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Augusta, Di Mare bidona tutti e fa eleggere Auteri: rimpasto in vista

AUGUSTA – Ad Augusta sfuma la finzione dell’amministrazione civica? Secondo Marco Stella no, e la “sua” sindacatura Giuseppe Di Mare proseguirà all’insegna della trasversalità. Almeno formalmente, perché già si profila sulla giunta l’ombra di un prossimo tagliando di metà mandato. Perché a dispetto delle dichiarazioni di circostanza, arrivate da un presidente del consiglio che tuttora determina l’indirizzo politico a Palazzo di città, le regionali hanno cambiato il quadro di riferimento. E chi guida il Comune ora si trova davanti al bivio se entrare in un partito al governo, tanto a Palermo quanto a Roma, o restare tagliato fuori dai tavoli che contano. A meno di non trovare una mossa del cavallo, che consenta di aggrapparsi al treno Fratelli d’italia senza pagare il biglietto delle tessere. Dopo la sfacciata campagna elettorale al sortinese Carlo Auteri, eletto come indipendente nella lista Fdi, al Municipio nulla può restare come prima. E se anche il simbolo del tricolore con fiamma missina ancora non appare sul balcone di piazza Duomo, di fatto il meloniano Manlio Messina è diventato la nuova sponda augustana nei Palazzi. L’ex assessore regionale di Catania vanta un filo diretto con Francesco Lollobrigida, deputato del cerchio magico familiare della leader Giorgia Meloni. E dopo i 1.162 voti raccolti nelle urne della Porta spagnola dal suo semi-sconosciuto candidato, sostenuto in blocco da movimenti e amministratori legati a doppio filo col primo cittadino, la politica si interroga come quell’exploit verrà ricompensato in loco.

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Stella: guardiamo a Messina ma amministrazione resta trasversale, si apre una fase di riflessione.

Marco Stella e Giuseppe Di Mare.
copertina, Carlo Auteri (foto Fb).

“Si apre una fase di riflessione”, ammette Stella, confermando tuttavia che “l’amministrazione resta civica e trasversale”. E sostenendo che “entrare in un partito oggi non è all’ordine del giorno, anche se non possiamo non notare che Fdi è il primo in Sicilia e in Italia“. Aggiunge che “guardiamo con simpatia sia ad Auteri che a Messina”, e sorvola sul siluro lanciato al candidato locale Pietro Forestiere. Che senza la campagna elettorale aggressiva subita da Palazzo di città, forse non si sarebbe fermato alle 843 preferenze raccolte in casa. Alla fine ha toccato quota 1.200 nel collegio, diventando primo dei non eletti. Posizione distante dai 3.300 presi dal nuovo deputato regionale, subentrato automaticamente al recordman Luca Cannata già catapultato alla Camera, ma utile a confidare nella “compensazione” promessa da Giovanni Donzelli a chi ha ben figurato sfiorando il seggio. La considerazione attribuita al responsabile dell’organizzazione, secondo cui “in questa fase storica il nostro partito ha più poltrone che persone”, in Fdi la prendono sul serio.

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Gli accordi con Vinciullo, Cafeo e Carta sacrificati alla realpolitik di agganciare il treno Fdi.

comizio di chiusura di Auteri a Sortino (foto Fb).

Si vedrà se la dirigenza del partito riconoscerà a Forestiere i lunghissimi anni di militanza attiva, senza mai cambiare colore alla camicia. Intanto c’è da fare i conti con un’amministrazione che può usare i suoi voti, e le poltrone al Comune, per sostituirsi al vecchio circolo cittadino. Magari mettendosi dentro un assessore indicato da qualche corrente Fdi che pesa a livello siciliano. Un obiettivo che Stella naturalmente nega, dando una sua versione sul ruolo svolto da Palazzo di città nelle regionali. “Abbiamo fatto una campagna elettorale nel rispetto assoluto della maggioranza trasversale, afferma il presidente del consiglio. Richiesto di un commento come leader politico, senza sovrapposizioni col ruolo istituzionale, sostiene che “volutamente non abbiamo voluto candidare nessuno come segnale di disponibilità”. In modo da non condizionare “quanti facevano riferimento a Enzo Vinciullo, a Giovanni Cafeo, a Peppe Carta e allo stesso Auteri”. I rumors delle segreterie però raccontano altro, e i numeri sembrano concordare. Soprattutto per quanto riguarda il clamoroso flop dei due candidati leghisti, che in giunta potevano contare su una coppia di assessori. Invece pare che Angelo Pasqua abbia mollato il vecchio amico Vinciullo, allineandosi sul candidato Fdi indicato dal sindaco. Fondata o meno l’indiscrezione, fatto sta che il coordinatore provinciale della Lega ha raccolto solo 368 voti. Una manciata di preferenze, rispetto le aspettative e l’impegno profuso dal segretario cittadino Saro Salmeri.

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Lega, Cafeo assessore regionale? Salmeri: il sindaco si dia subito colore di centrodestra.

Giovanni Cafeo con Valeria Sudano e Luca Sammartino.

“Non sono assolutamente soddisfatto del risultato”, dichiara Salmeri. Che pare se ne aspettasse almeno il doppio, considerata la robusta presenza leghista in amministrazione, con due consiglieri e un assessore nella strategica rubrica dell’Ecologia. Abbozza una giustificazione per il flop, nella fascinazione che “l’elettorato leghista ha avuto in tutta la Sicilia per Fdi e Cateno De Luca”. In realtà il trasloco di elettori riguarda solo la corrente di Nino Minardo, che era pronta a dismettere le felpe padane per costruire con Giancarlo Giorgetti il Partito repubblicano, insieme alla galassia centrista. E’ finita che non ha eletto nessuno, mentre il salviniano Luca Sammartino ha piazzato 4 dei suoi sul totale di 5 arrivati a Palazzo dei normanni. Ora ha la possibilità di recuperare come assessore regionale qualche fedelissimo rimasto fuori, e Cafeo potrebbe essere la prima scelta, visti i suoi rapporti privilegiati nel Petrolchimico. Un siracusano nella stanza dei bottoni puntellerebbe anche il partito augustano. Il segretario cittadino comunque mette le mani avanti su un ridimensionamento nell’atteso rimpasto, dicendo che “le comunali sono un’altra cosa, e le regionali non sono un termometro dei nostri risultati in giunta”. Quando riconosce necessario che “l’amministrazione ora debba darsi un colore di centrodestra“, specialmente dopo una campagna elettorale così marcatamente orientata, risulta evidente che l’ambiguità della trasversalità non è più sostenibile. Specie se si devono evitare le intuibili ritorsioni dei candidati bidonati.

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Carta: corretti negli accordi significa essere persone perbene e sindaci all’altezza di governare.

Peppe Carta nel comizio di ringraziamento.

L’esibita scelta di campo a ridosso del 25 settembre, non ha penalizzato solo Vinciullo. Pure a Carta è venuto meno un sostegno sempre assicurato, e poi svanito nel momento critico. Il sindaco di Melilli alla fine ce l’ha fatta con le proprie forze, prendendo in città 695 voti e conquistando il seggio con il Mpa. Ma non è uno che dimentica gli sgambetti. Nel suo comizio di ringraziamento, il 28 settembre, lo ha subito notificato a Di Mare. “A chi governa città limitrofe, strategiche e popolate all’interno del triangolo industriale, lancio un appello: essere seri, onesti e corretti negli accordi, vuol dire essere persone perbene ed essere sindaci all’altezza di governare città”. Perciò resta da vedere quale postura assumeranno i consiglieri di maggioranza, che tengono come riferimento il neo deputato melillese, dopo che questi ha accusato il loro sindaco di “aver fatto scelte contro i propri cittadini”. Avvertendo che “su questo argomento torneremo a parlare”. La apatia di Giuseppe Tedesco a procacciargli voti, potrebbe persino renderne traballante la poltrona all’Urbanistica. Nè tantomeno l'”indipendente” Auteri può garantire una piena copertura Fdi ai supporter senza tessera, sia pure dotati di poltrone al Comune. Forestiere mette le cose in chiaro, su come funzionano le cose nel partito. “Ne ho parlato con il commissario provinciale e il coordinatore regionale: non ci risultano adesioni da quel fronte. Se e quando ciò avverrà, promuoverò una valutazione politica nelle sedi preposte”. Ma non si limiterà a fare la guardia ai cancelli. Commentando il suo risultato come “tappa fugace e ostica di un percorso che viene da lontano”, avverte di “un prossimo personale impegno ancora più intenso tra Palermo e Roma”.

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5 Stelle cala del 40 per cento rispetto le politiche ma resta primo partito, exploit di Mangano.

a sinistra, Manuel Mangano con Davide Faraone.

Oltre la coloritura che l’amministrazione si è data dopo due anni di civismo, le regionali ad Augusta emettono alcuni verdetti. Innanzitutto sui 5 Stelle, che si confermano primo partito in città. Ma con “soli” 3 mila voti i grillini quasi dimezzano il risultato delle contestuali politiche, dove avevano toccato quota 5 mila. Dimostrazione che le preferenze fanno la differenza, quando l’elettore può scrivere il nome da votare. Altrimenti prevale il simbolo, e nessun candidato all’uninominale se ne può intestare i risultati. Infatti, per la Regione solo in 309 si sono pronunciati pure su uno dei pentastellati in lista. Stessa cosa con De Luca. In 2.745 si sono espressi per l’ex sindaco di Messina, ma solo in 427 hanno votato qualcuno dei suoi candidati, deludendo il popolare chef brucolano Marco Bertoni. Alla “forchetta” ampia non sfugge neppure il Pd, dove Caterina Chinnici prende 2.344 voti, mentre nelle due liste a supporto le preferenze si fermano a 475. Del poker augustano in corsa per l’Ars, ne esce relativamente meglio di tutti il giovane consigliere Manuel Mangano. Conquistando 398 voti, sui 560 presi nel fallimentare Terzo polo di Gaetano Armao. Infine ci sarebbe pure un altro dato da guardare con attenzione: quello dell’astensionismo. Ai seggi sono andati meno della metà degli elettori, più o meno come 5 anni prima. Chi riuscirà a riportarli nella cabina, ribalterebbe tutto. Ma questo non sembra importare a nessuno.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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