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Augusta, la maggioranza fa pari e patta: perde Mangano ma entra Assenza

AUGUSTA – Gente che va, gente che viene. Ci ha messo poco la maggioranza consiliare a riequilibrare i numeri a Palazzo San Biagio. A sparigliarli ci aveva provato il simpatizzante renziano Manuel Mangano, a ridosso di un Ferragosto bollente, dimettendosi da capogruppo di Passo avanti per Augusta e finendo nella macedonia del Misto. Con la ripresa settembrina è arrivato il pareggio dell’amministrazione Peppe Di Mare, che da giorno 2 può ufficialmente contare sul sostegno di Giuseppe Assenza. Giovedì mattina, il consigliere ha formalizzato l’abbandono del gruppo d’opposizione Insieme per Augusta. Transitando in quello abbandonato dal collega, ereditandone anche la presidenza. La staffetta riporta a quota 15 i seggi occupati dai sostenitori del sindaco, che prima della pausa estiva erano già aumentati con l’arrivo di Giuseppe Montalto. E’ invece sulla geografia del consiglio, l’effetto più visibile dell’avvicendamento. Perché a rappresentare la minoranza in conferenza dei capigruppo ora ci saranno solo i 5 Stelle e l’unico rappresentante degli ultimi guliniani di ferro, Giancarlo Triberio. L’altro gruppo formato coi reduci del ballottaggio perso da Pippo Gulino, invece, si scioglie per mancanza del numero minimo.

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Si scioglie gruppo d’opposizione sotto la soglia minima: la minoranza perde un capogruppo.

Dopo il cambio di campo da parte di Assenza, finisce nel Misto l’ex dirigente dem Milena Contento, in rotta col Pd dopo la nomina nel cda Ias in quota centrodestra di Pippo Gianni. E’ costretto ad andarle dietro anche il riferimento dei forzisti Corrado Amato, che insieme a Mariangela Birritteri e al consigliere neo-maggioritario contava di riportare il simbolo berlusconiano a San Biagio. Finendo tutti nel Misto si devono tuttavia sorbire come capogruppo Biagio Tribulato, che l’amministrazione invece la sostiene fin dall’inizio. Il recordman delle preferenze alle comunali di ottobre, in quel gruppo patchwork ci si è ritrovato suo malgrado insieme Margaret Amara. La loro Attivamente era stata infatti scaricata all’improvviso dai vecchi compagni di campagna elettorale, azzerando in aula tutti i simboli della coalizione Massimo Carrubba. Una rottura che però aveva indebolito pure i frondisti, diventati Passo avanti per Augusta, proprio alla vigilia delle trattative per il rimpasto di giunta. I quali hanno persino rischiato di sparire come gruppo autonomo, quando Mangano li ha mollati a sua volta. Gli epurati invece si sono federati con la Lega e Cantiere popolare, diventando il riferimento numericamente più forte nella maggioranza.

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L’ex oppositore dei guliniani subentra al capogruppo dei carrubbiani passato al fronte opposto.

da sinistra: Manuel Mangano, Biagio Tribulato e Giuseppe Tedesco compagni di cordata di breve durata.
copertina: manifesto elettorale di Giuseppe Assenza (foto Fb).

La rapida sostituzione di Mangano consente ai superstiti carrubbiani, Roberto Conti e Giuseppe Tedesco, di sedersi a trattare (quasi) alla pari con gli altri sui nuovi assessori. Dopo la scarna comunicazione con cui Assenza comunica all’ufficio di presidenza il cambio di gruppo consiliare, e la contestuale segnalazione che lo rappresenterà come capogruppo, nessuna dichiarazione viene rilasciata a spiegare il passaggio da opposizione a maggioranza. Tutto viene rinviato a un successivo documento politico, previsto dopo un faccia a faccia con Di Mare. Così non è possibile avere conferma che Passo avanti per Augusta ne farà sicuramente uno pure per l’assessorato, e probabilmente un altro per raddoppiare questa poltrona o sostituirla con un “sottogoverno“. Meno avaro di spiegazioni è stato invece Mangano, quando si è andato a infilare controcorrente in una minoranza dove molti cercano di sganciarsi. “Non condivido molte scelte intraprese dall’amministrazione Di Mare, in particolare le ultime relative alla crisi idrica che ormai attanaglia tutta la nostra città da troppo tempo”, ha scritto su Facebook. Spiegando di aver “aderito al gruppo misto per iniziare un sano percorso di opposizione, mettendo come al solito in prima linea i problemi dei cittadini, che mi onoro di rappresentare”.

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Il neo-oppositore: mi tiro fuori prima dei posizionamenti per il rimpasto autunnale nella giunta.

Anche Mangano rimanda a una conferenza stampa i dettagli politici del suo passo indietro, per spiegare il perché ha deciso “di non sedermi al tavolo delle trattative per assessorati o posizioni varie”. In sostanza, va all’opposizione in tempi non sospetti per togliere alibi, a chi sulla sua scelta getterebbe le solite ombre del “non è stato accontentato”. Veleni che sostanzialmente potrebbero arrivare solo dai grillini, ansiosi di rappresentarsi come l’unica genuina opposizione sui temi, per ricostruirsi una “verginità” dopo il loro disastroso quinquennio di immobilismo a Palazzo. Il più giovane consigliere di questa tornata amministrativa sarà forse un po’ social-influenzabile, come sospettano nei corridoi di partito, ma comunque ha sofferto sin dall’inizio la permanenza in una maggioranza eterogenea dove la mediazione impone voti favorevoli spesso indigesti. “Non posso più difendere le scelte inopportune dell’amministrazione”, dichiara il neo-oppositore. Riconducendo il suo malcontento “all’impossibilità di incidere sull’azione amministrativa, nonostante abbia più volte sollecitato il sindaco in tal senso”.

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L’ex sostenitore accusa il sindaco di “impermeabilità” coi suoi consiglieri ma le motivazioni sono vaghe.

Mangano protesta per la crisi idrica durante l’amministrazione 5 Stelle.

Mangano cita la dura presa di posizione dell’amministrazione sull’Autorità portuale, che gli sarebbe stata presentata già impiattata quando era capogruppo, e “perciò non l’ho firmata”. Parla inoltre di “poca chiarezza” sulla situazione idrica, “che ancora non è stata risolta”. Lamentando sulla questione di “aver chiesto, insieme al consigliere Amato, una riunione urgente della commissione Lavori pubblici che ancora non è stata convocata”. La più forte contestazione riguarda la scelta del Comune di rifornire le utenze senz’acqua, attraverso un servizio di autobotti a pagamento affidato in convenzione a un privato. Anche se la tariffa è a prezzo calmierato, e l’aumento sarebbe circa un quinto rispetto il costo in bolletta del metro cubo erogato dall’acquedotto, “si tratta di un servizio essenziale che non viene fornito per le carenze imputabili all’Ente“. In realtà quest’ultimo è un problema estivo molto complesso e ultra-ventennale. Mentre la convocazione della commissione dipende dal presidente Ciccio La Ferla, consigliere di maggioranza caratterizzatosi per le posizioni non sempre ortodosse verso l’amministrazione. Ma non badare ai distinguo fa parte della dialettica politica, specialmente quando si sta in minoranza.

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Test chiave per l’amministrazione Di Mare: arriva in consiglio il suo primo bilancio.

La porta girevole a Palazzo di città che ha portato fuori Mangano e dentro Assenza, “appatta” i numeri della maggioranza ma non quelli dell’opposizione. Il fuoriuscito sembra infatti che voglia fare partita a sè, nei banchi della fila opposta. “Non c’è nessun collegamento politico coi guliniani, dichiara il consigliere, che dai grillini è ancora più lontano. Forse farà davvero il cavaliere solitario, oppure è solo il transitorio disorientamento di chi si è trovato troppo presto a nuotare fra gli squali: sarà la seduta sul bilancio il banco di prova, per saggiare la quantità dei sostenitori dell’amministrazione e la qualità di chi le si oppone. “Proverò a fare emendamenti“, annuncia il consigliere controcorrente, senza dare ulteriori dettagli sull’atteso dibattito convocato il 13 settembre. A quasi un anno dalla vittoria elettorale, il nuovo strumento finanziario è il vero esordio amministrativo della sindacatura Di Mare. Solo dopo quel passaggio in aula, si potrà riunire il tavolo di discussione per il rimpasto nella giunta. E sarà lì che si vedrà se quelle porte mobili appartengono all’Hotel de Ville, o a un saloon.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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