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Augusta, i misteri del castello svevo: spuntano le fornaci “secretate”

AUGUSTA – Per due anni hanno demolito in fiducia, poi si sono stancati di aspettare che la Regione Siciliana perfezionasse tutti gli atti dell’appalto. E così i lavori al castello svevo di Augusta si sono interrotti di botto, col cantiere chiuso da mesi e gli scavi archeologici coperti nuovamente. Con tutti i loro interrogativi sulle mura di ipotizzata fattura greca e romana trovate sotto la piazza d’armi, e i forni di una fabbrica di ceramiche riemersi dal piano terra. Una storia surreale, per una “Città” impegnata a rilanciarsi come polo culturale in provincia, che fa il paio con quella dell’antiquarium di Megara Iblea. Dove il museo gioiello, con reperti arcaici e neolitici persino sotto il pavimento, non riapre perché “manca una firma” per far partire la ristrutturazione. Come ha confermato il direttore ad interim del parco, Giuseppe D’Urso, davanti agli allibiti professori arrivati dalla Francia. Ma se nell’antica colonia in mezzo alle raffinerie gli studi vanno avanti, grazie alla tenacia della Scuola francese di Roma, sulla fortezza federiciana è calata una cappa di silenzio. Stesa a coprire un gioco delle parti fra l’assessorato regionale di Palermo e la Soprintendenza di Siracusa, che ha messo in mezzo la stessa amministrazione comunale, destinataria di assicurazioni cui poi non seguono risultati concreti.

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Il gioco della parti fra Soprintendenza e Regione per “tranquillizzare” l’amministrazione.

La tabella lavori del cantiere interrotto.

Nonostante si tratti di soldi pubblici “sul cui impiego si deve rendere conto ai cittadini attraverso la stampa” – come ebbe a dire l’ex soprintendente Rosalba Panvini a un corso di formazione per giornalisti, riguardo la pubblicità sugli scavi archeologici – a chiedere informazioni sui lavori al castello si sbatte contro un muro di gomma. Sui restauri a colpi di piccone, così come sui reperti trovati sotto la fortezza federiciana, le bocche restano rigorosamente cucite. Filtrano solo rumors, che fra l’altro si contraddicono a vicenda, dove l’unica verità acclarata resta il cantiere sbarrato. La prima indiscrezione uscita da ambienti vicini a Palazzo di città, racconta del sindaco Giuseppe Di Mare a cui personalmente i funzionari palermitani avrebbero assicurato la definizione delle pratiche d’appalto in sospeso. Solo che della ditta di Venezia vincitrice, non si è ancora visto un operaio tornare in cantiere. Hanno fatto giusto in tempo ad anticipare le spese per i sondaggi archeologici, i cui risultati rischiano fra l’altro di rimettere in discussione il progetto appaltato. Un’altra voce filtrata dalla Soprintendenza riporta di una conferenza stampa ai primi di giugno, dove illustrare i risultati dei lavori fatti, ma dagli stessi ambienti poi non arriva alcuna conferma.

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Mistero su fabbrica di ceramiche sotto il pavimento: e i muri greci “ringiovaniscono” mille anni.

Reperti ceramici dall’ultimo scavo francese a Megara Iblea.

Così come nessuna conferma viene data sugli ultimi ritrovamenti al castello, dove è saltato fuori un insediamento produttivo per la fabbricazione della ceramica. Se gli archeologi hanno già abbozzata una possibile datazione, se la tengono riservata. Essendo sotto la fortezza federiciana, che secondo alcune fonti storiche venne costruita sulle rovine di una torre bizantina, quelle fornaci sono sicuramente antecedenti la fondazione ufficiale di Augusta. Ma di quanto l’hanno preceduta? Perché sulle datazioni c’è un silenzio anomalo, al punto da suonare sospetto. Le mura che erano subito apparse come romane e – ancora più sotto – addirittura greche, ora vengono ufficiosamente “riconsiderate” quando si chiedono dettagli. Spostando la datazione ipotetica di mille anni avanti, anche se non è verificabile da chicchessia, visto che ceramiche e scavo sono inaccessibili a tutti. Possibile che gli esperti abbiano scambiato il manufatto di un periodo, per un altro così lontano pure nello stile, come se un architetto vedesse la tipologia romanica in una basilica e poi la “riconsiderasse” rococò? Sicuramente reperti cronologicamente più giovani sono anche più “tranquillizzanti”. Innanzitutto perché non fanno riaccendere le discussioni sulla demolizione del vecchio carcere Novecentesco, già fortemente contestata prima ancora che sottoterra venissero trovati i resti antichi.

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Scavi coperti e risultati “secretati” per paura dei ladri nel sito sorvegliato da un commissariato.

Se non ci sono da cercare acropoli o santuari inaspettati, la Soprintendenza può inoltre impiegare i pochi fondi a disposizione per scavi più “interessanti”, almeno dal suo punto di vista. Che poi è quello di un ente pubblico diretto dalla politica regionale, la quale negli ultimi tempi ha accantonato gli archeologi cresciuti nelle polverose trincee di scavo, per affidarli agli architetti formatisi in redditizi studi professionali. Gli augustani invece avrebbero da ridire sull’importanza di ricerche sotto il castello, che potrebbero portare indietro di un millennio la nascita della loro città. E magari dare finalmente una spiegazione all’antico toponimo di Piano delle colonne, con cui veniva indicata una parte dell’isola più vicina alla fortezza. D’altronde, che importanza darebbero i siracusani, se sotto l’Ortigia corinzia spuntasse traccia di un muro col cartiglio del faraone Cheope? I francesi, i cui scavi a Megara Iblea se li sono fra l’altro finanziati da soli, per esempio non hanno avuto alcun problema a raccontare gli studi in corso. Su invito dell’Archeoclub lo hanno fatto nell’antiquarium della colonia il 17 maggio, proprio due giorni dopo aver ricevuto la visita notturna dei tombaroli. Il loro professore non ha avuto remore a rispondere ai giornalisti, nonostante una posta in gioco che potrebbe avere risonanza in tutte le università del mondo, se si trovasse uno dei primi templi di tutta la storia greca dedicato a Hera. Al castello svevo invece si è coperto tutto, anche in senso metaforico, e la Soprintendenza si rifugia nel riserbo “per preservare il sito” dai ladri di cocci. Nonostante su uno dei bastioni spagnoli ci sia piazzato proprio il commissariato di polizia.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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