Cgil Augusta perde Filippo Triberio, “sindacalista di antico e nobile stampo” ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto martedì, 27 Aprile, 2021 00:15 AUGUSTA – Se c’è qualcosa che segna il bilancio umano e sociale di qualcuno al termine del proprio tempo, sono proprio le inaspettate testimonianze di commosso cordoglio espresse da chi ne ha incrociato i passi. Sono decine i messaggi di sconosciuti arrivati sulle app di Giancarlo Triberio sin dalla prima mattina del 26 aprile, appena si è diffusa la notizia della scomparsa di suo papà Filippo. “Mi ha aiutato in un momento difficile”, hanno voluto dire in tanti al capogruppo consiliare, riferimento di Art1 ad Augusta. “Lavoratori mai conosciuti nemmeno di nome”, racconta il consigliere in una difficile telefonata, concessa solo per dare il giusto ricordo a una colonna Cgil nella zona industriale. Rivela di parole commosse, arrivate da padri di famiglia che in mezzo secolo dicevano di aver conosciuto il volto migliore del sindacato, “quello che portava a casa il risultato col dialogo e la mediazione”. Operai vecchi e nuovi che ora si sentono orfani di questo sindacalista, che lo stesso giorno del funerale avrebbe festeggiato i 72 anni. A portarselo via, nel giro di un mese, è stato quel male che in città miete più vittime del Covid. Un killer silenzioso cui ha tenuto testa fino a poter celebrare fra i suoi la Festa della Liberazione, l’ultima di una vita politica tutta vissuta nella Sinistra. Nei cui valori ha sempre creduto, nonostante i molti tradimenti e le tante disillusioni di chi la rappresentava nei Palazzi. A difendere quegli ideali è rimasto fino alla fine, aiutando nella raccolta firme per la legge Stazzema contro la propaganda fascista. Zappulla, Art1: un grande uomo, un grande compagno, un amico leale. Filippo Triberio (foto Fb).copertina, al timone della sua barca. “Un grande uomo, un grande compagno, un amico leale”, lo ha ricordato Pippo Zappulla, segretario regionale di Art1. Postando un messaggio di commiato “al compagno e amico Filippo, conosciuto negli anni della Cgil, delegato di fabbrica, sindacalista di antico e nobile stampo”. Nell’organizzazione sindacale era approdato quando prese a lavorare nella Chimica Augusta, poi diventata Liquichimica e oggi Sasol. Erano gli anni Settanta, quelli di “piombo” e del segretario generale Luciano Lama, partigiano socialista poi entrato nel Pci. Triberio invece dal Psi di Sandro Pertini non si è mai staccato, continuando anche a rappresentare la componente socialista dentro il sindacato rosso. Quando la Prima Repubblica è tramontata insieme al pentapartito, si è sanata anche la traumatica scissione di Livorno consumata proprio alla vigilia della marcia su Roma. Socialismo e comunismo hanno trovato una nuova casa comune nel Pds, poi diventato Ds e infine Pd. E mentre la Sinistra cambiava insieme all’Italia, in ogni passaggio era per tutti un punto di ancoraggio agli ideali d’origine. Ma un’ancora galleggiante, del tipo che tengono in rotta le barche durante le tempeste, facendole navigare senza tenerle nello stesso punto. Il figlio Giancarlo: accettava i cambiamenti ma voleva un grande partito della Sinistra. Giancarlo Triberio “Accettava i cambiamenti della Sinistra, la necessità di non restare fermi su posizioni estremiste, perché il mondo cambia e finisce che non capisci più la gente, né i lavoratori capiscono più te”, ricorda ancora il figlio. Un concetto che però non gli ha impedito, insieme a Giancarlo, di seguire gli scissionisti Pd di Articolouno in fuga dal rampantismo della segreteria renziana. “Perché cambiare è necessario, però non si deve smarrire la coerenza ai valori non negoziabili della solidarietà. Non gli è mai andato giù il jobs act del governo Renzi, ma credeva che ora fosse il momento di tornare a un unico grande partito. Un contenitore dove ognuno mantenesse la propria fisionomia, senza tuttavia dimenticare che solo l’unione può fare la forza”. Il Partito democratico non ha dimenticato quell’ex dirigente che spiccava per statura, non solo etica. In un documento del circolo cittadino, si “esprime sincero cordoglio per la scompara dell’amico Filippo, lavoratore e sindacalista da sempre impegnato nella difesa della dignità del lavoro e dei lavoratori”. Una tensione ideale che non è mai venuta meno neppure dopo la pensione. Il sindacato lo aveva infatti cooptato nella mini commissione di affidabilissimi saggi, incaricati di esaminare i conti nelle Camere del lavoro siciliane. “Le Cgil di Siracusa e di Augusta oggi perdono una figura di riferimento, un compagno di lotta, un amico“, scrive ora il sindacato, “piangendo la scomparsa di Filippo Triberio, che per tutta la vita ha dedicato un fortissimo impegno nell’attività sindacale”. Il funerale celebrato da don Saraceno, prete-operaio durante l’Autunno caldo. Il funerale è stato celebrato il 27 mattina, in una Santa Lucia insolitamente gremita anche fuori, nonostante l’ora e il giorno feriale. C’erano tutti i compagni di una vita, gente semplice con i calli sulle mani mescolata a esponenti politici e sindacali, arrivati anche da Siracusa. Fra gli annunci funebri davanti la chiesa ci sono quelli dell’Associazione pesca sportiva dilettantistica Le Palme e dell’Istituto comprensivo Principe di Napoli, a spiccare accanto le carte a lutto dell’amministrazione comunale, di Attivamente, del Movimento 5 Stelle, di Nuovo Patto per Augusta, del gruppo Misto consiliare e di Insieme per Augusta. Sulla bara una grande bandiera Cgil, e nel sagrato la Camera del lavoro coi garofani rossi in mano. Don Angelo Saraceno, parroco dal passato di prete-operaio in raffineria durante l’autunno caldo nel Petrolchimico, nell’omelia ha ricordato la parabola del Buon pastore. “Prendersi cura degli altri disinteressatamente è ciò che rende onore alla vita di un uomo e di un cristiano”, dice ricordando Filippo Triberio. Con lacrime a stento trattenute, la figlia Daniela conclude il funerale ricordando dal pulpito il “papà e nonno meraviglioso”. L’applauso e i fiori deposti prima che il carro funebre si avvi, salutano per l’ultima volta qualcuno che “ha sempre fatto un passo indietro per mantenere l’unità”. E che adesso si sorprenderebbe di quanto lo considerassero davvero un protagonista. Se la caratura di un uomo è raccontata proprio dalle foto che mancano. Daniela Triberio, La Nota: A volte la cifra di un uomo la misuri con una foto che non trovi in alcun archivio, nonostante ne senti sempre parlare come un esempio, persino in ambienti dove la maldicenza è l’unica prassi corrente. E’ proprio in questa totale “assenza” di immagini, nonostante lo incontrassi da protagonista ovunque, che la storia e il lascito di Filippo Triberio vengono meglio raccontati. Una vita, la sua, spesa a risolvere e mediare, tanto nelle riunioni politiche più in vista che nei casi sindacali più invisibili, facendo sempre il passo indietro per arrivare alla migliore soluzione possibile. In un momento storico dove selfie e passerelle fanno sempre più le fortune pubbliche e private, è raro per un cronista incrociare qualcuno che sia ancora “persona” e non personaggio. Ed è ancora più raro che siano tantissimi a ricordarlo per questo, in una società che misura la memoria con la velocità di permanenza nella timeline dei social. Per ogni anziano che ci lascia è tutto un mondo che scompare con lui, ma talvolta chi se ne va produce un vuoto che va oltre il suo vissuto storico. Alcune volte accade, infatti, che il corteo funebre accompagni anche un modo di “essere”, che tutti temono se ne stia andando per sempre. Ed è questo che rende le lacrime più amare. 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