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Augusta, minoranza compatta: in aula il McDonald’s che parla “catanese”

AUGUSTA – Il McDonald’s sul terreno del Comune già destinato a verde pubblico diventa un caso, che il consiglio comunale deve “attenzionare per i tanti profili di irregolarità”. L’opposizione di Augusta si compatta sul fast food nel palmeto abbandonato adiacente il Palajonio, autorizzato dall’amministrazione senza passare da un dibattito consiliare. Contro la delibera di giunta del 13 gennaio si erano già fatti sentire Natura sicula e Legambiente, con una formale diffida al sindaco Giuseppe Di Mare per “revocare l’atto in autotutela”. Ora mobilita l’intera minoranza con la richiesta di una seduta monotematica urgente, dove “siano invitate anche le associazioni ambientaliste, culturali e sportive che operano sul territorio”. I nove consiglieri firmatari concordano con le critiche degli ecologisti, su un provvedimento che “priverebbe la zona Borgata di un consistente patrimonio arboreo”. E contestano violazioni del Piano regolatore sulle destinazioni d’uso urbanistiche, nonché del Testo unico enti locali relative alle competenze sul patrimonio comunale.

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Opposizione chiede una seduta urgente: concessione “arbitraria”.

Il comunicato diffuso il 26 febbraio da 5 Stelle, Nuovo patto per Augusta e Centro democratico popolare, riprende una “questione già posta all’attenzione dell’opinione pubblica”. Ma visto che Palazzo di città “non ha inteso procedere”, la minoranza formalizza i rilievi avanzati dai legali di Natura sicula e Legambiente. I tre gruppi consiliari sottolineano che “la giunta ha completamente esautorato dalle sue competenze il civico consesso, unico organo atto a deliberare in merito” all’utilizzo dei beni immobili del Comune. Roberta Suppo, Marco Patti, Chiara Tringali, Giancarlo Triberio, Pippo Gulino, Milena Contento, Manuel Mangano, Corrado Amato e Mariangela Birritteri parlano inoltre di “nessun rispetto per le regole sulla trasparenza e concorrenza: l’affidamento è avvenuto in assenza di procedura di gara a evidenza pubblica”. Nonostante “un precedente atto della stessa giunta, in cui si specificava che l’avviso era soltanto a finalità esplorative e non già per definire l’assegnatario”. La nota congiunta fa notare che “l’amministrazione ha concesso, in maniera arbitraria, il permesso a una società privata di realizzare un fabbricato in zona F”. Cioè in un’area che il Prg riserva “per attrezzature e impianti di interesse generale, restando esclusa la possibilità di destinazione alla realizzazione di attività commerciali private”.

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Il marchio è Usa ma la gestione sarà della catanese Etnafood.

Il profilo del presidente di Etnafood.

La “concessione in diritto di superficie a McDonald’s prevede tuttavia che la società costruisca un parco giochi e un campo di mini-basket, da cedere subito al Comune. Ma per l’opposizione si tratta solo di un escamotage per aggirare le norme urbanistiche, e dare regolarità formale all’edificazione di un ristorante da 500 metri quadrati. Che diventerà di proprietà comunale al termine della concessione trentennale, per la quale però è possibile il rinnovo e la rinegoziazione. Sarà inoltre versato alle casse municipali un canone annuo di 45 mila euro, Iva esclusa. Lo schema di convenzione è stipulato col “procuratore speciale della McDonald’s Developement Italy LLC”, con sede legale nello statunitense Delaware e “sede operativa” nella milanese Assago. Ma all’articolo 10 è permesso “l’affidamento della gestione dell’attività, anche nella forma del franchising”. Infatti non saranno gli americani a gestire il fast food di Augusta. Se ne occuperà la Etnafood Srl, società dedicata all’apertura, promozione, gestione e conduzione di punti vendita a marchio McDonald’s in Sicilia e Calabria”. La cui sede è nel centro di Catania.

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Società alla pari fra McDonald’s e un socio locale dal basso profilo web.

Come riporta il Modello di organizzazione, gestione e controllo depositato alla Camera di commercio, la Srl catanese “è la prima joint venture costituita in Italia da McDonald’s Development Italy LLC nel 2007, con lo scopo di gestire e sviluppare diversi ristoranti a marchio McDonald’s nella Sicilia Orientale, in virtù di contratti di franchising di volta in volta conclusi”. Perciò ”le attività di supervisione operativa, nonché le attività connesse la gestione amministrativa e contabile dei ristoranti, sono svolte dalla Srl mediante la sottoscrizione di un apposito contratto di service”. Il documento societario riporta che ”le azioni della Società sono detenute al 50 per cento da McDonald’s Development Italy LLC, e per la restante parte dal signor Pietro Vadalà”. Che nell’organigramma societario riveste il ruolo di managing director, mentre il presidente di Etnafood è Salvatore Tarricone. Ma se su quest’ultimo manager si trova facilmente in rete un corposo curriculum, del socio alla pari con gli americani ci sono solo accenni nelle cronache locali riguardanti le inaugurazioni dei fast food.

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Nel palmeto comunale l’ultimo fast food di una Srl con 722 dipendenti.

terzo da sinistra,Pietro Vadalà celebra l’accordo con Oranfreezer (foto da Meridionenews).
copertina, il palmeto dove sorgerà il McDonald’s.

Eppure Vadalà, consigliere delegato semi-sconosciuto dal web, amministra un piccolo colosso della ristorazione nel Meridione. Il sito della Etnafood parla di “18 siti, 12 Mcdrive, 722 dipendenti”. Nel 2020 erano 655, secondo quanto riporta il Portale per i servizi alle imprese. Il fatturato registrato in quell’anno dei lockdown duri è stato di 37 milioni e mezzo, con un utile vicino ai 2 milioni. Ma nel 2019, prima della pandemia, aveva superato i 3,3 milioni di attivo con un fatturato vicino ai 47 milioni e mezzo. Un vero e proprio boom nei bilanci, perché rispetto l’esercizio 2018 i guadagni erano aumentati del 58 per cento, a fronte di un fatturato cresciuto del 24 per cento. Quando nel febbraio 2020 la multinazionale ha presentato a Catania l’accordo con Oranfreezer, per rifornire i 450 McDonald’s italiani con 500 tonnellate annue di arance siciliane Igp, il socio alla pari nella Srl catanese aveva annunciato che “entro 5 anni vorremmo aprire 10 ristoranti in Sicilia orientale”. Giarre era il primo di questi, creando 35 posti di lavoro e altrettante polemiche sulla collocazione. Augusta probabilmente era già nei programmi societari quando era amministrata dai grillini, ma è stato con la sindacatura Di Mare che il piano si è fatto concreto. Trovando un’amministrazione che rinuncia a riqualificare in proprio un’area verde, dove c’è un bosco di palme nane lasciato nell’incuria da anni, pur di incrementare l’occupazione.

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In aula gli interrogativi sui costi ambientali e i benefici occupazionali.

Il dibattito consiliare monotematico permetterà di fare luce sui costi-benefici di un’operazione commerciale, che per la prima volta vede il Comune in “partneship” con una società catanese. L’opposizione ha chiesto la presenza in aula degli ambientalisti, e resta da vedere se la presidenza del consiglio inviterà anche la Etnafood, che gestirà in concreto il “sito” di Augusta. Solo allora si avranno dettagli sul piano di assunzioni previste, e sui relativi contratti. Nell’attesa di quel confronto, un’idea si può ricavare da un’intervista pubblicata su Repubblica nell’aprile 2013. Dove l’amministratore delegato di McDonald’s Italia, Roberto Masi, diceva che “oltre il 90% dei nostri dipendenti ha un contratto stabile. Nello specifico, il 70% degli assunti hanno contratti part-time in media di 24 ore la settimana (ma ci sono anche contratti di 12 o 30 ore settimanali) mentre il restante 30% è full-time con un orario di 38 ore la settimana. Quanto agli stipendi mensili sono in linea con i contratti nazionali del turismo: 800 euro lordi (circa 630 netti) per il part-time di 24 ore che in molti casi salgono a circa 950 lordi pari a 750 netti se si considerano gli straordinari o i festivi”.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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