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Ias e Lukoil cappa su Petrolchimico: i dubbi opposti di Cafeo e ambientalisti

PRIOLO – “Importanti rivelazioni sulla vicenda Ias e sul futuro del Petrolchimico“. Col sensazionalistico lancio della conferenza stampa indetta dal deputato regionale Giovanni Cafeo per l’11 luglio, nella sua segreteria di Siracusa, la vicenda del depuratore industriale si arricchisce di un altro capitolo. Dove l’inchiesta della Procura si va a incastonare sulle notizie rimbalzate da Roma, circa un programmato disincentivo alle produzioni. Che non troverebbe giustificazioni nella politica energetica italiana, considerato il quadro geopolitico. Ma che nel Siracusano vengono prese sul serio, tanto che una delegazione leghista si incontrerà il 14 luglio col ministro Giancarlo Giorgetti. C’é arrosto sotto il fumo dello smantellamento, o è una cortina nebbiosa per disinnescare una bomba sociale, prospettando il rischio che scoppi l’altra della disoccupazione massiccia? Nell’incontro coi giornalisti, forse arriverà qualche informazione in più dal segretario della commissione Attività produttive all’Ars, che da tempo si è intestato la rappresentanza degli investitori. Casuale o meno la tempistica depurazione-dismissioni, fatto sta che dopo il sequestro per disastro ambientale aggravato” disposto dal Gup il 15 giugno, l’impianto di trattamento dei reflui petroliferi è al centro di un caso politico-giudiziario dai contorni indefinibili. Dove inquinamento, difesa occupazionale, interesse nazionale e presunte violazioni delle leggi ambientali, si stendono come una densa cappa sulle popolazioni dell’hinterland. Letteralmente, poiché le accertate immissioni di cancerogeni nelle acque e in atmosfera non sarebbero mai cessate.

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Natura sicula: industrie mai smesso di usare il depuratore sequestrato per malfunzionamento.

Fabio Morreale.

Le raffinerie infatti hanno continuato a conferire gli scarti della produzione, anche dopo che “Industria acqua siracusana” è stata affidata a un amministratore giudiziario. Lo ha denunciato Natura sicula, con un comunicato diffuso il 4 luglio, dove afferma perentoria che “le industrie violano il provvedimento del giudice“. Il documento, mai smentito nonostante l’eco sulla stampa locale, è un duro atto di accusa sulla subalternità di molte istituzioni al grande business. “Nel silenzio generale di tutti, stanno facendo arrogantemente prevalere come sempre il profitto al diritto alla salute“, scrivono gli ambientalisti. La nota firmata dal presidente Fabio Morreale dice che “di fronte alla gravità di tali accuse appaiono inaccettabili e offensive le parole in difesa del Petrolchimico, e indifferenti al disastro ambientale, di alcuni miserrimi esponenti politici“. Opinabili convinzioni motivate dalla poltrona, “la cui sopravvivenza è strettamente legata ai voti che riescono a raccattare tra il personale delle industrie”. Polemiche che tuttavia cadono nel vuoto. “Blanda la reazione dei cittadini, assuefatti e influenzati come sempre dal ricatto occupazionale“, lamentano gli ecologisti. Anche se a pesare sul disimpegno sembra esserci il disincanto verso forme di protesta tout court, che i 5 Stelle alimentavano per scalare i Palazzi. Facendole poi decadere a sterile “folklore”, agli occhi dell’opinione pubblica, quando le hanno tradite tutte.

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Indiscrezioni su un Dpcm salva-depurazione a Priolo sul modello Ilva Taranto e petcoke Gela.

Le vasche di depurazione Ias.

“Ci auguriamo che la magistratura faccia serenamente e fino in fondo il proprio lavoro. Difendendoci una volta per tutte da un avvelenamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo che ormai continua indisturbato da 70 anni”, scrive ancora Natura sicula. Sottolineando che “l’avvelenamento, sia chiaro, è ancora in corso”. Concetti forti, arrivati a sostegno di un’inchiesta che rischia di essere svuotata con un gioco di prestigio. Un incontro in prefettura fra le aziende e l’Arpa, a cui i sindacati avevano inutilmente chiesto di partecipare, nei giorni successivi al sequestro ha scongiurato il blocco della produzione industriale. Ma come sia stato possibile conciliare le prescrizioni del Gup, con la continuazione della depurazione industriale inefficace, non è dato sapere. Come lamentato dagli ecologisti, tutto è avvolto da un riserbo insolito, considerate le questioni che investono direttamente la salute pubblica. Pare che i tecnici regionali, e la stessa Ias, contestino le metodologie di analisi seguite dai periti. In attesa del confronto in udienza con le controperizie, si cerca una soluzione formale più rapida. Un Dpcm salva-depurazione è quanto si starebbe studiando nelle stanze governative, sulla falsariga di quanto fatto a suo tempo per l’Ilva di Taranto e il petcoke di Gela. Indiscrezione che allarma non poco gli ambientalisti, perché rientrerebbe dalla finestra un inquinamento teoricamente fermato alla porta. Tanto che Legambiente pare intenzionata a presentare una “dichiarazione di parte offesa“, in modo da avere titolo per interloquire con i pm che seguono l’istruttoria.

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Riesame respinge ricorso del Comune di Priolo, Cda nel limbo: mai notificata la sospensione.

Intanto il Tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Priolo, circa il dissequestro delle quote societarie in Ias. Le motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane, ma intanto il diniego impedisce al socio pubblico della Spa di sedere in consiglio di amministrazione. Il quale fra l’altro si trova in un limbo. L’inchiesta contesta ipotesi di reato fino al 2020, per quanto il “disastro ambientale aggravato” è definito dall’ordinanza “tuttora in corso di consumazione”. Il cda attuale sarebbe quindi formalmente estraneo alla vicenda, anche se le azioni affidate a un amministratore giudiziario lo mettono fuori gioco. Il fatto è che nessuno degli amministratori avrebbe ricevuto alcunché, circa la propria posizione: sono ancora in carica? Ma non è l’unico interrogativo che resta aperto: in questo momento, chi ha poteri e autorevolezza necessari a reperire i 12 milioni necessari ad adeguare la depurazione? Perché a bloccare il reperimento del finanziamento è stata la gara europea indetta dalla Regione, per l’affidamento in concessione dell’impianto: ma chi presterebbe soldi a una “società anonima di capitali” che non può garantirne la restituzione, se dovesse lasciare la gestione del depuratore? Infine, se la politica è allarmata delle devastanti ricadute economiche, perché lasciare una spada di Damocle sul Petrolchimico per una manciata di milioni? C’è fondamento sulle voci di una spinta dall’alto a disincentivare, visto che Versalis dopo il sequestro aveva avviato i piani – poi bloccati dai sindacati – per fermare lo stabilimento? Oppure è tutto un escamotage per strappare condizioni più vantaggiose riguardo a vincoli e prescrizioni?

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Giorgetti gela su Area di crisi complessa, leghisti giovedì a Roma per salvarsi le regionali.

Giovanni Cafeo.

L’incontro di giovedì col ministro dello Sviluppo economico forse farà un po’ di luce. Il fatto che sia stato chiesto dalla segreteria siciliana di Prima l’italia, dopo le dichiarazioni choc di Giorgetti nel question time parlamentare, fa tuttavia temere un vertice necessario più a salvare la campagna elettorale delle regionali. “Mi auguro che durante l’incontro verranno trovate le necessarie soluzioni, al fine di giungere al riconoscimento dell’Area di crisi industriale complessa“, scrive Enzo Vinciullo in un comunicato. Il coordinatore provinciale leghista punta da far “attivare una proficua e positiva collaborazione fra il ministero e la Regione. Coinvolgendo, così come prevede adesso il Decreto aiuti, anche gli altri ministeri essendo il Polo industriale un problema strategico a livello nazionale, europeo e internazionale”. Articolouno però consiglia “al governo regionale, che si indigna per la risposta di Giorgetti, di informarsi bene perché il ministro è dello stesso partito che lo tiene in piedi. E soprattutto, ricordiamo la sostanziale assenza dimostrata in questi anni, di una idea pur minima di politica industriale e ambientale per la Sicilia“, scrivono il segretario siciliano Pippo Zappulla e la deputata Maria Flavia Timbro.

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Extra-profitti Lukoil e Sonatrach da milione e 300 mila tonnellate greggio russo giunto in saldo.

Serbatoi Sonatrach vestono il tricolore durante il lockdown.

Le interconnessioni nel Petrolchimico, dove ogni stabilimento fornisce materia prima a un altro, determinano un effetto domino in caso di problemi. Che nel presente sommano la questione Ias alle difficoltà di Lukoil per le sanzioni alle attività russe in Europa. Vinciullo scrive che “come ha ricordato il ministro, la presenza della società in Sicilia investe ‘rilevanti questioni di strategia di sicurezza nazionale, e coinvolge il governo anche al suo apice, cioè il presidente Mario Draghi, che non può rimanere fuori da questa drammatica situazione'”. Zappulla scrive a sua volta che “l’interesse della Sicilia impone risposte urgenti e credibili per garantire l’operatività dì Isab-Lukoil di fronte alle sanzioni al petrolio russo, e per programmare la riconversione degli impianti verso la transizione, anche con impiego di fondi pubblici“. In sostanza, la politica bipartisan chiede aiuti per le società petrolifere, ma nessuno spinge per gli adeguamenti al depuratore. Necessari a impedire “l’immissione non consentita in atmosfera di circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive (fra cui alcune cancerogene come il benzene) e di oltre 2.500 tonnellate di idrocarburi in mare”, come avvenuto nel solo arco temporale 2016-2020, secondo gli accertamenti della Procura. Il comunicato di Natura sicula e l’iniziativa giudiziaria di Legambiente, vogliono riportare l’attenzione sul “disastro ambientale tuttora in corso di consumazione”, oscurato dai problemi accusati da una raffineria siracusana per la guerra in Ucraina. Eppure, dopo la stretta Ue sono un milione e 300 mila le tonnellate di petrolio estratto in Russia, arrivate nel porto di Augusta a prezzo fortemente scontato. Mezzo milione le ha raffinate pure Sonatrach. Il greggio a prezzo di saldo ha generato un extra-profitto, ma nessuno ha finora pensato di impiegarlo per sistemare la depurazione industriale.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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