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Augusta, cineteca comunale per ricordare la grande illusione industriale

AUGUSTA – “In attesa di trasferirsi nel convento di San Domenico quando verrà ultimato il restauro, nella biblioteca comunale di Augusta ci sarà una sezione Cineteca dove raccogliere le pellicole che l’hanno vista protagonista”. Quando Pino Carrabino annuncia questo punto del suo programma come nuovo assessore alla Cultura, probabilmente non immagina la portata dirompente di una raccolta di pellicole sulla città. Perché accanto qualche film fra gli anni ’50 e ’70 dove il paesaggio cittadino funge da set per i protagonisti, ci saranno anche i cinegiornali Luce. E basta qualche ricerca su YouTube, dove da qualche anno è stato caricato quel formidabile archivio di filmati, che salta fuori la Settimana Incom del 26 giugno 1964. Dove un magniloquente reportage considerava questo paese del Siracusano come esempio della Sicilia di oggi che ha sincronizzato il suo tempo sull’orologio del progresso“. Solo che 60 anni dopo, quell’inchiesta su una terra che “ha trovato dunque la sua strada” suona in modo molto diverso delle intenzioni originarie. Il servizio giornalistico riporta l’orologio della Storia a un’epoca dove i drammi di oggi erano invece visti come speranze di riscatto. Conservare questo recente passato in una collezione bibliotecaria è ora il miglior modo per imparare a leggere il presente, immaginando il giudizio che potranno darne in futuro.

Carretti e ciminiere, i reportage dell’ottimismo d’epoca.

Copertina, frame dell’ottimistico Cinegiornale Luce 1964.
Sopra, foto 2019 di un Petrolchimico con molto fumo e poco lavoro.

“La prima immagine della nuova Sicilia ci viene incontro dalla raffineria di Augusta. E’ il più grande e più moderno impianto per la produzione di lubrificanti esistente in Europa, uno dei più grandi al mondo”. Così esordisce il reportage firmato da Aldo Scimè ed Emanuele Cavallaro, dopo una carrellata in bianco-nero di carretti siciliani e tonnaroli all’opera, definite “ricordi che presto diventeranno leggenda”. A deturpare il paesaggio agreste intorno il golfo Megarese c’era solo la Rasiom, il resto del Petrolchimico sarebbe arrivato di lì a poco. Ma bastava quell’unico stabilimento a giustificare una narrazione che oggi farebbe molto riflettere. “Abbiamo evitato a questa manodopera di andare incontro ai disagi di uno spostamento a Nord“, dice il presidente Esso dell’epoca. “Ecco dunque eliminata almeno in parte una delle piaghe più dolorosa dell’isola: l’emigrazione“, conclude il giornalista. “I siciliani cominciano a trovare il lavoro in casa, e non è più un lavoro pesantissimo per loro: i braccianti sono diventati operai“. Il reportage prosegue con interviste dense di ottimismo. Ci sono professori, studenti, banchieri e l’immancabile sindaco pro-tempore. La città stava cambiando, credevano in meglio per i loro figli, senza immaginare cosa invece lasciavano ai nipoti.

Nei cinegiornali Luce speranze nel domani mai arrivato.

“Accanto alla raffineria nascono continuamente nuove fonti di lavoro – raccontava il cinegiornale Luce. Lo spettro dell’emigrazione, della disoccupazione, della sottoccupazione si allontana sempre più. Nelle città fervono nuove scuole dove i ragazzi si preparano a un futuro migliore di quello dei loro genitori. Un tempo l’analfabetismo regnava sovrano in quasi tutte le contrade. In ogni centro di qualche importanza apre almeno una biblioteca. Nuovi fabbricati sostituiscono le vecchie e sbilenche casette dei pescatori. E chi lavora ha un guadagno stabile che gli consente di portare ogni settimana i suoi risparmi in banca“. Secondo la Settimana Incom del 1964  “ci si sente più sicuri, adesso. La vita non è più per tutti loro una preoccupante avventura. Ad Augusta molte cose sono cambiate. La gente sembra più serena. Il lavoro è un lavoro sicuro, stabile, ha trasformato tutti. La casa non è più una meta irraggiungibile. Questa zona un tempo era un accecante deserto di sale, oggi si può dire che solo gli anziani lo ricordino ancora. Uomini e donne si avviano verso un lavoro sicuro, un lavoro sereno”.

Il passato gettava via ciò nel presente è diventato pregio.

Cinquantasei anni e due generazioni dopo, i figli combattono per avere una pensione prima di diventare Matusalemme. Per i nipoti le scuole frequentate non bastano più a salvarli da emigrazione, disoccupazione e sottoccupazione. All’analfabetismo grammaticale si è sostituito quello funzionale, dopo che la scomparsa degli aggregatori culturali ha delegato l’alfabetizzazione a tv e internet. Le “sbilenche casette dei pescatori” sono diventati costosi appartamenti vacanze dove le hanno conservate, come a Marzamemi. I “nuovi fabbricati” che le hanno sostituite sono costellate di “vendesi” sbiaditi e balconi avvolti nelle reti di sicurezza. Di gente serena non se ne vede, di lavoro sicuro e stabile nemmeno, e il mutuo per la casa è diventato una chimera. Il “deserto di sale” che a Trapani hanno risparmiato dai palazzinari è in lizza per diventare Patrimonio Unesco, quel poco rimasto in Borgata e a Punta Cugno invece deve essere continuamente difeso con le unghie e con i denti dagli ambientalisti. Quel minimo di lavoro precario che c’è, non è né“sicuro” né “sereno”, sia per gli uomini che per le donne. Il cinegiornale Luce mostrava l’abbondante fumo nero di una ciminiera come immagine di prorompente progresso. Che in eredità ha lasciato un ambiente naturale da bonificare radicalmente, e un ambiente sociale flagellato dal cancro. Questo repertorio filmato di aspettative svanite e tragiche illusioni, ora entrerà nella biblioteca comunale per diventare memoria storica in senso ampio. 

Carrabino, storico e assessore: formarsi per il futuro.

Pino Carrabino.

Carrabino non ha ancora fatto in tempo, mentalmente e materialmente, a cessare la presidenza della Società di storia patria. Perciò quando parla di Cineteca nell’antico convento domenicano, già esistente quando l’imperatore svevo stupor mundi fondò Augusta, ha l’approccio dello studioso. Ci vuole il cronista a catapultarlo nella sua nuova realtà di amministratore, e nelle attuali riflessioni che quel cinegiornale solleva. “In effetti il filmato da un lato mostra la cesura fra la vecchia Augusta di agricoltura e pesca, e il mondo nuovo dell’industrializzazione; con i depositi della Banca popolare gonfiati dai risparmi, e le famiglie ben vestite a passeggio nei giardini pubblici. Ma dall’altro sembra il presagio di una svolta che poi porterà a una presa di coscienza ambientalista“. L’assessore si rende conto che la Cultura è sterile, “se accanto l’esaltazione della identità non trova anche le motivazioni per la speranza. Già oggi è venuta meno la formazione della manodopera specializzata, perciò si può ipotizzare che pure la monocultura industriale presto farà parte del passato”. Immagina che si andrà verso “uno sviluppo artigianale e del terziario, per cui già ora dobbiamo pensare a un’adeguata formazione“. In realtà il vecchio Istituto Luce e l’odierna pandemia insegnano come il presente raramente ci indovina sul futuro. Per questo arrivarci in salute e istruiti è il miglior modo per affrontarne le sorprese.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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