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Augusta torna ai 5 Stelle, Di Pietro: ora un Campo largo siracusano

AUGUSTA – Cettina Di Pietro lancia l’Opa sui 5 Stelle in provincia di Siracusa. Dopo l’insperato risultato elettorale nella zona Nord, l’ex sindaca di Augusta torna sulla scena forte dei 51 mila voti raccolti nel collegio uninominale per la Camera. Al momento della candidatura sembrava il vasetto di coccio fra la giara d’acciaio del meloniano Luca Cannata, e l’anfora di ferro dell’ex ministra Lucia Azzolina ospitata dal Pd. E invece la grillina augustana ha quasi doppiato l’ex pentastellata di governo, facendosi staccare dalla corazzata centrodestra per soli 9 mila voti. Pochi, considerate le 4 liste a sostegno dell’ex primo cittadino di Avola. Uno scarto modesto che diventa addirittura un successo sostanziale disaggregando le preferenze della coalizione vincente. Perché la sola Fdi, partito che esprimeva il deputato eletto, si è fermata a quota 32 mila e 500. Con una legge elettorale diversa sarebbe stata un’altra storia. Con quella vigente diventa un credito da riscuotere con il partito di Giuseppe Conte, sotto forma di investitura a rappresentarlo nei tavoli provinciali del centrosinistra. Perché nella second life della penalista resuscitata dopo il tonfo alle comunali 2020, c’è proprio un ruolo da leader nell’area che meno racconta la sua storia e la sua prassi. Ma che adesso diventa terreno di caccia per relegare in un angolo i democratici in affanno. Il disegno è balenato nel corso di un’intervista rilasciata il 26 settembre a Siracusa news, durante la no stop mattutina per commentare i risultati al Parlamento.

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Exploit dell’ex sindaca:”Forte rammarico per incapacità del centrosinistra a fare squadra”.

“La prima cosa che dico, sia nel dato di Augusta che in generale nella provincia, è sempre il forte rammarico per questa incapacità di fare squadra insieme: lo abbiamo visto alle amministrative, lo stiamo rivedendo alle politiche“, lamenta Di Pietro. Aggiungendo che “purtroppo c’è questo distacco nel centrosinistra, dove non si riesce a trovare un punto di contatto. Ad Augusta si è regalata l’amministrazione al centrodestra, così come adesso anche il collegio della provincia”. Nella città che l’ha drasticamente bocciata per il bis al Comune, relegandola al penultimo posto fra gli aspiranti primo cittadino, l’ex sindaca ora ha ottenuto 5 mila voti. Il primato delle preferenze è andato al deputato eletto, che ne ha raccolte 800 in più grazie al traino dell’intera coalizione. Ma fra i simboli di partito il podio più alto è occupato dai 5S: trainati dalla loro candidata, o viceversa? Considerato che il loro senatore augustano Pino Pisani si è fermato a poco più di 4.700, il valore aggiunto della grillina appare a prima vista modesto. Comunque spetta al suo partito tirare le somme, e fare i conti con le legittime ambizioni.

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“A Movimento serve figure di riferimento in provincia, io già capace di parlare con tutti”.

Cettina Di Pietro in campagna elettorale ad Augusta (foto Fb).
copertina e sotto, l’ex sindaca nello studio di Siracusanews per commentare il suo risultato alla Camera.

“Il fatto di non essere stata rieletta, non toglie nulla a quella che comunque è la mia partecipazione”, dice Di Pietro. Puntualizzando che “non sono mai stata dietro le quinte in questi due anni di riposo sabbatico, seguito a 5 anni e mezzo di amministrazione piuttosto pesante. Ma adesso con molta serenità sono a disposizione, e voglio lavorare per consolidare questo risultato aprendomi anche a chi la pensa come noi”. Perché i 5 Stelle assumano la leadership di un’area, però, “abbiamo bisogno di strutturarci meglio sul territorio. Ritengo che oltre alla figura del coordinatore regionale, occorre un coordinamento principale“. Ma soprattutto “bisogna partire dal consolidare nel territorio delle figure di riferimento, anche a livello provinciale”. Va da sé che un nome il partito di Conte ritiene già l’abbia sotto mano, almeno per il Siracusano. “Io non sono mai stata per le chiusure. Nei miei rapporti a livello provinciale, quando si è trattato di sanità o di gestione dei rifiuti o dell’Ati idrico, io ho sempre avuto ottimi rapporti con tutti. Tanto che sono stata vicepresidente dell’Ati e lo sono stata fino alla fine”. Riconosce che “nella mia amministrazione c’è stata la maggioranza bulgara fino alla fine”. Ma al momento di presentarsi per il bis, ci ha provato ad andare oltre il monocolore. “Anche due anni fa, quando si è parlato della mia ricandidatura, questa apertura la volevo fare. Avevo anche scelto un assessore del Pd. La segreteria nazionale aveva detto di si. Il segretario regionale aveva detto di si. Ma ad Augusta c’è stata una chiusura totale: il risultato è stato quello che abbiamo visto”. Cioè la sindacatura Giuseppe Di Mare, alla guida di un’amministrazione che in queste regionali si è visibilmente spesa per Fdi.

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“Coi miei 51 mila voti sommati ad Azzolina e sarebbe stata storia diversa il seggio a Cannata”.

Per sdoganarsi con un centrosinistra che già in città non la amava, e ora ne diffida a tutti i livelli per l’inaffidabilità del Movimento in generale, Di Pietro ricorre alla carta capro espiatorio. Cioè Enrico Letta, definito protagonista di “questo scioglimento improvviso con parole molto pesanti, difficili da superare anche in una coalizione fatta in Sicilia. Vero che c’era stato un accordo prima, che le primarie le aveva vinte Caterina Chinnici, ma se non ci fossero state queste parole dure o un passo indietro, secondo me si poteva fare”. Capovolgendo la storia di un Campo largo mandato scientificamente all’aria poche ore prima la chiusura delle liste, col tiro al bersaglio sul segretario nazionale l’ex sindaca introduce un discorso più pragmatico. “Se si sommano i miei voti con quelli della Azzolina, si capisce che le cose sarebbero state diverse. E’ un rammarico ma lo voglio vedere come un punto di partenza, non come una critica sterile. Mi auguro che questa ennesima elezione possa servire a far capire che bisogna sedersi, allontanare le distanze e lavorare per qualcosa insieme, se veramente vogliamo ottenere qualche risultato. Perché così non fa altro che consegnare ad altri il controllo del territorio e della Nazione, è sotto gli occhi di tutti”.

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Già contestata su scioperi e migranti, ma “sui diritti civili in piena linea col centrosinistra”.

Se le dirigenze di un Pd picconato con successo dai contiani sarebbero anche tentate, di guardare ai numeri brutali e tranquillamente sorvolare sul resto, resta il problema di farsi accettare anche da una base democratica affezionata ai suoi vecchi valori. La sindaca grillina aveva infatti iniziato il mandato minacciando lo sciopero della fame contro gli sbarchi dei migranti a Punta Cugno. Ed era stata l’unica amministrazione del circondario a tacere sul dramma della Sea watch, lasciata in pieno inverno fuori dal porto di Augusta, quando persino Stefania Prestigiacomo si era messa contro Forza italia salendo a bordo per solidarizzare coi naufraghi all’addiaccio. Insieme a Pisani aveva persino sostenuto l’inusitato divieto di scioperare nella zona industriale, emesso dalla prefettura dopo che l’ambasciata russa si era lamentata col ministro Matteo Salvini, perché Lukoil era infastidita dai picchetti sindacali. Oggi però Di Pietro assicura:“Forte comunanza col centrosinistra? Assolutamente si”. Del suo appoggio all’ordinanza antisindacale, poi impugnata con successo dalla Cgil, dice di “non ricordare bene i termini della questione”, ammettendo comunque che “non sono in generale per il diritto di sciopero“. Tuttavia, ricorda che “sono stata la prima a essere presente coi manifestanti duranti gli scioperi all’Ias“, ai tempi quando i 5 Stelle inseguivano pure i sostenitori delle scie chimiche. Ricorda anche che “non ci sono stati rapporti idilliaci coi sindacati per i precari del Comune, ma alla fine siamo arrivati allo stesso risultato”. La conclusione comunque, a tranquillizzare le diffidenze nell’area dem, è che “sui diritti civili siamo perfettamente in linea”.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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