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McDonald’s Augusta, ok dal Cga. Di Mare si augura “buon appetito”

AUGUSTA – Venti alberi su mille metri quadrati non fanno un giardino pubblico“, e nemmeno un “polmone verde” se gli altri 5 mila metri sono abbandonati all’incuria dall’Ente. Neanche se appartengono a una specie come la Chamaerops humilis, effigiata persino nelle monete greche dell’antica Camarina. E non basta neppure che fin dal 2000 la Regione siciliana indichi questa palma nana, fra le essenze vegetali necessarie a qualificare la macchia mediterranea meritevole di tutela. Lo sostiene il Consiglio di giustizia amministrativa, nella sentenza che dà torto agli ambientalisti e ragione al Comune di Augusta, riguardo la delibera che vuole estirpare il palmeto del “fu” Palajonio per costruirci un McDonald’s. I giudici di Palermo hanno dichiarato inammissibile il ricorso di Legambiente e Natura sicula, contro la decisione del Tar di Catania che non gli riconosceva titolarità a opporsi all’amministrazione comunale. Il tribunale catanese aveva addirittura condannato le due associazioni alle spese, subito richieste e incassate dalla casse municipali. Sovvertendo fra l’altro una giurisprudenza consolidata riguardo le onlus, le cui impugnazioni non sono ritenute equiparabili a quelle mosse da chi invece persegue interessi privati. I magistrati di secondo grado non hanno seguito lo stesso orientamento, che di fatto avrebbe azzerato qualsiasi attività giudiziaria ai portatori di interessi collettivi. Nella sentenza depositata il 13 marzo ha così compensato le spese fra le parti, giustificandola con “la peculiarità della controversia”.

Il tribunale non ammette in giudizio la determina 1996 dove il Comune creava un “polmone verde”.

Il progetto del McDonald’s Augusta.

Ma di “peculiarità”, in quella camera di consiglio del 18 gennaio scorso, il Cga ne ha dovute giustificare altre. A partire dal rifiuto di prendere in considerazione una determinazione sindacale del novembre 1996, nella quale il Comune spendeva 45 milioni per affidare lavori urgenti nel terreno all’ingresso di corso Sicilia. In quella determina mai revocata, l’allora sindaco Pippo Gulino ne affermava la necessità “al fine di trasformare l’area da ricovero di rifiuti solidi urbani, in un polmone verde capace di accogliere manifestazioni cittadine di carattere culturale e ricreativo”. L’entità dello stanziamento era calcolato “visto il progetto redatto dall’Ufficio tecnico comunale, costituito da relazione tecnica, stima dei lavori, elenco prezzi”. Eppure, riporta ora la sentenza, “il Collegio ritiene irrilevante l’ulteriore circostanza – introdotta dall’appellante nel corso del giudizio – che ‘il Comune di Augusta ha progettato e concretamente eseguito opere di sistemazione e destinazione d’uso a verde dell’area comunale di cui si discute’. Per tale ragione appare inutile disporre l’acquisizione della relativa determinazione sindacale che, alla luce del dichiarato degrado (deposito di rifiuti soliti urbani), postula che lo stanziamento di appena 37 milioni di lire potesse essere destinato più alla manutenzione del terreno che alla pretesa trasformazione in un polmone verde”.

Per i giudici non c’è un giardino pubblico dove ci sono “solo” 29 alberi anche se specie protette.

Il palmeto dove sorgerà il fast food, in copertina fotomontaggio con la storia Instagram del sindaco.

Quindi il Cga ritiene che quei soldi erano pochi rispetto l’oggetto della determina, anche se non indica i parametri con cui effettua la valutazione di congruità economica. Così come non indica il numero minimo di piante necessario a un’associazione ambientalista, per presentare un ricorso sulla cementificazione di un’area verde sacrificata alla realizzazione di un fast food. Il tribunale amministrativo d’appello afferma infatti che“l’esiguità del numero di piantumazioni (29) su un’area di 6.280 metri quadri, invece avvalora l’assunto del primo giudice:’Non può ritenersi che il generico e diffuso interesse a preservare alcune specie arboree presenti in modo marginale nel sito in esame – esigenza che anche il Collegio ritiene condivisibile nel merito – possa comunque fondare una legittimazione ad agire a 360 gradi in capo all’associazione ricorrente; salvo a voler riconoscere una (non ammissibile) sorta di ‘azione popolare‘ esperibile a tutela di qualunque forma vegetale presente in ogni tipologia di ambito, pubblico o privato”. Se davanti il cantiere del Palajonio sequestrato dopo il crollo non c’è alcun “giardino pubblico” o “polmone verde”, per il tribunale amministrativo non c’è nemmeno ragione di obiettare sull’uso speculativo della cosiddetta zona F“. Neanche se in questa dovessero esserci parchi e giardini pubblici, che non godono di classificazione autonoma. Concedendo nei fatti piena discrezionalità alla giunta comunale, di consentire l’edificazione nelle aree destinate a verde pubblicoa prescindere di cosa realmente contengano.

Di Mare festeggia su Instagram la vittoria della sua politica urbanistica espansiva:”Buon Pranzo”.

Conferenza stampa di Legambiente e Natura sicula sulla politica edilizia

Legambiente e Natura sicula sono andati a sbattere contro il progetto della multinazionale americana, anche se pare che nel frattempo vi abbia rinunciato per gli onerosi costi di bonifica del sottosuolo. Ma nonostante l’opinabilità di alcune argomentazioni che cozzano contro il senso comune, il Cga non taglia tutte e due le mani alle onlus portatori di interessi collettivi. “Il Collegio, per completezza, osserva che la questione della legittimazione di un’associazione ambientalista di impugnare atti di natura urbanistica, non può ritenersi attribuita sulla base di una generica competenza di tutela ambientale, ma debba essere scrutinata con riferimento ai singoli casi, per verificare se gli atti contestati siano idonei a compromettere l’ambiente, gravando sulla medesima l’onere di esporre gli elementi di fatto e di diritto posti a fondamento della propria legittimazione, che non può essere solo vantata”. La sentenza, arrivata proprio alla vigilia della scabrosa seduta consiliare sui contestati piani di lottizzazione nelle “zone F”, è indubbio che segna un decisivo punto a favore della nuova politica urbanistica portata avanti dall’amministrazione. Tutti hanno letto un’allusione alla vittoria sulla vicenda McDonald’s, nell’intervento Instagram pubblicato dal sindaco Giuseppe Di Mare appena in città è arrivata la notizia. Una “storia” dove il brano “This is the life” cantato da Amy Macdonald, faceva da colonna sonora alla foto di un monumentale e ipercalorico doppio Cheeseburger. Accompagnato dalle maiuscole di un laconico Buon Pranzo“, che involontariamente si presta a molte letture.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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