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Dalla Russia con amore, i desideri Lukoil appagati con operai siciliani

Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021   22:31

AUGUSTA – Sarà anche il governo del “prima gli italiani”, ma evidentemente si riferisce solo a quelli che fanno affari con la Russia. Se invece si tratta di lavoratori siciliani che protestano davanti i cancelli siracusani della Lukoil, allora precedenze e nazionalità prendono un’interpretazione diversa. A svelarlo è una lettera dell’ambasciata russa al ministro degli Interni, che il quotidiano Repubblica del 24 luglio ha reso pubblica in ampi stralci. In quella missiva, finita negli atti di un giudizio al Tar di Catania, il vicepremier Matteo Salvini viene sollecitato a mettere un freno agli scioperi che danneggiano la società petrolifera. La nota diplomatica è datata marzo. E a maggio la prefettura, per la prima volta nella storia della zona industriale, vieta gli assembramenti nel Petrolchimico per “criticità nell’ordine e la sicurezza pubblica”.

Ambasciata a Salvini: tutela raffineria russa da scioperi.

“Egregio vicepresidente, caro Matteo“, inizia la nota diplomatica indirizzata al capo della Lega. Dove l’ambasciatore Sergey Razov lamenta che quei lavoratori meridionali così irrequieti quando c’è da difendere il pane quotidiano, in sei anni hanno causato “perdite finanziarie per l’ammontare di alcuni milioni di euro, nonché arrecato danni per la reputazione del gruppo Lukoil“. L’ambasciata gli rinfaccia che “la parte russa cerca sempre di creare le condizioni al massimo confortevoli per le aziende italiane che lavorano in Russia“. Quello stesso “comfort”, dalle inquietanti reminiscenze sovietiche, viene adesso chiesto per i petrolieri arrivati dalla steppa. “Vorremmo contare su una partecipazione più attiva delle autorità italiane nella soluzione del problema del più grosso investitore russo in Italia“.

L’articolo di Repubblica che ha fatto scoppiare il caso.
Copertina, Matteo Salvini sul sagrato della Matrice di Augusta.

Ordinanza confermata dal Tar, la Cgil si appella al Cga.

Adesso mezza politica italiana – e pure l’altra metà che tace per opportunismo – sospetta che dal “caro Matteo” sia arrivato un “Da” sotto forma di ordinanza prefettizia. Un provvedimento restrittivo dei diritti sindacali che i sindacati hanno subito fortemente contestato. E che la Cgil ha pure impugnato dinnanzi ai giudici amministrativi, perdendo però il ricorso. Respinto con osservazioni ineccepibili sul piano della regolarità formale sull’adozione dell’atto. Ma con motivazioni che lasciano ampio spazio per l’annunciata appello al Cga.

Massafra e Alosi: lesi i principi del diritto di sciopero.

Roberto Alosi.

“Continuiamo a pensare che siano stati lesi diritti di libertà. Come si può palesemente notare l’ordinanza del prefetto non è dettata da motivi di ordine pubblico o da particolari esigenze produttive”, spiegano in una nota congiunta Giuseppe Massafra e Roberto Alosi. Per i segretari della confederazione nazionale e provinciale della Cgil,“quell’ordinanza nasce in virtù di pressioni politiche che calpestano i principi più elementari del diritto di sciopero. Ci sono inoltre aspetti di natura giuridica che lasciano assai perplessi”. Sono soprattutto le motivazioni del rigetto, che turbano i sindacalisti e quel mondo politico che li sostiene.

Dubbi costituzionali sulle motivazioni del giudizio.

Il Tar dice che “il provvedimento impugnato non recide la possibilità di esercizio dei diritti di riunione e di sciopero”. Poiché si “limita ad enucleare alcuni siti in cui viene introdotto il divieto di assembramento, essenzialmente alcuni incroci stradali e alcuni ingressi ad aziende del Polo”. Messa così, quella dei sindacati sembra solo una presa di posizione per principio. Se non fosse che uno sciopero operaio ha efficacia quando può causare disagi economici all’attività produttiva, come ben sa chiunque ha lavorato sotto un padrone. La scelta del luogo dove manifestare è perciò strettamente funzionale allo stesso successo della vertenza.

“Tutelati altri diritti costituzionali e sicurezza impianti”.

Altrimenti il prossimo passo sarà quello di creare dei recinti in aperta campagna, dove chi vuole manifestare può “legittimamente” farlo. Senza creare quegli intralci evocati dal Tar, “all’esercizio dei diritti costituzionali dei terzi (lavoro, libertà d’impresa, libertà di circolazione)”; compresi quelli dei crumiri che vengono chiamati a sostituire gli scioperanti. I giudici amministrativi parlano pure di “sicurezza degli impianti”, anche se non si è mai saputo di incidenti industriali causati dalle manifestazioni davanti le portinerie. E nel mazzo ci aggiungono “il funzionamento di servizi pubblici rilevanti (trasporti aerei, ferroviari e marittimi)”.

Art1, Speranza e Zappulla: Italia a sovranità limitata.

Pippo Zappulla

La dilatazione degli altri diritti su quello di scegliere “dove” scioperare, così come si è sindacalmente formato durante questa “Repubblica fondata sul lavoro”, rischia di portare a uno svuotamento sostanziale dello stesso diritto di sciopero. Perciò Roberto Speranza e Pippo Zappulla, in un comunicato di Articolouno, sentono la necessità di “confermare il sostegno a una battaglia che, oltre agli evidenti tratti tecnici e giuridici, tende a difendere e tutelare il diritto a scioperare e protestare”. Segretario nazionale e coordinatore regionale, accennando alla lettera dell’ambasciata russa, parlano di Italia a sovranità limitata“. Notando che il governo si è piegato ai desideri di una potenza straniera,“costringendo la realtà siciliana a subire una mortificazione delle elementari libertà costituzionali”. 

Pd, Raciti: si difende il Paese solo dai reati di umanità.

Fausto Raciti, deputato già segretario regionale Pd, annuncia un’interrogazione sulla vicenda.“La presunta trattativa tra la Lega di Salvini e la Russia non è, per quanto aberrante, solo un fatto di cronaca politica e giudiziaria. È invece la dimostrazione di cosa accade quando qualcuno svende gli interessi del proprio Paese a una potenza straniera, come successo in Sicilia“. Il parlamentare dem aggiunge che “la difesa della Patria, ‘Caro Matteo’, non si fa militarizzando i confini e proteggendo il paese dai reati di umanità, ma difendendo i cittadini e i lavoratori dai reati di corruzione e dalle pressioni di potenze straniere e dei tuoi protettori”.  La nota della diplomazia russa, rivelata dal cronista antimafia Salvo Palazzolo, riesce a scuotere la politica locale. Almeno quella che non si limita a postare su Facebook le buche nelle strade.

Triberio: governo ha espropriato i diritti degli augustani.

Giancarlo Triberio con Roberto Speranza.

“I diritti dei lavoratori e dei cittadini di questa zona industriale non possono essere calpestati da interessi governativi“, scrive Giancarlo Triberio. Il capogruppo consiliare del Centrosinistra ad Augusta dice che “la vicenda raccontata, oltre che grave, è davvero inquietante e colpisce direttamente la nostra comunità, da sempre città di lavoratori. Occorre che tutte le forze politiche augustane facciano sentire la loro voce a difesa dei concittadini, che si vedono espropriati di un diritto costituzionale per mano di un governo asservito a interessi che non sono quelli della nostra gente laboriosa, accogliente, pacifica”. 

“Sea Watch primo passo, poi si è passato a altri deboli”.

Il consigliere di Articolouno osserva che, “come temevamo, calpestare i diritti umani dei naufraghi della Sea Watch era solo il primo passo per mettere sotto i piedi tutti i diritti dei più deboli che ‘infastidiscono’ il potere”. E su questo passaggio, che mette insieme la politica filo-russa con quella dei porti chiusi, si spiega meglio al telefono. Chiamando in causa direttamente l’amministrazione comunale 5 Stelle“La grillina Cettina Di Pietro, nell’ultima seduta consiliare dove faceva dietrofront sull’accoglienza, ha detto che non è ‘pecora belante’ né amministra ‘con l’auricolare’ del governo. Ora è arrivato il momento di dimostrarlo“. 

“Di Pietro pretenda chiarimenti e convochi il consiglio”.

Salvini e Di Pietro, faccia a faccia in piazza Duomo durante le regionali 2017.

Per l’ex sindacalista Cgil Triberio,“come sindaca già prima aveva il dovere, non solo il diritto, di pretendere chiarimenti su un’ordinanza prefettizia che colpisce direttamente le libertà costituzionali dei lavoratori augustani. Adesso si rende più che mai necessario riunire con urgenza il consiglio comunale, per prendere una posizione netta. Perché oggi sono i diritti degli operai del Petrolchimico a essere calpestati per accontentare i russi, domani saranno quelli dei portuali se lo vorranno i cinesi e, alla fine, Augusta e i suoi abitanti si trasformano in colonia svenduta agli interessi che i governanti di turno hanno con gli stranieri”. Almeno, ci sarebbe da precisare, con quelli che rendono“confortevole” la vita alle aziende italiane ospiti. Ma, per curiosità, in quale regione della Penisola hanno residenza fiscale queste imprese così coccolate nella Grande Madre Russia?

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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