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Augusta in crisi idrica da 3 mesi, class action pure da Federconsumatori

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   00:43

AUGUSTA – Centro storico senz’acqua potabile da 90 giorni, ora scende in campo la Federconsumatori a sostenere la class action per i risarcimenti. L’organizzazione nazionale aprirà uno sportello ad Augusta, per assistere i 9 mila utenti danneggiati da 3 mesi di crisi idrica ininterrotta. L’annuncio è arrivato il 20 gennaio nella sede della Cgil, la quale fornirà supporto logistico al pool di avvocati che la Federazione ha messo a disposizione contro il Comune. I legali saranno supportati dall‘Auser, che fornisce assistenza agli anziani. Lorena Crisci, segretaria della Camera del lavoro, ha fatto sapere che nei prossimi giorni verrano comunicati giorni e orari di ricevimento. Mentre l’avvocata Adriana Bazzano, distaccata dallo sportello di Siracusa insieme ad Angelo Bazzano, ha annunciato che sui risarcimenti cercherà subito un’interlocuzione preliminare con l’amministrazione comunale, per far risparmiare a tutti tempo e denaro.

Niente autobotti e falsa partenza per i lavori nel pozzo.

La calata in città della Federconsumatori, con il suo peso ed esperienza come associazione nazionale, è arrivata in concomitanza con la falsa partenza dei lavori di sistemazione del pozzo alla Villa. Chi si aspettava trivelle già al lavoro e cantiere aperto giorno e notte, è rimasto deluso. L’annunciato avvio della re-incamiciatura del condotto, si è rivelato un sopralluogo di un paio di tecnici con l’elmetto per togliere qualche sezione di tubo. Nel primo pomeriggio hanno sbaraccato, senza lasciare sul posto né mezzi, né materiale (che pare non fosse ancora arrivato). La stessa frustrazione l’hanno avuta quanti hanno chiamato i Vigili urbani per le autobotti, poiché si sono sentiti rispondere che le prenotazioni per la fornitura a domicilio sarebbero state prese solo l’indomani. Anche la Protezione civile comunale non ha ricevuto alcuna comunicazione di mobilitazione, da parte dell’amministrazione. Intanto nella parte alta del centro storico è venuto a mancare il rifornimento di prima mattina, in concomitanza con le ispezioni del pozzo ai Giardini. Facendo entrare in crisi le attività commerciali, ed esasperando famiglie provate da un approvvigionamento precario che si trascina dalla metà di ottobre.

Il sopralluogo della ditta alla Villa (foto cortesia Manuel Mangano)
Copertina: Angelo e Adriana Bazzano di Federconsumatori con Lorena Crisci, Cgil.

Interrogazione alla Camera:”verifiche dai carabinieri”.

Una vicenda sulla quale molti invocano interventi dalle autorità sovraordinate al Comune. E’ stato il deputato Roberto Giachetti a dare voce al disagio di chi chiede che uno Stato latitante faccia vedere la sua presenza. Il parlamentare di Iv, sensibilizzato da quel Manuel Mangano che aveva fatto lo sciopero della fame, ha presentato un’interrogazione ai ministri della Salute e dell’Ambiente. Il testo evidenzia che “i lavori di bonifica del pozzo inquinato presumibilmente comporteranno l’assenza di acqua in diverse parti della città per un periodo di tempo indeterminato“. Perciò domanda ai due dicasteri “quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di tutelare la salute dei cittadini”. E poi, interpretando il sentire di una città che percepisce sempre meno il confine fra semplice malgoverno e consapevole negligenza, chiede “se non si intenda promuovere una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela della salute in relazione al rispetto degli obblighi previsti dalla normativa vigente”.

Manuel Mangano in sciopero della fame nella protesta davanti i Lavori pubblici.

Condutture idriche d’emergenza fatte a cielo aperto.

Nonostante sia passata una settimana dall’iniziativa alla Camera, dal governo non è giunta risposta alcuna. Nè si hanno notizie di “verifiche” da parte delle forze dell’ordine, in grado se non altro di tranquillizzare la popolazione. Eppure, di domande in attesa di risposte convincenti ce ne sono parecchie. In 3 mesi si sarebbe già scavato e avviato un nuovo pozzo, abbandonando al suo destino la conduttura compromessa alla Villa. In 3 mesi ci sarebbe stato il tempo di interrare le condutture di emergenza, rimaste pericolosamente scoperte alla mercé di qualunque spostato, fra l’altro realizzate in tutta calma per allacciare il pozzo dei cantieri Tringali e le tubazioni della Borgata alla rete idrica dell’Isola.

Condutture d’emergenza dalla Borgata (foto cortesia Giuseppe Marmoreo).

“Perdite occulte” come foglia di fico per gli errori.

Quelle condutture volanti, i cui cantieri si sono trascinati fra errori nella potenza delle pompe e interruzione lavori durante notturni e festivi, alla fine non sono nemmeno risultati sufficienti a tamponare le necessità di tutte le utenze. “La portata totale erogata verrà influenzata da perdite nel vetusto acquedotto non al momento individuabili”, avverte il Comune nel suo comunicato del 17 gennaio. Ma quelle perdite occulte” suonano più come un tentativo di giustificare un’errata valutazione, piuttosto che una spiegazione. E in ogni caso l’amministrazione avrebbe potuto intervenire per ridurle, ricorrendo a una soluzione sponsorizzata proprio dal ministero dell’Ambiente. L’ha mostrata nell’aula consiliare Giuseppe Schermi, esibendo un campione di materiale polimerico progettato per le riparazioni rapide nelle reti idriche colabrodo.

Il “relining” che avrebbe riparato la rete colabrodo.

“Abbiamo esempi concreti di gestori che utilizzano modi per ridurre del 70 per cento la perdita di acqua con attività non invasive sulle tubature, ha dichiarato il ministro Sergio Costa all’agenzia Ansa, riferendosi alle tecnologie di cosiddetto “relining“. Si tratta di una metodologia che inietta nelle condutture una sostanza che si deposita sulle pareti come una pellicola, per espandersi successivamente diventando un tubo nel tubo. Che in questo modo viene sigillato, otturando le fessurazioni e aumentandone la resistenza meccanica. Le espressioni stranite, apparse su tecnici e amministratori quando il consigliere d’opposizione consegnava alla presidenza il campione di tubazione polimerica, hanno raccontato bene come non ci avessero pensato. A questa, come a qualsiasi altra soluzione. “Water safety plane” compreso.

Giuseppe Schermi, Diem25, mostra in aula il tubo in polimero per il relining dell’acquedotto.

Piano emergenza: autocisterne pronte solo su Telegram.

Sin dall’inizio l’Asp ha chiesto al Comune un Piano per rifornire la popolazione in situazione di emergenza. Alla fine ciò che ha ottenuto sono 2 paginette zeppe di notizie varie, e una semplice riga sulle soluzioni per affrontare il momento di crisi acuta:“Durante i giorni di lavorazione sarà assolutamente necessario attivare un servizio di autobotti per le utenze che non verranno approvvigionate”. Manca il “passo e chiuso”, ma è come se ci fosse. Perché l’assenza di quel “servizio assolutamente necessario” con le autocisterne, che “il Comune ha predisposto” per il 20 gennaio solo su Telegram, alle casse comunali potrebbe costare parecchio caro in termini di risarcimenti.

Federconsumatori: interlocuzione per i risarcimenti.

Gli avvocati che stanno raccogliendo le istanze di diffida e messa in mora dagli utenti economicamente dissanguati – almeno altri 60 sono pronti a far partire le pec legali – hanno materiale in abbondanza per mettere il Comune spalle al muro. Dalle comunicazioni carenti alle autobotti mancanti, passando dagli appalti assegnati in via ordinaria senza la somma urgenza, sarà davvero arduo per l’ufficio legale comunale far valere in giudizio le scappatoie accordate agli Enti pubblici. Alla Federconsumatori ne sono consapevoli, per questo puntano a una interlocuzione preliminare” con l’amministrazione. Che consenta una soluzione economicamente ragionevole per tutti. Ai loro assistiti, perché hanno un immediato ristoro dei patimenti subiti in oltre 3 mesi. E alle finanze municipali, che si sottraggono a spese legali pesantissime in caso di scontata sconfitta.

Mazzate di spese legali se il Comune resiste e perde.

Incontro al Comune fra sindaca Cettina Di Pietro e i residenti nell’Isola in crisi idrica.

La lettera di una class action per i risarcimenti, costa agli utenti una decina di euro. Al massimo i 25 di quota d’iscrizione all’associazione consumatori. In caso di costituzione in giudizio, ne dovranno anticipare qualche centinaio per gli oneri della giustizia civile. Per il Comune invece la mazzata sarebbe pesantissima. Anche nel caso che il giudice bilanciasse il danno esistenziale con la necessità di stabilità dei conti pubblici, e riducesse i 35 euro al giorno riconosciuti da diverse sentenze. Perché l’onorario che il soccombente dovrà corrispondere ai legali vittoriosi sarebbe in percentuale a quanto chiesto in fase di istanza, e non a quanto realmente ottenuto in sede di giudizio. Ma un’amministrazione M5s che “esordì” a Palazzo con la polemica sulle parcelle, questo lo sa benissimo.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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