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Fast food Augusta, un McDonald’s su un’area verde del Comune

AUGUSTA – “L’inglese è il tuo futuro”. Si è trasformato quasi in uno sberleffo per le paninerie di Augusta, il cartellone pubblicitario che da giorni campeggia vicino al Palajonio. Perché quel 6 per 3 di una scuola privata siracusana è improvvisamente diventato profetico, quando il 26 gennaio la giunta ha approvato la costruzione di un McDonald’s proprio in quell’area. Una decisione che ha scatenato l’opposizione della consigliera Milena Contento, formalizzata in un documento indirizzato anche alla prefettura e all’assessorato regionale Enti locali. Perché il fast food sarà realizzato in un terreno comunale, occupato da un giardino mediterraneo costato alle casse pubbliche una cifra non indifferente, anche se da anni è abbandonato a sé stesso. Una zona che il piano regolatore destina a strutture sportive, sulla quale inoltre c’è un vecchio progetto di ampliamento per l’adiacente tensostatico. Tutto cancellato per affittarlo alla multinazionale dell’hamburger, a 3 mila e 750 euro mensili per i prossimi 30 anni. Mettendogli a carico la cura delle piante che non sono state sacrificate al tempio del junk food, nonché la realizzazione di un campo da mini-basket per smaltire i grassi saturi, e un parco giochi come attrattiva alternativa alle patatine fritte.

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Contento: sospendere concessione a multinazionale, farà chiudere le nostre paninerie.

La consigliera voleva far partire subito il dibattito nell’aula consiliare, anche se la seduta del 27 gennaio prevedeva altri argomenti. Ma un’interpretazione rigorosa del regolamento ha spento sul nascere il suo intervento, che è rimasto confinato in un documento messo agli atti. “Bisognava ponderare meglio l’impatto sull’economia cittadina, dice Contento. Spiegando che “il McDonald’s condanna a morte le attività di ristorazione esistenti nel quartiere, e incide sugli stessi fornitori locali“. La multinazionale Usa, infatti, rifornisce i suoi punti vendita coi medesimi prodotti approvvigionati su larga scala. “Inoltre è stata sottovalutata la questione sicurezza, considerando che il previsto McDrive per l’asporto può generare file di auto in una strategica via di fuga“. Tanto che quando le piogge torrenziali hanno allagato la zona, la città è rimasta paralizzata. “E’ stato fatto un affidamento quantomeno frettoloso”, commenta l’esponente della minoranza. Nello scritto protocollato chiede al Comune “di sospendere l’efficacia dell’atto”. Anche perché “viene effettuato un affidamento a fronte di un avviso pubblico esplorativo di manifestazione di interesse, senza che lo stesso sia stato seguito da un bando pubblico di locazione”.

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Milena Contento fermata in consiglio sul caso del McDonald’s.
copertina e sotto: l’area verde dove sorgerà il fast food della multinazionale.

L’amministrazione: rispettato Prg e a fine locazione il ristorante diventa del Comune.

Secondo la consigliera d’opposizione, la delibera della giunta “viola le prerogative del consiglio comunale“, al quale spetterebbe “eventualmente decidere su una variante urbanistica“. Il terreno all’angolo fra corso Sicilia e via Aldo Moro, dove la “McDonald’s Development Italy LLC” vuole realizzare “un fabbricato da adibire ad attività di ristorante e bar, si trova infatti una zona classificata dal piano regolatore “a destinazione esclusiva di attrezzature sportive“. Contento sottolinea che “la normativa vigente esclude categoricamente l’edificabilità di un fondo ricadente in zona F, e preclude di realizzare manufatti di edilizia privata“, qual è appunto un ristorante da 490 metri quadrati. L’amministrazione tuttavia ritiene che il progetto rispetti “il regolamento edilizio annesso al Prg“, che consente “impianti comunque attinenti al pubblico interesse“. La condizione sarebbe soddisfatta dal fatto che “alla scadenza del termine di concessione, l’immobile adibito ad attività commerciale passerà nella piena ed esclusiva proprietà del Comune, senza che sia dovuto alcun corrispettivo alla società” con sede legale nello statunitense Delaware e sede operativa nella milanese Assago. Il campo di mini-basket sarà invece subito nella disponibilità comunale, perché “sarà cura dell’amministrazione affidarne la gestione sportiva a società preposta”.

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Niente fast food se dai sondaggi salta fuori la necessità di costose bonifiche del terreno.

Sul progetto di trasformare un pezzo di verde pubblico abbandonato in un angolo del way of life americano, pesa tuttavia la particolare situazione ambientale dell’area. La stessa delibera approvata dalla giunta “libera la società da ogni obbligo”, se i preliminari sondaggi geologici e ambientali” dovessero dare esiti sfavorevoli. Il terreno infatti è stranamente sopraelevato di un metro rispetto il piano stradale. Sotto le palme e altre particolari specie vegetali, piantate dal Comune alla fine del secolo scorso per abbellire la zona, perciò potrebbero nascondersi le macerie sgomberate in gran fretta dalle strade dopo il terremoto del 1990. La bonifica potrebbe risultare troppo onerosa per McDonald’s, superando l’esenzione dal costo di costruzione e dagli oneri di urbanizzazione, concessa in compensazione delle opere ricreative. La multinazionale comunque può restare più a lungo dei 30 anni pattuiti. Secondo l’articolo 6 dello schema di convenzione, “entro 180 giorni dalla scadenza è possibile il rinnovo della concessione a seguito di nuovi accordi tra le parti”.

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Affitto per 30 anni rinnovabile, recesso concesso in caso di zona rossa e super green pass.

Inoltre, “nel rispetto della normativa vigente al momento”, è contemplata la “eventuale riqualificazione della struttura”. In sostanza, il fast food si può ingrandire. E McDonald’s non ha nemmeno l’obbligo di gestirlo direttamente. L’articolo 10 della convezione vieta certamente alla società “di cedere, anche parzialmente, il contratto salvo espressa autorizzazione del Comune”. Però “resta inteso che non costituisce cessione del contratto l’affidamento della gestione dell’attività, anche nella forma del franchising“. L’amministrazione inoltre riconosce “che l’interesse del soggetto attuatore è ricollegato alla sostenibilità economica dell’operazione commerciale, così come da business plan presentato”. Perciò “potrà comunque recedere dalla presente convenzione, con obbligo di restituzione degli importi corrisposti all’amministrazione”, se in futuro ci saranno speciali limitazioni concernenti gli orari di apertura al pubblico e/o specifiche categorie di utenza ammessa/non ammessa”. In sostanza, l’affare resta in piedi solo se zone rosse e super green pass lo permetteranno. Se il Covid viene invece declassato a normale influenza e tutto torna business as usual, il cartellone col santo patrono affisso al Palajonio potrà essere aggiornato a “Benvenuti ad Augusta, la città di Domenico e del Big Mac.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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