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Acqua e fango da 70 giorni, l’opposizione chiede tutta la verità in consiglio

AUGUSTA“La convocazione urgente e straordinaria di un consiglio comunale per aggiornamento e chiarimenti situazione idrica centro storico, prospettive e programmazione riduzioni e risarcimenti”. A chiederla il 3 gennaio sono stati i 12 consiglieri di Augusta eletti nelle liste d’opposizione, quando l’ordinanza con il divieto di potabilità ha tagliato il traguardo dei 70 giorni consecutivi. Un record che nessuna delle “amministrazioni precedenti” aveva neppure sfiorato, e che adesso sta segnando il lungo crepuscolo della prima e unica giunta 5 Stelle della provincia. Eletta nel 2015 con una valanga di voti e grandi promesse di #cambiamento, sta concludendo il mandato affogando in un bicchiere d’acqua fangosa. Non si era mai visto che dopo 2 mesi e mezzo di mancato approvvigionamento a un intero quartiere, il Comune non avesse ancora indicato tempi certi per la risoluzione del problema.

La minoranza scorda le elezioni e si compatta sull’acqua.

Così come non si era mai visto che 2 capogruppo in predicato di sfidarsi faccia a faccia per la carica di sindaco, a pochi mesi dal voto sottoscrivessero un’iniziativa congiunta di così grande impatto elettorale. E che per giunta fosse sostenuta da un comunicato siglato dagli altri 10 consiglieri della minoranza storica, nonostante tutti probabilmente si giocheranno la rielezione in 6 liste contrapposte. Il documento protocollato da Peppe Di Mare e Marco Niciforo, insieme a Salvo Aviello e Vanessa Fazio di Territorio unito, ad Alfredo Beneventano di Italia viva, a Enzo Canigiula e Salvatore Errante di Augusta2020, a Franco Lisitano e Giancarlo Triberio di Art1, ad Alessandro Tripoli del Pd, a Biagio Tribulato e Angelo Pasqua di Attivamente, non è solo un “miracolo” politico dettato dall’emergenza. E’ una vera e propria sirena di allarme. Perché le vicende del pozzo alla Villa stanno esondando dalla tradizionale dialettica maggioranza-opposizione, per allagare il delicato campo dell’ordine pubblico

“Siamo preoccupati, in aula venga anche l’Asp”.

Peppe Di Mare sospende la campagna da sindaco per fare fronte comune sull’acqua.
Copertina, la protesta di un residente dell’isola nell’ultimo consiglio comunale.

Siamo preoccupati. Adesso si dica la verità alla città e lo si faccia nell’unico luogo deputato, il consiglio comunale”, scrivono i 12 rappresentanti dell’arco consiliare extra-grillino. Parlando di “inefficiente comunicazione alla cittadinanza e di ancor più grave omissione nella pubblicazione degli esami sui campioni di acqua, che dovrebbe garantire la sicurezza ed il rispetto degli standard di legge”. Del Palazzo pentastellato non si fidano, aldilà della polemica politica. Perciò stavolta pretendono “la presenza di un rappresentante della Azienda sanitaria provinciale che effettua le verifiche e il controllo sull’acqua pubblica”. In realtà le analisi incrociate fra Asp e Comune hanno sempre evidenziato solo infiltrazioni di fango dal sottosuolo, dovute alle fessurazioni nella camicia della trivella ai Giardini pubblici. Un pericolo del quale l’amministrazione era stata avvisata da un paio d’anni, ma che evidentemente è stato sottovalutato.

Una camicia prefabbricata per incerottare il pozzo.

Così come sembra ancora sottovalutata l’intera questione delle riparazioni nel pozzo. I Lavori pubblici avrebbero trovato una ditta specializzata in grado di operare con celerità. E pare che i tecnici abbiano optato per un rivestimento prefabbricato, dal diametro leggermente inferiore all’attuale condotto, che avrebbe il vantaggio di poter essere collocato velocemente per sigillare le perdite. Solo che questa specie di “cerotto” potrebbe non bastare. Quando il pozzo alla Villa venne scavato per risolvere la sete dell’Isola, a fine anni Novanta, le sonde incontrarono 200 metri di argilla superficiale e altri 200 metri di solida roccia. Ma nella loro corsa verso la falda freatica sembra che si imbatterono pure in alcuni scisti bituminosi con vene di gas. I quali diedero parecchi problemi all’incamiciatura progettata su esami geologici che ne ignoravano l’esistenza. Al punto che l’entrata in esercizio della nuova stazione di pompaggio subì consistenti ritardi, per la necessità di rifare il lavoro nel condotto di sollevamento.

Gas nel sottosuolo, cosa dicono le perizie geologiche?

A distanza di 20 anni le fessurazioni nell’incamiciatura si sono ripresentate, ma non si ha alcuna notizia di nuove perizie geologiche. Una esplicita richiesta in tal senso avanzata dal consigliere Triberio, a inizio novembre, a fine dicembre era rimasta ancora senza risposta. Eppure il progetto per le riparazioni urgenti nel pozzo è stato redatto da un nuovo ingegnere, dopo che il primo incaricato dal Comune ha gettato la spugna. Questo recente elaborato tecnico, sulla base del quale si starebbe reperendo una camicia prefabbricata, in che misura ha tenuto conto di una vecchia problematica che potrebbe persino essersi acuita? 

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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