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Augusta, urbanistica fai-da-te: pizzeria sul fiordo e piscine da una gebbia

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   14:11

AUGUSTA – “Le norme urbanistiche non vi fanno costruire la casa dei sogni? Non c’è problema. Spezzettate il progetto, approfittate delle carenze nell’organico comunale, autocertificate e chiedete la sanatoria, perché tanto non demoliscono mai, e avrete la vostra bella villa con piscina sul mare di Augusta. E se poi volete costruire una pizzeria in uno degli angoli più suggestivi sul fiordo di Brucoli, progettatela in legno prefabbricato e la Soprintendenza non avrà nulla da ridire sui vincoli paesaggistici“. Giuseppe Schermi l’ha chiamata “operazione verità”, ma la sua conferenza stampa del 12 giugno sembra più una puntata di Report. Perché spiega come si aggirano limiti e divieti in apparente “legittimità”, proprio nel Comune 5 Stelle ossessionato dalla #legalità persino per i rimborsi dell’acqua torbida al centro storico. Il consigliere Diem25 illustra ai giornalisti ciò che ha trovato scavando all’Urbanistica. Scoprendo un “metodo” messo a punto dai professionisti più scaltri, bravi a sfruttare ogni piega dei regolamenti edilizi, facendo conto sulla mole di pratiche che soffoca un ufficio tecnico in perenne anemia di personale. Qualcuna di queste cementificazioni con la scorciatoia è finita nei tavoli della Procura“due per quanto se ne sappia, in zona Monte e al Faro“. Ma secondo questo ex vicesindaco, quei fascicoli mostrerebbero solo la punta di un iceberg. Che, accusa,“talvolta non si vuole vedere nemmeno a un palmo di naso”.

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Club nautico spiaggetta avrà bar e solarium vista canale.

sopra, la nuova recinzione del circolo nautico e la spiaggetta concessa per i pontili.
copertina, il promontorio dove faranno 1.200 metri quadri di bar, pizzeria, uffici e solarium.

La progettata pizzeria vista fiordo è uno di queste montagne di ghiaccio particolarmente “trasparente”. “Ci fu enorme mobilitazione per quattro massi buttati su quel terreno”, ricorda Schermi. Dovevano servire a fare una recinzione con tutte la carte messe in regola dalla Regione, ma il Comune riuscì temporaneamente a bloccarla con un cavillo, dopo la sollevazione dei brucolani. Cui seguì pure una denuncia presentata da Italia nostra, perché quel muretto era anche il primo stadio di un club per diportisti sulla spiaggetta pubblica. La Srl di Melilli che aveva comprato il terreno, e ottenuto da Palermo l’autorizzazione a mettere pontili galleggianti all’ingresso del porto-canale, ha poi vinto il ricorso al Tar. Così la barriera in pietra è stata regolarmente realizzata, durante la stagione invernale. “E quando tutti si sbracciavano per questo muro basso, sotto gli occhi dell’amministrazione c’era la più sostanziosa richiesta per realizzare in quella zona panoramica un fabbricato da 200 metri quadri, dove mettere bar e uffici del club nautico. Nonché di installare una terrazza da mille metri quadrati, anche questa in legno”.

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La Soprintendenza: è in legno, compatibile col paesaggio.

La “autorizzazione paesaggistica” della Soprintendenza è stata trasmessa al Comune il 18 febbraio scorso. Il consigliere d’opposizione rivela che “è ancora depositata al competente settore, senza che si sappia cosa vogliano fare gli amministratori”. Cioè praticamente niente, si teme, perché teoricamente avrebbero le mani legate. Infatti i “premesso” al via libera concessi dai Beni culturali, certificano che tutto è a norma di legge. Rispettano tanto il Codice del Paesaggio quanto il Piano per la provincia di Siracusa, assicura l’ufficio periferico della Regione. Inoltre, “l’intervento delle opere previste in progetto può risultare compatibile rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo, in quanto trattasi di strutture amovibili in legno da collocare a ridosso dell’area edificata”. Le quali, impone puntigliosamente il nulla osta, devono essere “pitturate color bianco”. Ma a Schermi non basta certo una mano di vernice, per sbiancare l’impatto ambientale su quel suggestivo sperone di roccia. Sotto si snoda un fiordo descritto nell’Odissea, e Tucidide racconta che lì approdarono i greci fondatori di Megara Hiblea. Sopra c’è un caratteristico borgo marinaro, che miracolosamente non si è allargato fino al canale. E nel mezzo c’è un Comune che non si può sottrarre a dare l’autorizzazione, se le carte sono a posto.

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Schermi: il Comune metta il vincolo col piano triennale.

Giuseppe Schermi, consigliere comunale Diem25.

“Quel promontorio denso di storia e di ricordi per i brucolani, che per generazioni vi hanno steso ad asciugare le reti, deve restare così com’è. Farò in modo che il Comune reintroduca un vincolo sull’area, che giustifichi il diniego all’autorizzazione per la pizzeria”, giura Schermi. Come farlo, sembra facile. “Chiederò che nel nuovo piano triennale delle opere pubbliche venga inserito il vecchio progetto della passeggiata lungo il canale”. La discussione in consiglio dovrebbe essere l’8 luglio, e in quella sede vuole presentare un emendamento specifico, perché la panoramica pedonale non figura nell’elenco portato all’approvazione. Non era stata l’amministrazione in carica a toglierla, ma potrebbe essere quella che l’ha rimessa per proteggere il paesaggio di Brucoli. Sempre che non prevalga il “no” preconcetto a ogni iniziativa arrivata dalla minoranza, figuriamoci poi se è quella di un ex cacciato malamente dalla giunta, e trasformatosi in una fastidiosissima spina nel fianco. Se questa linea delle porte chiuse all’opposizione dovesse essere confermata, ovviamente ci sarà uno di quei codicilli che giustificherà la bocciatura dell’emendamento.

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“Autorizzano un muro, fanno ville con piscina sul mare”.

Ma chi di comma ferisce, di sotto-comma perisce. Così il Comune grillino viene a sua volta menato per il naso da chi riesce a navigare nelle norme urbanistiche, per aggirarle. Schermi spiega come si fa “perché, visto che non si riesce a porre un freno al sistema, almeno lo si mette a disposizione di tutti. Basta fare conto sul fatto che per la polizia edilizia c’è un solo ispettore, più un aiutante, invece delle 5 unità previste dal 2015. Tutto comincia con un muro. Si denuncia che sul proprio terreno vengono abbandonati rifiuti pericolosi, come amianto ad esempio, e si può alzare una recinzione più alta del consentito. Ottenuta la privacy necessaria, si chiede l’autorizzazione a scavare una vasca per irrigazione. Al momento giusto la ‘gebbia’ diventerà una piscina, ma prima bisogna fare la casa. Perciò si prendono da qualche parte alcune vecchie pietre, si lascia crescere sopra l’erba, e poi si trova un tecnico abile a presentare la ristrutturazione di un immobile preesistente. Per l’abitabilità basta un’autocertificazione. L’iter si conclude con la domanda di sanatoria sul progetto complessivo, che si va a seppellire fra le altre 10 mila pratiche da istruire. E’ stato tutto realizzato a pezzetti, con autorizzazioni diverse da quelle necessarie per una villa con piscina vista mare, e perciò sarebbe un abuso edilizio. Ma quando mai si è visto demolire?”.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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