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Adsp Augusta-Catania darà a Palermo il monopolio servizi portuali

AUGUSTA – Punta Cugno, dopo i container catanesi arrivano i gestori palermitani. E ci resteranno per un quarto di secolo, insieme a quattro piccoli soci locali. Curando tutti i servizi di interesse generale nello scalo di Augusta, compresi quelli “comuni al settore industriale e al settore commerciale”. Estendendo la loro longa manus imprenditoriale pure alla nuova stazione marittima di Catania, destinata ad accogliere il boom dei crocieristi. Un affare da quasi 13 milioni di euro all’anno solo per i servizi, di cui 6 milioni e 700 mila li metterà la stessa Port authority. Si tratta del project financing presentato dalla Osp di Palermo, presieduta da Giuseppe Todaro. Lo stesso businessman che il sindaco Roberto Lagalla ha chiamato al vertice di Rap, la partecipata che nel Comune capoluogo cura la raccolta rifiuti, e gestisce la discarica di Bellolampo insieme alla manutenzione delle strade palermitane. La Srl del manager tuttofare si è già aggiudicata l’esclusiva nei porti nord occidentali dell’Isola, dopo una gara sul progetto di finanza del quale era proponente, nonché unica partecipante. Adesso punta a tutti i servizi “non coincidenti né strettamente connessi alle operazioni portuali“, di competenza dell’Adsp Sicilia orientale. Facendo da capofila a un consorzio dove figurano le augustane Patania Srl e Ecolsicilia, riconducibili alla famiglia dell’assessora comunale al Porto, Tania Patania. Insieme alle cooperative etnee Green service e La Portuale II, specializzate nello smaltimento rifiuti. Il presidente dell’Autorità di sistema, Francesco Di Sarcina, ha già dato via libera all’iter con un decreto emesso il 31 luglio. Poi integrato l’11 agosto con una correzione di errore materialeche, nei fatti, alimenta più perplessità di quelle che corregge.

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Pasticcio decreto: prima “parere acquisito” da Comitato di gestione, poi solo “informato”.

La prima “proposta di affidamento” dava infatti chiaramente come “acquisito, il parere favorevole del Comitato di gestione, espresso nella seduta del 18 luglio, alla dichiarazione della fattibilità della proposta, e in particolare alla articolazione del Pef“. Questo parere favorevole, secondo il documento, era arrivato dopo che “sono stati diffusamente e approfonditamente illustrati l’iter di valutazione della proposta e del Piano economico finanziario“. Tuttavia dopo una decina di giorni, quel acquisitoè stato inaspettatamente corretto in un meno impegnativo informato il Comitato di gestione”. E il previsto inserimento nel Piano triennale delle opere stavolta sarà “previa trasmissione della relazione di accompagnamento al Pef, unitamente al conto economico, allo stato patrimoniale e al prospetto del flusso di cassa operativo e dell’azionista, del quadro riepilogativo dei costi, parte fissa e parte variabile, del progetto di fattibilità tecnico economica della nuova stazione marittima del porto di Catania e della relazione di sintesi”. Insomma, al Comitato saranno trasmesse tutte le carte del project financing. Ma allora, in che modo gli era stata illustrata la rivoluzione in cantiere nei due porti? Come aveva potuto valutare positivamente il progetto, destinato a cancellare decine di piccole concessioni, facendo instaurare un lucroso monopolio per 25 anni? Può un presidente decidere autonomamente un’iniziativa di così grande impatto sul tessuto imprenditoriale locale, limitandosi a “informare” i rappresentanti nominati dai Comuni di Augusta e Catania, senza nemmeno sentire gli stakeholders dei portuali? E quell’organo collegiale di “gestione”, se viene esautorato dall’esprimere “parere” in casi come questo, a cos’altro può servire di altrettanto concreto?

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Di Sarcina si intesta tutta la competenza: via libera al consorzio con sede nella palermitana Ops.

il presidente Adsp, Francesco Di Sarcina, coGiuseppe Di Mare sindaco di Augusta.

Secondo il decreto, in base all’interpretazione della normativa richiamata, “il presidente esercita ogni competenza che non sia attribuita dalla legge agli altri organi dell’Autorità di sistema portuale“. Di Sarcina perciò ha ritenuto una propria prerogativa, procedere a definire una proposta arrivatagli sul tavolo già sei mesi dopo la sua nomina. E’ lo stesso decreto numero 77 che accenna alle “pregresse interlocuzioni intercorse con l’attuale proponente, a far data dal 11 novembre 2022, e dalle quali solo in data 12 giugno 2023 ha avuto scaturigine la proposta”. In quest’ultima data “è stata acquisita al protocollo dell’Adsp la comunicazione, corredata dalla relativa documentazione”, delle cinque aziende consorziate. Che hanno indicato “sede presso la Operazioni e servizi portuali Palermo, con la quale le società hanno proposto di assumere in carico – previa aggiudicazione del relativo contratto di concessione – la gestione dei servizi delle utilities dei porti di Augusta e Catania”. L’Autorità portuale è veloce, già nove giorni dopo “si è proceduto a richiedere al suddetto proponente di adeguare la proposta medesima secondo dettagliate indicazioni che rendessero la stessa più confacente ai principi di buon andamento, economicità ed efficienza, invitando la suddetta compagine a produrre gli elaborati del progetto di fattibilità tecnica ed economica”. Per celerità, però, nemmeno il consorzio è da meno.

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Comitato portuale riunito il 18 luglio ma Rup deposita la relazione solo il 31: come hanno valutato?

Giuseppe Todaro, presidente Osp.

Con quattro note inviate a tamburo battente fra il 27 giugno e l’11 luglio, Osp e soci locali trasmettono “gli elaborati del progetto di fattibilità tecnica ed economica riformulati secondo le indicazioni prescritte da questa Adsp”. Stavolta compare “una cospicua riduzione, pari a circa il 50 per cento, della componente economica a carico di questa Amministrazione, nonché l’integrazione della proposta con la progettazione e realizzazione di una stazione marittima per l’accoglienza passeggeri nel porto di Catania“. Il terminal crociere costerà quasi 15 milioni di euro, a cui i privati contribuiranno con poco più di 8 milioni, e il resto sarà a carico dell’Autorità. La quale, “sulla base di tale riformulazione, ha ritenuto procedibile la proposta e ha avviato l’istruttoria sul merito della stessa, ossia sulla sua fattibilità tecnica ed economico-finanziaria e il suo interesse pubblico”. La settimana successiva, il 18 luglio, il fascicolo arriva al Comitato di gestione. Però la relazione del Rup viene depositata solo due settimane dopo quella seduta. Eppure è un documento imprescindibile per qualsiasi valutazione. Lo stesso decreto sottolinea che “ai fini della dichiarazione della fattibilità della proposta, è stata condotta una approfondita analisi di carattere economico-finanziario, tecnica, giuridica e di congruità dei prezzi, che ha consentito di addivenire alla scelta più opportuna per il pubblico interesse, così come risultante dall’istruttoria effettuata dagli uffici preposti, meglio rappresentata nella relazione del Rup in data 31 luglio 2023″.

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“Bozza di convenzione messa a gara da migliorare” su penali, recesso e trasferimento del rischio.

Tania Patania, assessora comunale al Porto e all’Urbanistica.

Quella del Responsabile unico procedimento è una relazione dove avverte sulla necessità di altri aggiustamenti, alla proposta che andrà in gara a evidenza pubblica. Nella quale tuttavia il proponente partirà avvantaggiato, avendo diritto di prelazione in caso di offerte equivalenti, se mai ce ne fossero altre. “La bozza di convenzione e la relativa matrice dei rischi siano modificate ai fini di compatibilità con il quadro giuridico vigente, sulla base di alcune indicazioni di dettaglio riguardanti, in particolare, l’applicazione delle penali e la facoltà di recesso in conseguenza di una contrazione del traffico superiore al 20 per cento”, scrive il Rup. Aggiungendo che “la bozza di convenzione preveda le condizioni per la revisione del Pef e la rimodulazione del servizio in conseguenza di riduzioni delle entrate, nella misura necessaria a garantire l’equilibrio di bilancio, e che “descriva dettagliatamente la gestione di eventuali contenziosi”. Puntualizzando inoltre che, insieme al Progetto di finanza, “rappresentino i principali strumenti di garanzia per un’efficiente e corretta allocazione dei rischi tra le parti, e per il mantenimento in capo all’operatore economico del rischio allo stesso trasferito”. In sostanza, patti chiari subito per evitare in futuro costosi scherzi, non necessariamente solo all’Ente. Perché il monopolio avrà ambiti molto estesi, ma dai confini sfumati.

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Gestione della stazione crociere a Catania, monopolio a Punta Cugno dai confini ampi e sfumati.

Lo schema economico del progetto di finanza pubblicato nel decreto del presidente Adsp.

Oltre “i servizi di gestione della stazione marittima” catanese, l’elenco delle attività monopolizzate è corposo e poco definito. Contempla i “servizi di pulizia e raccolta rifiuti”, e ilservizio idrico consistente nella fornitura idrica di tutte le utenza portuali e delle navi in porto”, che senza lo scavo di un nuovo pozzo dovrà essere dato in subappalto agli stessi che attualmente lo forniscono. Poi ci sono “i servizi di manutenzione ordinaria, straordinaria e riparazione sedime portuale parti comuni, impianti e arredi portuali”. Figura anche la voce “servizi comuni al settore industriale ed al settore commerciale del porto”, che potrebbe estendere il monopolio del consorzio alle aree demaniali retrostanti i pontili delle raffinerie. Non mancano nemmeno “i servizi di manutenzione del verde urbano portuale, i servizi fiduciari di instradamento e controllo ai varchi dei passeggeri, i servizi di gestione dei parcheggi“. Di incerta definizione sono anche “i servizi di supporto, demaniale, logistico e documentale”, nella cui genericità può praticamente rientrare di tutto. Il prospetto economico riepilogativo delle utilities contempla un importo annuo complessivo di 12 milioni e 700 mila euro, di cui 6 milioni e 700 mila pesano sulle casse Adsp, un milione e 900 mila figurano come “investimento proponente”, mentre 4 milioni sono “importo a carico dell’utenza“. Considerato che tutto va poi moltiplicato per 25, quanti sono gli anni di durata della convenzione, occorrono capitali consistenti. Tutti e cinque i soci li metteranno in parti uguali? O il colosso con 55 dipendenti che già gestisce Palermo e Termini Imerese, affare da “136 milioni di cui 75 di incassi diretti e il resto per ribaltamento dei costi”, farà la parte del leone?

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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