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Prete al bando e karaoke coi Nomadi, Triberio: San Domenico fatto in casa

AUGUSTA – San Domenico si tinge di giallo: chi ha “cacciato” don Palmiro Prisutto dalla messa per il patrono di Augusta? Quando sembrava che l’ambiziosa edizione 2022 fosse ormai in archivio nella carpetta patinata con l’etichetta “Fatto”, sull’amministrazione Giuseppe Di Mare è arrivato il contrappasso, sotto forma di polemiche per l’improvvisa esclusione del prete ribelle dal programma delle celebrazioni. A farle detonare è stato il quotidiano La Sicilia, con due ampi reportage usciti il 27 e il 28 maggio. Dove il sospetto bando dall’altare patronale subito dall’ex arciprete, è diventato un caso tracimato dalle questioni interne alla Curia vescovile, fino a investire la politica locale. Tirandosi dietro anche quel fiore all’occhiello dei festeggiamenti che è stato il concerto in piazza dei Nomadi, definito da Giancarlo Triberio “il karaoke più costoso di sempre”. Il post che il capogruppo d’opposizione ha segnalato alla stampa, fa riferimento all’esibizione canora del sindaco insieme alla band, di cui si è apertamente dichiarato fan sfegatato fin dalla prima gioventù. Un vecchio sogno prima entrato nel suo programma elettorale, poi realizzato col primo vero bilancio comunale del post dissesto. E infine coronato il 23 maggio, quando con entusiasmo quasi adolescenziale ha chiuso il concerto insieme a Beppe Carletti, duettando sulle note dell’immortale Vagabondo“.

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C’era una volta una band controcorrente che non avrebbe cantato insieme al sindaco del paese.

sopra e copertina: Giuseppe Di Mare canta coi Nomadi.

Ma a rovinare il finale dell’affollatissima serata al Milite ignoto, non sono state le “ovvie” qualità canore di un primo cittadino imbucatosi fra gli artisti di fama. Nè la deprimente evoluzione di una band “impegnata” nei testi e nelle performance sul palco, che in altri tempi non si sarebbe prestata a cantare insieme al sindaco del paese che li ha ingaggiati, come fossero dei neo-melodici qualunque. A guastare quel successo di pubblico, se non proprio di critica, ci hanno pensato le scelte imputate all’Arcivescovado. Quando, nella messa solenne da celebrare poche ore prima del concerto, hanno messo fuori dal programma religioso l’ex arciprete. Il quale – raccontano le cronache del quotidiano – si è presentato in t-shirt alla funzione, seguita in fondo alla chiesa come un comune fedele. Indossando poi i paramenti sacerdotali per la processione del “Braccio, accodandosi al corteo dei confratelli. Chiusi i festeggiamenti, omaggiati dallo stesso plauso che il popolo entusiasta esprimeva nel Colosseo prima che inventassero Facebook, l’ennesimo “caso don Prisutto” è rimasto a galleggiare come una mina vagante. Scoppiando quando le voci di un ostracismo suggerito da Palazzo di città, sono state cavalcate da oppositori decisi a guastare la riuscita della festa “anno secondo dell’era Di Mare”.

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Il programma entra in un modo e ne esce in un altro: gioco di prestigio al Municipio o in Curia?

da destra: don Alfio Scapellato, il sindaco e Pino Carrabino

Tutto è iniziato appena il comitato dei festeggiamenti patronali ha trasmesso al Comune l’elenco delle manifestazioni religiose, per armonizzarlo con gli altri eventi previsti dall’assessorato alla Cultura retto da Pino Carrabino. Quando il cartellone definitivo è tornato indietro, l’ex arciprete non c’era più a officiare la messa della vigilia. Inoltre aveva dato forfait anche il vicario del vescovo, Sebastiano Amenta, per la celebrazione solenne del 24 maggio. Gli ambienti ostili all’amministrazione hanno subito avanzato velenosi sospetti sul cambio di programma. Considerato che don Palmiro aveva trascinato l’attuale assessore in tribunale, insieme al padre di un futuro consigliere di maggioranza, in una ruvida causa penale circa un’eredità contesa alla confraternita di San Giuseppe. Da Carrabino è arrivato un “no comment”, circa la paternità del gioco di prestigio sul doppio cartellone, sicuramente dettato dal fatto che quel processo è ancora in corso. Ma anche perché sembra che lo stop a monsignor Prisutto sia arrivato dalla stessa Curia. Probabilmente temendo che il rigetto del suo appello al tribunale ecclesiastico contro la rimozione dalla Chiesa madre, arrivato proprio a ridosso della festa patronale, avrebbe creato una situazione tesa e dagli sviluppi imprevedibili da parte dei supporter. Il silenzio che l’Arcivescovado si è imposto sin dall’inizio sul “caso Augusta”, si è esteso pure al “mistero di San Domenico“. Alimentando senza volere le speculazioni sull’invasione di campo da parte di Palazzo di città.

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Capogruppo d’opposizione: veto a don Prisutto e cantanti del cuore, il patrono affare di famiglia.

La capogruppo dei 5 Stelle, Roberta Suppo, ha rinfacciato a Di Mare la mancata benemerenza cittadina chiesta dall’intera minoranza per il sacerdote ambientalista. Triberio, pur senza rinunciare ad appioppargli “il sospetto di aver sostenuto veti contro chi ritengono scomodo”, invece allarga la polemica all’intera gestione dei festeggiamenti. “L’amministrazione organizza la festa di San Domenico come se fossero questioni di famiglia“, scrive in un tagliente intervento social inviato ai giornalisti. Criticando scelte troppo focalizzate sugli “interessi” politici e artistici del Palazzo, come spiega meglio al cronista. “Finiti i festeggiamenti ho ritenuto utile verificare come sia stata gestita l’organizzazione e lo svolgimento. Pertanto ho depositato una richiesta di accesso agli atti per conoscere le fonti di finanziamento, private e pubbliche, nonché la loro entità”. Il capogruppo d’opposizione aggiunge che vuole “rendere a conoscenza dei cittadini, con trasparenza, come siano stati spesi e con quali criteri”. Tutto finirà in un’interrogazione consiliare dove l’indirizzo amministrativo del “fare comunque”, si confronterà con l’obiezione “il come è altrettanto importante”. Un chiarimento in aula che, tuttavia, difficilmente anticiperà costi e nomi della “grande sorpresa” 2023 annunciata dal palco dei Nomadi. Anche se si sospetta possa essere già nota, da chi sa cosa c’è al numero 2 della playlist Spotify del sindaco.

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piazza gremita per la band di Beppe Carletti (foto Facebook).
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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