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Augusta: parchi solari in aree verdi, il ‘mistero’ piano Asi vigente al Comune

AUGUSTA – Una interpretazione normativa controversa sul perimetro delle Aree sviluppo industriale, uno strumento urbanistico vecchio mezzo secolo che torna in vita, un ufficio tecnico che si è “emancipato” da amministrazione e consiglio comunale, e terreni agricoli di Augusta che di punto in bianco diventano idonei a impiantarvi parchi solari. Sono gli elementi di un caso politico-amministrativo fatto scoppiare dall’ex sindaco Carmelo Tringali, democristiano doc della Prima repubblica e oggi vicino alle posizioni renziane. La grana urbanistica per il nuovo assessore appena nominato, Giuseppe Tedesco, arriva sotto forma di una lettera aperta a consiglieri e giunta municipale. Dove il primo cittadino degli anni a cavallo fra gli ’80 e i ’90, segnala “un fatto grave dalle conseguenze imprevedibili”. Riguardante la “sospensione nella attuazione del Piano regolatore Asi adottato nel 2008, nella parte che interessa il nostro territorio”. Secondo l’esposto verrebbero “rilasciati certificati di destinazione urbanistica nelle zone Prasis, senza menzionare destinazione di zona e parametri urbanistici“. Una prassi iniziata “da più di qualche anno nell’assoluto silenzio”, che per il navigato esponente della vecchia Dc presenta più di un mistero“.

L’ex sindaco: confusione sui Prg vigenti funzionale a compravendite e progetti improponibili?

Il documento protocollato il 15 novembre, pare dopo un’infruttuosa interlocuzione con alcuni amministratori, apre un caso spinoso. Il collaudato politico democristiano chiede infatti “se questa misteriosa attività sia funzionale a compravendita di terreni, per realizzare progetti improponibili con il nuovo Piano Asi”. Tringali avverte che “se così fosse, tutti coloro che hanno investito in forza della certificazione ricevuta, esporrebbero il Comune a richieste di risarcimento milionarie”. Secondo l’ex sindaco, all’Urbanistica si sarebbe formato questo orientamento dubbio già durante la precedente amministrazione, complice la presenza di assessori 5 Stelle poco smaliziati. L’eredità oggi consegnata ai successori, è quella di un “restyling a cui è stato sottoposto d’ufficio l’articolo 22 delle norme di attuazione del Prg Calandra“. Si tratta di uno strumento urbanistico risalente al 1973, che indicava “le aree già individuate e vincolate al piano di sviluppo industriale“. La lettera aperta denuncia che alla “dizione originale” ne è stata aggiunta un’altra dai funzionari comunali. Che autonomamente avrebbero allargato le maglie, rimandando al Piano Asi dello stesso anno senza considerare quello più recente, adottato nel nuovo millennio.

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Tringali s’interroga sul “mistero” delle norme urbanistiche 1973 prevalenti su quelle del 2008.

Carmelo Tringali.
copertina: zona industriale (repertorio).

“Una volta bloccato il nuovo Prasis adottato nel 2008, come possa rientrare il vecchio piano del 1973 è un mistero e una follia, scrive Tringali. Anche perché questa apparente anomalia di norme urbanistiche precedenti che prevalgono su quelle successive, riguarderebbe “solo il nostro territorio”. L’ex sindaco perciò si chiede come sia stato possibile consentire a “un ufficio che non ha potere e competenza per bloccare un Piano comprensoriale di ben 4 Comuni, senza che amministrazione e consiglio comunale siano coinvolti”. In sostanza, secondo l’espediente ex amministratore, all’ufficio tecnico starebbero praticando un gioco di prestigio sulle norme urbanistiche da applicare. Emettendo certificazioni, esemplifica il documento “per comprendere meglio”, paragonabili “a un certificato di nascita senza la data in cui si è nati”. Di fatto, ciò consentirebbe ad alcune superfici agricole la possibilità di trasformarsi in insediamenti produttivi, in particolare destinati a pannelli solari coi quali sfruttare le opportunità offerte dalla transizione ecologica.

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Ombra speculazione sui terreni agricoli destinati alla transizione energetica dopo la loro vendita.

Tringali ventila che questi terreni avrebbero recentemente avuto cambiamenti nella proprietà, prima che le certificazioni comunali aprissero la strada a una destinazione per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Insomma, sospetta questo democristiano d’antan, la nuova imprenditoria green nel perimetro Asi prenderebbe i contorni della speculazione vecchio stile. Il documento esorta inoltre l’amministrazione a “non affidarsi a dei pavidi rappresentanti, o peggio ancora a dei furbi in cerca di prebende”. La lettera aperta a consiglieri e amministratori conclude avvertendo delle “conseguenze che tutti avete il dovere e l’obbligo di scongiurare”, se qualcuno di quei certificati finisce in tribunale. Arrivando da un ex sindaco Dc passato attraverso la graticola di Tangentopoli, è un consiglio su cui pochi reduci da quegli anni sorvolerebbero a cuor leggero. Specialmente in un momento in cui i cambiamenti climatici, e le ripetute devastazioni delle alluvioni, impongono un’attenta riflessione sull’uso del suolo e del suo consumo.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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