rispettivamente -1,8 e -0,7 per cento. A Enna invece, dopo gli anni dei lockdown, gli occupati sono aumentati del 7,6 per cento. E col segno positivo a fine pandemia ci sono pure Ragusa col 4,8, seguita da Messina e Trapani, rispettivamente 4,2 e 3,1 per cento. Il comunicato delle imprese artigiane analizza anche il rapporto fra lavoratori dipendenti e partite Iva. E pure in questa statistica, la provincia siracusana segna negativo su tutti i fronti, indice che il calo di assunzioni non si trasforma in attività indipendenti. Sotto il profilo delle medie Istat, si può sbrigativamente dedurre che chi resta senza lavoro poi non trova alternative sul mercato, nemmeno mettendosi in proprio. Nel 2022 Siracusa ha perso il 3 per cento di dipendenti, e il 4,5 per cento di indipendenti. Il doppio segno negativo, nel resto dell’Isola, c’è l’ha solo Caltanissetta. Messina, Agrigento, Palermo e Trapani, invece, registrano un calo di lavoro autonomo compensato dall’aumento in quello alle dipendenze. Catania, viceversa, ha una tendenza opposta: parte di chi resta senza datore, riesce poi a mettersi in proprio.

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Confartigianato segnala “difficoltà di reperimento” manodopera per le piccole e medie imprese.

L’associazione di categoria affronta inoltre la “difficoltà di reperimento” lavoratori da parte delle imprese. Un elenco dove Enna e Ragusa sono in testa alla classifica del surplus di offerta, rispetto la domanda. Ma la presenza di Caltanissetta in questa statistica, col 48,1 per cento di posti che faticano a essere occupati laddove la disoccupazione morde di più, descrive di un paradosso solo in apparenza. Come rilevano i sindacati di Siracusa, “un flusso inarrestabile di appalti e subappalti, finanche in ambito pubblico, di delocalizzazioni, di affidamenti esterni non governati, di lavoro povero e di scarsa qualità, di precarietà sempre più spinta e compressa nei costi e nei diritti, hanno prodotto un mondo del lavoro frammentato e diviso, nonché una diseguaglianza di reddito e di tutele inaccettabile”. Che ha toccato il Nisseno quanto il Siracusano, alle prese con una fragilità sociale acuitasi pesantemente negli ultimi anni, che è stata terreno fertile per una crisi più profonda del sistema di partecipazione democratica, rischiando di corrodere finanche la dimensione della solidarietà tra lavoratori e cittadini”. In parole povere, di alimentare una guerra fra poveri dove populismi autoritari possono prosperare.

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Alosi, Carasi e Lionti: riscoprire il lavoro come valore fondante della Costituzione.

Alosi, Carasi e Lionti parlano di “una fase di crisi politica, economica e sociale tanto inedita quanto complessa, per la quale riscoprire il valore del lavoro quale elemento fondante della Carta costituzionale“. Anche questo non è un riferimento a caso, per quanto sia “diplomaticamente” taciuta la lotta condotta solo dalla Cgil siracusana, per assicurare il diritto di sciopero spontaneo nella zona industriale. Una ostinata battaglia solitaria che ha dovuto vincere in tribunale, contro un’ordinanza prefettizia che vietava le manifestazioni sindacali nel Petrolchimico, emessa nel 2019 su sollecito degli Interni. Un ministero all’epoca occupato da Salvini, che aveva voluto come capo di gabinetto l’attuale ministro Matteo Piantedosi. Al leder leghista, appellato con un confidenziale “caro Matteo”, si era personalmente rivolto l’ambasciatore russo per lamentare i picchetti a sorpresa davanti la raffineria Lukoil. Il Tar di Catania aveva dato torto al sindacato, ma il Consiglio di giustizia amministrativa per due volte lo ha smentito. La sentenza definitiva è arrivata a gennaio 2023, e mette un punto al “potere di ingerenza della Pubblica amministrazione” sulla libertà di riunione, anche sindacale. Scrive infatti il Cga che “la violazione dell’articolo 17 della Costituzione emerge dal fatto che si è inteso soprattutto, e in anticipo, pregiudicare il diritto di riunirsi dei lavoratori per finalità sindacali; il quale, sia all’interno che all’esterno dei luoghi di lavoro, trova copertura ulteriore nell’articolo 39“.

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Il Cga stoppa le ingerenze sulla libertà di manifestare: quando immotivate sono incostituzionali.

La motivazione della sentenza aggiunge che “secondo un consolidato orientamento della Corte costituzionale, l’esercizio di poteri di ordinanza contingibili e urgenti incontra il limite dell’osservanza di regole e principi costituzionali, oltre i principi generali a garanzia dei diritti dei cittadini. Se è vero che la stessa Costituzione consente l’ingerenza della Pubblica amministrazione nella libertà di riunione, è altrettanto vero che sottopone tali ingerenze a vincoli invalicabili. Per giurisprudenza costante, chi vuole svolgere una riunione in luogo pubblico non deve dotarsi di alcun permesso o autorizzazione, né deve subire divieti astrattamente posti in anticipo, ma deve solo dare preavviso; e solo dopo questo preavviso – ma anche nel caso in cui esso sia stato omesso – l’autorità amministrativa può vietarla o imporre prescrizioni per il suo svolgimento, le quali debbono essere proporzionate e tassativamente motivate in forza di specifichi rischi, che debbono essere comprovati e possono solo attenere a sicurezza (integrità dei diritti delle persone) o incolumità“. Casi in cui non rientrano né le lamentele di ambasciate amiche di ministri, nè la cattiva pubblicità turistica a territori da imbellettare.

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Camera del lavoro: il cordoglio per la scomparsa del popolare segretario dello Spi augustano.

Piantata l’ennesima pietra miliare sul lungo cammino del Primo maggio, le tre segreterie provinciali chiedono “un nuovo modello di sviluppo economico e sociale integrato”. Dove “turismo, servizi pubblici, sanità, scuola, trasporti, produzione industriale, agricoltura, siano sinergicamente interconnessi e funzionali al rilancio del territorio“. Lo definiscono un percorso “possibile e praticabile”, che tuttavia non può prescindere dal futuro del Petrolchimico, polmone economico del Pil siciliano. Il contributo del sindacato locale al dibattito, però, quest’anno resta in secondo piano. “Oggi doveva essere una giornata di festa per tutti, e ancor di più per chi crede nel sindacato e nelle lotte per la rivendicazione dei diritti dei lavoratori. Ma per noi è una giornata di lutto, perché ci ha lasciato un compagno che di queste lotte ne faceva il suo pane quotidiano”. Così la Camera del lavoro di Augusta ha commemorato la perdita di Carmelo Lo Turco, scomparso proprio alla vigilia. “Una vita spesa al servizio dei lavoratori e dei più deboli,un esempio indimenticabile per chi crede nella difesa dei diritti dei lavoratori e dei pensionati“, dice la segreteria cittadina. Ricordando il settantanovenne dirigente dello Spi, che ne ha scritto un lungo pezzo di storia. Stando soprattutto fra la gente, come fanno notare anche nel Pd. “Mancherà molto a quanti lo hanno conosciuto” posta il consigliere Giancarlo Triberio. Aggiungendo un ricordo, in cui tanti si ritrovano:“Mi mancheranno le telefonate, i confronti, le discussioni alla sua scrivania, per propormi iniziative, sempre pronto a battagliare per la difesa anche di un singolo cittadino”.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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