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Ias, torna l’asse 5 Stelle-Lega: Musumeci chieda decreto aggira sequestro

PRIOLO – Sequestro Ias, parlano i 5 Stelle. E usano lo stesso linguaggio della Lega. Dove di disastro ambientale aggravato”, causato dal depuratore industriale malfunzionante, non c’è traccia. Invece ci sono gli ennesimi allarmi sulla chiusura delle raffinerie, se non si aggira il problema causato dal divieto di scaricare gli scarti della produzione petrolifera, imposto della magistratura di Siracusa lo scorso 15 giugno. Con una di quelle coincidenze che in politica potrebbero dire molto, appena il Movimento di Giuseppe Conte ha messo in mora il premier Mario Draghi nel voto alla Camera sul Decreto aiuti, il grillino numero uno di Priolo si è fatto sentire sull’impianto consortile priolese. Con un comunicato stampa diffuso il 12 luglio, dove il deputato regionale 5S Giorgio Pasqua riprende le identiche tematiche sollevate 24 ore prima dal collega siracusano di Prima l’italia, Giovanni Cafeo. L’uomo di Matteo Salvini all’Assemblea siciliana aveva convocato una conferenza stampa, “far puntare l’attenzione sul rischio quanto mai concreto della chiusura del Polo petrolchimico se non si risolve al più presto la questione”. Il pentastellato ora scrive a sua volta che “lo stop al conferimento dei reflui provocherebbe purtroppo la sospensione delle attività delle aziende e dell’indotto”. E tutte e due, salviano e contiano, se la prendono con Nello Musumeci. Chiedendo al presidente della Regione, l’uno di “assumersi le sue responsabilità politiche”, l’altro di “recarsi dal capo del governo per chiedere che venga convocato un apposito Consiglio dei ministri“.

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Pressioni sul governo per un decreto salva depuratore di Priolo, Giorgetti si nega ai petrolieri.

Le vasche di depurazione industriale dell’Ias Priolo.
copertina: il deputato regionale grillino Giorgio Pasqua davanti il consortile.

A Palazzo Chigi, infatti, i petrolieri stanno tirando la giacca per fargli partorire un decreto ad hoc sulla zona industriale siracusana. Per fare in modo che i loro liquami carichi di cancerogeni possano finire “legalmente” nelle vasche della “Industria acqua siracusana“, anche se non sono in grado di renderli innocui primi di finire in mare e nell’atmosfera, come hanno appurato i periti giudiziari. A sostenere con vigore la soluzione-ponte, o aggira-ostacolo secondo gli ambientalisti, finora era stato solo Cafeo. Che si era speso perché il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ricevesse a Roma gli industriali del Petrolchimico. Al ministero, il leghista vuole però solo gli esponenti siciliani del partito, che il 14 luglio dovranno convincerlo a fare qualcosa per salvare le loro elezioni regionali. Le fibrillazioni romane nel frattempo stanno sparigliando gli schieramenti isolani, tanto che nel centrosinistra cominciano a chiedersi se ci arriveranno a fare le primarie insieme i 5 Stelle, in caso uscissero dal governo. E’ questo il contesto che carica di suggestioni l’uno-due di Cafeo e Pasqua, i cui comunicati sembrano simbiotici.

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Pasqua concorda col salvianino di Prima l’italia: crisi Ias tutta colpa della Regione di Musumeci.

Il pentastellato. primo capogruppo a occupare il trono di Giancarlo Cancelleri all’Ars, dice che “oggi siamo alla vigilia di un disastro economico e sociale”. Parlando di “un enorme problema occupazionale per circa 7 mila lavoratori, che si ritroverebbero così dall’oggi al domani senza stipendio, con l’unico paracadute degli ammortizzatori sociali“. Il deputato eletto Pd e transitato con Italia viva prima di approdare alla Lega, scrive che “se non si risolve il problema del depuratore, il Petrolchimico è destinato alla chiusura nel volgere di poche settimane”. Aggiungendo che “a quel punto si aprirebbero le procedure per la cassa integrazione, con conseguenze drammatiche per il futuro di migliaia di lavoratori”. Pasqua dice che lo “stop parziale al depuratore è frutto di anni di immobilismo del governo regionale“, che “poteva essere scongiurato intervenendo per tempo”, impegnando “circa 20 milioni di euro per l’adeguamento alle migliori tecnologie disponibili”. Al contempo, dai 5 Stelle “la soluzione che proponiamo a Musumeci è anche quella di recarsi da Draghi per chiedere un apposito Consiglio dei ministri, con all’ordine del giorno un provvedimento normativo sul modello Ilva“. Cafeo scrive che “il depuratore è di proprietà della Regione ma il suo presidente non ha mosso un dito”, e quindi adesso deve “metterci la faccia attraverso l’eventuale rilascio dell’autorizzazione in deroga, sul modello della gestione in emergenza dei rifiuti“.

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Cafeo la pensa come il grillino rimasto con Conte: futuro zona industriale è Transizione ecologica.

Giovanni Cafeo nella conferenza stampa sulla vicenda Ias.

I 5 Stelle di lotta e di governo non si scordano che pescavano voti nell’ambientalismo oltranzista, né che predicavano il giustizialismo delle procure-totem. Così, da un lato parlano del “danno per l’intera regione se non per l’intero Paese“, che deriverebbe da un Petrolchimico paralizzato dall’applicazione rigida del divieto di conferire all’Ias. Dall’altro Pasqua dice che “al momento l’impianto è perfettamente in funzione, ma grazie agli investimenti richiesti potrebbe operare ancora meglio, e sopportare i maggiori carichi che periodicamente si presentano. In questo modo il governo regionale potrebbe dimostrare alla magistratura la buona volontà, e la fattività a voler risolvere il problema”. Cafeo non si porta dietro la stessa cultura reverenziale dei pentastellati verso i pm, perciò quando scrive sul “rischio evidente di un tracollo della zona industriale”, propone soluzioni che non strizzano l’occhio alle toghe. Propone invece “un atto forte, chiaro, condiviso che dia garanzie agli attori istituzionali coinvolti, e restituisca un po’ di serenità agli operatori economici del Petrolchimico”. Il leghista comunque non dimentica la questione ambientale. Anche se la declina più verso il lato degli investimenti, che in quello della salute. Parla infatti di “rilanciare la zona industriale nel rispetto dei parametri ambientali indicati dall’Europa, attraverso il piano per la Transizione ecologica“.

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Soldi pubblici per obblighi privati disattesi. Augusta e gli annunci funebri “vittima del cancro”.

La convergenza di 5 Stelle e Lega sulle soluzioni per il depuratore industriale, al netto delle ipotetiche speculazioni politiche legate alle vicende romane, si concentra sulle difficoltà per la produzione. Ma anche loro sorvolano sul tema centrale emerso dall’inchiesta. Cioè di reflui industriali che avevano un pre-trattamento in fabbrica, che poi l’Ias avrebbe dovuto completare per farli rientrare nelle tabelle di legge, prima di scaricarli nell’ambiente. Questa depurazione finale avveniva parzialmente, o non avveniva affatto per qualche sostanza, secondo gli accertamenti della pubblica accusa. In sostanza, mancando di ammodernamento, l’impianto non ce la faceva a far fronte a tutto il carico inquinante. Ergo, sostiene il provvedimento che dispone il divieto agli stabilimenti di conferire, gli scarti della raffinazione dovevano essere ulteriormente depurati alla fonte prima di venire spediti al consortile. Non l’hanno fatto, secondo i pm risparmiando 24 milioni di euro solo fra il 2016 e il 2020, e in giudizio si accerterà se ci sono state responsabilità penali. Tuttavia le multinazionali del petrolio devono farlo adesso. Solo che ci vogliono soldi per adeguare le linee interne di depurazione, e tempi di realizzazione che potrebbero arrivare a due anni. Magari a qualche società petrolchimica potrebbe servirne di più, sia degli uni che degli altri, perché contava sulla regolarità formale di Aia compiacenti, e ha usato le proprie vasche di trattamento per altri scopi produttivi. Ma questo potrebbe essere solo un altro capitolo, di quello che appare un “disastro ambientale” annunciato. Dove l’unica parola fine finora apposta, è quella sugli annunci funebri di Augusta dove si precisa vittima del cancro“.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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