Augusta, torna acqua torbida nel Comune dell’ottimismo a 5 Stelle ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto venerdì, 14 Febbraio, 2020 22:45 AUGUSTA – Il “bluff” dell’acqua tornata potabile è durato solo 48 ore. A dispetto dell’ordinanza sindacale, che appena 2 giorni prima aveva certificato il rientro alla normalità, dalla trivella della Villa è tornato a uscire liquido misto a fango. Il 14 febbraio l’isola di Augusta è ripiombata in quell’emergenza idrica, che la sta martoriando fin dal 25 ottobre 2019. Quando il Comune si dovette arrendere all’evidenza, e dopo 5 giorni di disservizio fu costretto a emettere un divieto per usi alimentari durato 110 giorni. All’amministrazione 5 Stelle questa volta non è servito l’ottimismo, per cancellare le perplessità espresse dall’Ufficio sanitario. Quando aveva “demandato” alla sindaca Cettina Di Pietro la decisione “sulla possibile revoca” dell’ordinanza, che costringeva 9 mila residenti del Centro storico a bere solo dalle bottiglie di minerale. Ma allo stesso tempo, l’Asp aveva segnalato tutta una serie di “problematiche”. Che magari sarebbero rimaste sulla carta fino alla realizzazione del programmato pozzo di riserva (o almeno fino alle amministrative di maggio). E invece sono diventate “profetiche” nel giro di poche ore. PER APPROFONDIRE: AUGUSTA, FANGO SENZA FINE: IL COMUNE DECIDE UN NUOVO POZZO Revoca divieto potabilità: affrettato e su analisi vecchie. L’erogazione è stata interrotta sin dalle prime ore della mattina, e il Comune è stato costretto a riattivare il servizio di emergenza con le autobotti (in copertina, foto di repertorio). La situazione è costantemente monitorata dai tecnici, nella speranza che il ritorno alla normale trasparenza del liquido pompato consenta di riprendere l’erogazione. Ma pesa come un macigno quella relazione dell’Ufficiale sanitario, che fra l’altro si affidava alle analisi sui prelievi effettuati alla bocca del pozzo il 5 febbraio. Quando l’acqua si presentava limpida, ma dentro di sé portava già i sintomi di un disturbo nella falda. Se la torbidità veniva descritta come “accettabile per i consumatori”, quello specchietto coi risultati trasmesso dal Laboratorio provinciale indicava uno sforamento dell’azoto ammoniacale. Una quantità ritenuta non preoccupante dagli esperti di sanità pubblica, ma comunque superiore ai limiti di legge di quasi il 30 per cento. PER APPROFONDIRE: LA LUNGA SETE DI AUGUSTA: L’ASP TROVA AMMONIO NELL’ACQUA DELL’ISOLA Ignorate le “spie” di ammonio e cloruri sopra i limiti. L’acqua pompata dal pozzo alla Villa mostrava criticità anche per i cloruri, trovati in quantità vicina al 15 per cento sopra i parametri massimi fissati dalla normativa. Gli indicatori che l’acqua fosse contaminata da infiltrazioni nel sottosuolo, quindi, c’erano tutti. Ma sarebbero bastate a indurre maggiore prudenza nella revoca del divieto le numerose foto postate sui social, che l’8 e il 9 febbraio mostravano il liquido fangoso sgorgare dai rubinetti delle abitazioni nella parte alta dell’Isola. Invece l’amministrazione ha voluto “scommettere” su un imminente ritorno alla normalità, forse pressata dall’insostenibile lievitare delle richieste di risarcimento che arrivano alla pec del Comune. Solo uno studio legale starebbe per toccare le 200 istanze, e la Federconsumatori continua a ricevere utenti alla Camera del lavoro per avviare la class action. Ma quella scommessa sulla potabilità nel Centro storico si è rivelata subito perdente. E forse anche un po’ incosciente, considerate le premesse contenute nel documento dell’Asp. PER APPROFONDIRE: AUGUSTA IN CRISI IDRICA DA 3 MESI, CLASS ACTION PURE DA FEDERCONSUMATORI L’Asp contesta la mancanza di relazioni attendibili. “Non vanno tuttavia misconosciute alcune problematiche che continuano a compromettere una definitiva stabilità della qualità dell’acqua emunta dal pozzo”, scrive l’Ufficiale sanitario. Il documento, reso pubblico dalla stessa amministrazione, riprende la “notizie di re-intorbidamento dell’acqua dopo stacco/riattacco”. Ma sottolinea soprattutto la “mancata relazione geologica, con sondaggio elettrico e conoscenza esatta della stratigrafia del terreno”. Cioè, spiega meglio l’Asp a scanso di equivoci, c’è “assenza di notizie certe sul terreno dove si è innestata la nuova camicia”. Non solo, c’è “incertezza sui materiali presenti sul fondo del pozzo”. Così come “c’è incertezza sullo stato del vecchio pozzo vicino”. Quello usato attualmente, infatti, è la “riserva” di un’altra trivellazione che venne abbandonata molti anni fa. La relazione del Sanitario spiega che “le perforazioni, al cessare dell’uso per qualsiasi motivo, devono essere dotate di dispositivI di sicurezza passivi”. PER APPROFONDIRE: AUGUSTA, CRISI IDRICA: IL COMUNE RIMBORSA AUMENTANDO LE TARIFFE AGLI ALTRI? Il giallo sulla trivella abbandonata: è stato tappata? La “Trivelsonda srl” che ha re-incamiciato il pozzo superstite in funzione, doveva isolare 220 metri di vecchia conduttura che attraversa lo strato argilloso. Però è riuscita a inserire solo 170 metri di nuova tubazione prefabbricata. Dai test empirici a caduta, sembra che inizi a quella quota lo strato di roccia dura. Ma è solo un’ipotesi, perché l’obsoleta telecamera ottica utilizzata per conto del Comune non è stata in grado di vedere attraverso l’acqua torbida. Scientificamente, cosa ci sia lì sotto praticamente non si sa. Come non si sa se addirittura il problema delle infiltrazioni sia rimasto tale e quale, nonostante i lavori. Dato che nella vecchia trivella collocata a pochi metri di distanza, al momento di essere abbandonata, si doveva provvedere a “cementazione e tamponamenti della colonna in opera”. Tutte opere che “impediscano l’inquinamento della falda e garantiscano lo sconfinamento permanente dell’acqua dal sito originario”. PER APPROFONDIRE: ACQUA, 5 STELLE BARRICATI A PALAZZO FRA I “VERGOGNA” E 87 MILA EURO DI DANNI Il Sanitario: occorre gestire l’alto rischio di questo pozzo. Se le “famigerate” amministrazioni precedenti abbiano messo in sicurezza il vecchio pozzo alla Villa, sembra che non si sappia. Ma quella attuale doveva in ogni caso porsi il problema di capire “scientificamente” cosa stava accadendo, invece di muoversi per tentativi. La nuova torbidità può anche essere dovuta ai tempi di spurgo della falda, infiltrata da 3 mesi di inattività sulle fessurazioni della camicia deteriorata. Sembra che in base all’esperienza dei tecnici della ditta pugliese, che ha operato le riparazioni solo a fine gennaio, un inquinamento così prolungato richiederebbe in genere fra uno e 2 mesi di torbidità saltuaria, prima di un ritorno stabile alla normale trasparenza. O addirittura 3 mesi, nei casi peggiori. Un’amministrazione ormai prossima al verdetto delle urne, impegnata a rifarsi il look sui social con strisce pedonali ridipinte e nuovi banchi di scuola, ha invece affrettato i tempi per revocare l’ordinanza di non potabilità. Sottovalutando l’avvertimento dell’Asp, secondo il quale “occorre gestire l’alto rischio di questo pozzo”. 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