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“Mari e terre di confine”: Augusta capitale della street photography

AUGUSTA – “Mari e terre di confine perché Augusta non è solo inquinamento, ma porta di popoli e civiltà del Mediterraneo“. L’assessora Ombretta Tringali sintetizza gli eventi di Premiarte, organizzati dal comitato presieduto da Teresa Casalaina e curati dal critico Alberto Dambruoso, che dal 17 settembre al 16 ottobre trasformano il centro storico in una piccola capitale della cultura. Non a caso quella italiana scelta ufficialmente per il 2022 – Procida – è anche il tema della mostra di street photography firmata da Umberto Verdoliva, che a Palazzo di città ha aperto il denso programma di iniziative. Patrocinate dal Comune, con il sostegno di associazioni e sponsor, le foto d’autore segnano il ritorno alla produzione culturale. Che le limitazioni imposte dal Covid avevano mortificato, perché l’arte si arricchisce di confronti personali e di stimoli sensoriali, surrogabili ma non sostituibili dalle videoconferenze. Così il progetto accantonato dalla pandemia è riemerso con tutti i significati originari, arricchiti dall’esplosione di energie creative compresse dai lockdown. Una collettiva di pittura con nomi noti nel panorama nazionale, e due personali di fotografie a tema, hanno inaugurato il risveglio di una “augustanità” che guarda fuori per crescere dentro.

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Collettiva nazionale di pittura per raccontare il Mediterraneo crocevia di popoli.

sopra, sotto e copertina: la mostra “Mari e terre di confine”.

C’è infatti un solo pittore locale, Albino Trigilio, fra i 30 a firmare le opere esposte alla vecchia Darsena. Una location, proprio dove attraccano i barcaioli, non a caso. “Il filo conduttore è appunto quello del mare su cui si proietta la città di Augusta”, spiega Tringali. I quadri, qualcuno sotto forme originali vicine alla installazione, lo raccontano secondo una visione personale sul tema. “Qualche dipinto è stato appositamente realizzato per l’evento”, dice l’assessora. Tele non sempre immediatamente “leggibili”, ma delle quali si intuisce comunque il gesto artistico. Alcune hanno un forte impatto emotivo, come il grande dipinto firmato da Stefania Fabrizi, “sgorgato dopo il turbamento provato assistendo al primo sbarco di migranti a Lampedusa“, racconta la titolare alla Pubblica istruzione. Un’isola di spensierata fuga vacanziera, di fronte l’esotico continente africano, che all’improvviso rivela la faccia speculare di approdo per fughe disperate dalle tragedie dell’Africa. Un doppio volto che spesso ha mostrato la rada Megarese, scalo commerciale per il ricco traffico del Petrolchimico più grande d’Europa, e porto di sbarco per la miseria dei migranti accolti dall’Unione europea. Così accanto alle rappresentazioni su tela c’è una galleria di foto che, nella loro oggettività, raccontano senza interpretazioni le storie passate da Punta Cugno.

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“Occhi che parlano”, le storie di 32 sbarchi a Punta Cugno nella personale di Maddaleni.

Romolo Maddaleni.

“Sono istantanee scattate durante i 32 sbarchi cui ho assistito, selezionate fra le 16 mila raccolte sul molo”, racconta Romolo Maddaleni. La sua personale Occhi che parlano si snoda con un percorso a pannelli, dove sono gli sguardi dei migranti ritratti a essere il filo d’Arianna per visitatori. Un reportage genuino che non indulge in alcuna narrazione preconfezionata, ma si sofferma a raccontare con l’obiettivo il caleidoscopio di emozioni, riflesse nello “specchio dell’anima” di chi arriva dopo un viaggio quasi sempre epico. Fra tanti volti in primo e primissimo piano, c’è però uno scatto dove l’immagine è occupata prepotentemente da un telefonino. “Stavo cercando di mettere i fotografati in contatto con chi aspettava loro notizie”, spiega il presidente di “Augusta photo freelance“, reporter per passione e impegno civile. Raccontando che “poi sul cellulare sono arrivate chiamate dall’estero per mesi”.

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Esposta al municipio la colorata Procida fotografata in bianconero da Verdoliva.

sopra foto da “Procida” di Umberto Verdoliva, sotto l’autore.

Anche Verdoliva ha iniziato per caso, quando gli hanno messo in mano una fotocamera per documentare l’attività del cantiere dove lavorava. Adesso lo chiamano maestroed espone in mezzo mondo, compresa quella Augusta che gli organizzatori hanno voluto accostare a un’altra isola della cultura: Procida, appunto. La personale del fotografo campano, esposta nel salone buono del Municipio, è una monografia sull’isola napoletana vista con lo sguardo di chi passa dalla strada. “Ritratta in bianco e nero perché è così che la vedo, come Napoli“, spiega l’autore. Il 18 settembre, durante l’incontro col pubblico, racconta il suo percorso. Che i critici incasellano fra gli esponente di spicco della street photography italiana, anche se è un recinto in cui non si ritrova, preferendo piuttosto parlare di “fotografia pura”. Comunque, avverte l’attentissimo pubblico come, “più che l’attrezzatura e la tecnica impiegata”, conta il colpo d’occhio. Quello che cattura l’emozione fugace del passante e registra l’emotività di chi sta scattando, sollevando nuove emozioni in chi ne guarda il risultato.

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Il maestro della fotografia di strada italiana che cerca sé stesso nell’umanità.

Pippo Pappalardo, curatore della mostra fotografica.

Il colore c’è, nel suo archivio di reporter della vita quotidiana, ma manca del tutto nelle due dozzine di stampe in esposizione fino al 1 ottobre. Eppure il tratto distintivo di Procida è proprio il suo essere vivacemente “colorata”, non solo nelle scenografiche casette di pescatori affastellate sulla spiaggia della Corricella, ma soprattutto nel suo contesto sociale e antropologico. “E’ vero, ma ho raccontato il mio percorso durante un momento personale difficile”, ammette Verdoliva. Nato a Castellammare di Stabia ma napoletano di adozione, a un certo punto si è rifugiato nelle “multicolori” notti estive procidane, “arrivando con l’ultimo traghetto delle 20 e tornando al lavoro col primo delle 6”. Cercava qualcosa, che forse ha trovato sulla variegata umanità poi finita impressa su pellicola. Perché, se un’immagine parla, lo fa per prima a chi la isola dal caos quotidiano e la strappa al fluire del tempo.

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A ottobre la mostra col reportage di Tony Gentile, il fotografo di Falcone e Borsellino.

Ombretta Tringali.

Mari e terre di confineandrà avanti con un programma denso. Alla mostra dello street photographer campano seguirà quella del fotoreporter palermitano Tony Gentile, autore del celebre scatto di Falcone e Borsellino, immortalato in un murales recentemente inaugurato in corso Sicilia. La sua monografia per immagini è dedicata a un’altra isola, quella del Giglio, incanto vacanziero diventato teatro del tragico e assurdo naufragio della crociera sulla Costa Concordia. Nel cartellone, allestito pure col sostegno economico dell’Autorità portuale, ci sono presentazioni di libri e visite guidate ai luoghi monumentali più significativi. Oltre a spettacoli, proiezioni, laboratori e workshop. Si è ritagliata uno spazio la regata velica Xifonio cup, che forse c’entra poco con la filosofia di fondo della manifestazione, ma se non altro fornisce inediti spunti fotografici ai panorami del golfo. La Apf invece ripropone Ambiente, clima e futuro“, la fortunata collettiva fotoamatoriale già esposta per la Giornate della terra. Mentre la visita guidata dall’assessora Tringali al relitto di Barca nostra“, recuperato in fondo al Mediterraneo insieme a centinaia di migranti annegati nella stiva, dopo il ritorno dalla Biennale di Venezia entra per la prima volta in una manifestazione cittadina. Dove, per una volta, i selfie sono quelli d’autore.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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