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Augusta, su Fdi il fantasma del castello: Pd vuole gli atti su cantiere

AUGUSTA – “Adesso cosa stanno demolendo al castello svevo di Augusta, dopo la cosiddetta modifica dei calcoli esecutivi? E che fine ha fatto la relazione archeologica, sugli scavi effettuati nel cortile del carcere e a pianoterra? Ma soprattutto, che ci faceva un dirigente nazionale di Fratelli d’italia come protagonista nella conferenza stampa, indetta dall’amministrazione Giuseppe Di Mare?”. Il recupero della fortezza federiciana torna a infiammare il clima politico, dopo lo scontro fra maggioranza e opposizione sui restauri a colpi di piccone decisi dalla Regione. Ad accendere la nuova polemica è il consigliere Pd, Giancarlo Triberio. Il capogruppo della minoranza ha dato notizia di una richiesta di accesso agli atti della Soprintendenza di Siracusa, “per fare piena luce su interventi che sono avvolti da una insolita coltre di mistero”. La presa di posizione arriva dopo la conferenza stampa del sindaco, che il 18 settembre dava opportuno risalto alla riapertura del cantiere. Il quale, dopo diversi mesi di stop, si rimetteva all’opera con un radicale cambio di rotta. Le demolizioni previste originariamente erano state ridimensionate dai progettisti, e ora l’esterno del penitenziario verrà salvato. Mantenendo inalterato il profilo monumentale, che da un secolo segna il paesaggio cittadino.

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Domande svicolate su demolizioni e ritrovamenti negati ma non smentiti, Triberio: restano i dubbi.

Giancarlo Triberio col rendering del vecchio progetto di restauro.

Solo che l’incontro con i giornalisti è diventato un caso nel caso. Sia per le risposte lacunose alle domande dei cronisti, arrivate dal direttore tecnico Carlo Marzio. Sia per la presenza da protagonisti degli esponenti meloniani, a un’iniziativa ufficialmente organizzata da Palazzo di città, originariamente programmata al municipio e poi spostata all’ultimo momento davanti le fortificazioni spagnole. “Ho letto gli articoli e visto il video dell’incontro con i giornalisti, e alla fine restano più dubbi che certezze su questa vicenda: perché Di Mare e il suo deputato regionale di riferimento, Carlo Auteri, cambiano discorso quando la cronista chiede espressamente cosa verrà demolito all’interno? Perché il tecnico della ditta di Venezia nega troppo repentinamente importanti ritrovamenti archeologici, che non sono mai stati smentiti, come lo stesso sindaco fa poi rilevare? Perché l’assessore alla Cultura, il noto storico locale Pino Carrabino, se ne sta ai margini in stretto silenzio?”. Triberio, insieme col gruppo di Forza italia che all’epoca non era ancora in maggioranza, aveva fatto una battaglia in consiglio. Si era creato un fronte bipartisan, anche con ampi settori del mondo culturale cittadino, per preservare i bracci di reclusione di maggiore interesse storico.

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Smantellato il vecchio carcere, silenzio sulle celle dove sono passati briganti e brigatisti rossi.

Esterno del vecchio carcere che non verrà più demolito.
copertina, ingresso del cantiere di restauro.

Concordando con molte associazioni, i consiglieri non allineati ai Palazzi chiedevano di conservare le celle dove sono passati i briganti rimasti borbonici dopo l’unità d’Italia, i quali spesso erano semplici contadini che si ribellavano all’oppressione fiscale dei “piemontesi”. E poi il reclusorio ha accolto i superstiti della banda organizzata nel dopoguerra dal separatista Salvatore Giuliano, autore della strage di contadini a Portella della Ginestra. Infine fra quelle sbarre sono stati rinchiusi in gran segreto i brigatisti rossi, che negli anni di piombo vi hanno lasciato graffita la famigerata stella a cinque punte. “Che fine faranno queste celle dove è passata la storia italiana?”, chiede oggi il consigliere Pd. Riaprendo lo scontro con la Regione, e “con chi in loco le tiene bordone per calcolo politico, senza curarsi del possibile danno irreparabile al patrimonio culturale cittadino”. Il castello svevo presenta da tempo crepe che fanno temere crolli disastrosi. Così l’assessorato regionale ai Beni culturali, retto all’epoca dal leghista Alberto Samonà durante la presidenza dell’attuale ministro meloniano Nello Musumeci, per non perdere i finanziamenti aveva accelerato sulla soluzione più sbrigativa. Cioè demolire tutto ciò che era stato costruito dalla fine dell’Ottocento, per alleggerire il peso delle murature e riportare il monumento alle strutture di epoca spagnola. Una scelta però fortemente contestata sia dai geologi che dallo stesso mondo accademico, ma difesa d’ufficio da chi doveva beneficiare della buona disposizione del governo regionale. Un beneplacito arrivato per primo dall’amministrazione 5 Stelle, che il suo successore ha poi opportunisticamente mantenuto. Vantando però il risultato finale di aver fatto restare intatto lo skyline dell’isola, anche se al prezzo di una polemica al vetriolo col Pd. Attento a mettere il dito nella piaga dei rapporti “ambigui” fra Fdi e il sindaco.

PER APPROFONDIRE: Augusta, carcere dei brigatisti da demolire: bufera sui restauri al castello

Un caso politico la conferenza stampa del sindaco insieme al dirigente nazionale Fratelli d’italia.

Marco Stella. Pietro Forestiere, Carlo Auteri, Giuseppe Di Mare, Carlo Marzio.

La conferenza stampa che ha aperto un caso politico senza chiudere l’altro sulle demolizioni, si è infatti colorata di giallo. “Si arriva alla riapertura del cantiere per il primo lotto funzionale, lavori di tutela di competenza dell’assessorato regionale dei Beni culturali oggi guidato da Francesco Scarpinato, grazie anche all’interessamento di Fratelli d’Italia attraverso tutti i propri esponenti da Augusta a Palermo (con l’onorevole Auteri) e alla collaborazione istituzionale dell’amministrazione e degli uffici comunali“. A scriverlo in un post è Pietro Forestiere, dirigente nazionale Fdi, presente da protagonista nella conferenza stampa del sindaco e regolarmente presentato come tale dal suo deputato regionale. Ma del protagonismo meloniano nel sbloccare la pratica restauri negli uffici della Regione, Di Mare invece non fa cenno nel suo intervento social. Limitandosi a sottolineare solo la presenza dell’esponente all’Ars, aggiungendo che “la buona notizia è che i lavori si concluderanno entro i prossimi due anni. Adesso lavoriamo affinché venga finanziato anche il secondo lotto, per poter avere così un’opera completa e fruibile per l’intera Città“.

PER APPROFONDIRE: Samonà ad Augusta per demolizioni al castello, Fi: pronta “notizia di reato”

Auteri sempre più stretto fra la disciplina di partito e il sindaco che l’ha fatto eleggere all’Ars.

Carlo Auteri.

Secondo indiscrezioni, l’ideale taglio del nastro stava per avere due cerimonie in contemporanea. Una organizzata al castello dal locale circolo Fratelli d’italia, per sottolineare il risultato raggiunto col loro assessore Scarpinato, che andava incontro alle richieste della intellighenzia cittadina. E l’altra al municipio, con una conferenza stampa laconicamente convocata dall’ufficio di gabinetto senza indicare i relatori. Impossibilitato all’ubiquità e per non fare sgarbo ad alcuno, Auteri stesso si sarebbe fatto parte attiva di riunire le due iniziative, in un’unica diretta streaming davanti il cantiere. Rispettando così le regole di un partito del quale ha bisogno, soprattutto a Palermo. E salvando allo stesso tempo i rapporti con quell’amministrazione augustana di centrodestra, che è stata decisiva per la sua elezione all’Assemblea siciliana. Solo che nella fretta di metterci il cappello, Fdi e sindaco non hanno tenuto conto che la Soprintendenza passava per inefficiente comprimaria. Nonostante risalga a maggio di due anni fa il documento firmato dalla ditta veneziana, dove si dichiarava alle Belle arti di Siracusa il concreto inizio dei lavori appaltati per 2 milioni e 800 mila euro, con ulteriori 600 mila destinati agli oneri di sicurezza. E altri 800 mila euro rientranti fra le cosiddette somme a disposizione.

PER APPROFONDIRE: Augusta, scavi top secret al castello trovano mura greche e romane

Città di Augusta: ritrovamenti archeologici ricoperti. Castellana sicula: Comune finanzia gli scavi.

Francesco Calderaro.

Un quadro economico ai prezzi del 2019, nel quale rientrano anche gli scavi archeologici affidati a una cooperativa con sede in provincia di Siena. Nel corso dei quali sono stati trovati resti di epoca greca, romana e bizantina, sui quali è calata una cappa di silenzio dopo essere stati nuovamente ricoperti. Eppure, in Sicilia c’è un’amministrazione comunale che ha contribuito a finanziare lo scavo in corso di un antico abitato, che va dall’epoca ellenistica fino a quella sveva. Il perché lo spiega il sindaco Francesco Calderaro, al Tgr del 21 settembre. “Lo scopo è di entrare nel circuito dell’informazione archeologica, che ho scoperto essere molto molto seguito da un certo tipo di turismo“. Il sito, che secondo quel primo cittadino “potrebbe farci fare un salto di qualità”, è solo un piccolo villaggio rupestre in contrada Muratore. Il comune è Castellana Sicula, poco più di 3 mila abitanti nel cuore delle Madonie, fondato solo nel 1947. Ma attento alla sua storia passata, più di altre “città” dal gonfalone blasonato.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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