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Augusta non è Catania, si al monopolio sul porto: il Mpa si defila

AUGUSTA – Nel “porto delle nebbie” naufragano anche i partiti di Augusta, lasciando solo a quelli catanesi il compito di ostacolare il monopolio palermitano sui due scali marittimi, per il prossimo quarto di secolo. Palazzo San Biagio non imita i colleghi di Palazzo degli Elefanti che si erano messi di traverso, sia pure a scoppio ritardato, al project financing della capofila Osp Palermo e portato avanti dall’Autorità di sistema Sicilia orientale. Nella seduta del 30 gennaio il consiglio augustano boccia la mozione-fotocopia presentata da Milena Contento, dopo che a Catania l’avevano trasversalmente approvata sia centrodestra che centrosinistra. Passa la rotta tracciata dal sindaco Giuseppe Di Mare, che si è intestato pure la responsabilità politica sull’operato della sua vicesindaca Tania Patania, assessora al Porto e manager delle uniche aziende augustane presenti nel consorzio che ha partecipato alla gara in solitario. La sponda offerta all’Adsp, su una scelta contestatissima dalla portualità locale, tuttavia non è stata indolore per la maggioranza. Il Mpa, fresco di costituzione, esordisce scappando dall’aula al momento di votare il documento di dissenso sulla scelta monopolista della presidenza Francesco Di Sarcina. Va peggio al neonato raggruppamento fra Lega e Forza italia, col capogruppo forzista Corrado Amato isolato dai suoi al momento di votare “secondo coerenza”, mentre Mariangela Birritteri e il leghista Salvo Serra preferiscono restare allineati e coperti con l’amministrazione. Lasciando il dubbio se l’asse fra berlusconiani e padani, sia pure sotto le mentite spoglie del Centro democratico popolare, abbia fatto un debutto flop o piuttosto si sia esibito in un gioco delle parti per rappresentarsi di lotta e di governo.

Il partito autonomista di Carta debutta in consiglio, Mangano è il capogruppo.

al microfono, Manuell Mangano.

Comunque, che il destino della mozione anti-monopolista fosse segnato, si è capito fin dalle prime battute. Quando a supportare la combattiva Contento c’erano soltanto i grillini Roberta Suppo e Uccio Blanco. Come al solito non si è visto Pippo Gulino, che teoricamente dovrebbe guidare l’opposizione perché arrivato in consiglio come candidato sindaco sconfitto al ballottaggio, ma in realtà più interessato alle vicende del diporto che del porto essendo tornato alla presidenza del Club nautico. Così la discussione sull'”esproprio” di Punta Cugno è slittata in coda ai lavori consiliari, grazie a una serie di prelievi chiesti dal neo capogruppo autonomista Manuel Mangano. C’era attesa intorno a questo super gruppo eterodiretto dal deputato regionale, nonché sindaco di Melilli, Peppe Carta. Sulla carta, appunto, avrebbe dovuto condizionare pesantemente gli indirizzi della sindacatura Di Mare. Ma al battesimo del fuoco il Mpa si è dimostrato ininfluente, perché quando ha lasciato l’aula con la motivazione che essendo di fresco conio ancora doveva “studiare attentamente la questione”, la seduta è andata avanti come se niente fosse.

Tribulato salta il fosso, scompare Attivamente. Contento: strano non sia nato pure il gruppo Fdi.

Milena Contento.

Se un effetto speciale il Movimento per l’autonomia ha mostrato a San Biagio, è stato la dissoluzione di Attivamente. Il super votato Biagio Tribulato doveva cedere il seggio al portavoce Angelo Pasqua, che aveva appositamente lasciato la giunta per girargli la poltrona. L’assessore subentrante alla fine si è tenuto tutto e ha mollato la lista civica, facendo finire nel Misto la consigliera Margareth Amara. La quale si è ritrovata come capogruppo Giuseppe Tedesco, allontanatosi dal Mpa quando il partito di Raffaele Lombardo lo ha avvicendato in giunta con Giuseppe Montalto. Del nucleo storico di Carta sono rimasti Roberto Conti e Giuseppe Assenza, che insieme a Tribulato, Montalto e Mangano portano a 5 la pattuglia autonomista. All’appello manca solo il partito della premier Giorgia Meloni. Insieme a Di Mare, ne hanno preso la tessera Andrea Lombardo, Rosario Sicari e il presidente del consiglio Marco Stella. A dispetto delle voci, Marco Niciforo invece ha smentito di averli seguiti, anche se in aula è il più solido alleato. “E’ strano che non sia nato un gruppo Fdi, considerato che a tutti gli effetti è ormai un’amministrazione di centrodestra guidata da Fratelli d’italia, fa notare Contento. Non è la sola a chiederselo, visto che sono meloniani “patentati” pure la vicesindaca Patania e l’assessore Pino Carrabino. “Siamo orgogliosamente in Fratelli d’italia, ma quando e se fare il gruppo lo decidiamo noi senza farci tirare per la giacca”, replica stizzito il sindaco. Che poco prima aveva salutato i nuovi gruppi consiliari della sua maggioranza ipertrofica, definendoli “la dimostrazione che questa è un’amministrazione attrattiva”.

Bocciata mozione di dissenso a gara Adsp, Amato la vota e il gruppo Fi-Lega lo isola.

Corrado Amato.

Il dibattito sul porto alla fine è svilito ad appendice. Tanto che l’interessato presidente di Unionports, Davide Fazio, lascia la tribuna anzitempo appena constatato l’andazzo. La stessa opposizione non è che si attendesse risultati diversi, visto l’evidente feeling fra Di Mare e Di Sarcina. Contento ammette che la mozione, legalmente ininfluente, sostanzialmente “è una assunzione di responsabilità davanti la città”. In pratica serve a stanare chi sta avallando un monopolio con molti punti oscuri, che la stampa catanese rivela essere oggetto di inchieste giudiziarie partite da denunce molto circostanziate. Anche la consigliera ne fa cenno, ma si sofferma su alcune controverse dichiarazioni fatte al consiglio dal presidente Adsp. “Aveva parlato di 84 nuovi posti di lavoro fra Augusta e Catania, ma ha già un’intesa coi sindacati di assorbire gli 80 catanesi licenziati dalla Caronte. Aveva detto che non c’erano stati altri interessati al project financing, ma posso mostrare persino il rendering della stazione marittima che un’altra società voleva costruire interamente con capitali propri, anziché in compartecipazione con l’Autorità portuale“. Il sindaco fa notare che si tratta sostanzialmente di contestazioni su atti amministrativi, “eppure nessuno ha fatto ricorso al Tar, come sarebbe naturale”. Poi sottolinea che “al porto si vede un’effervescenza che mancava da anni”. E chiude la discussione dicendo di “aver sempre gestito in prima persona la materia per togliere dall’imbarazzo la vicesindaca Patania, attaccata ingiustamente e pretestuosamente”. La mozione alla fine se la votano i 3 di minoranza, più Amato, mentre gli altri 9 di maggioranza (comprensivi di Paolo Trigilio e Salvo Errante) la affondano definitivamente. A galla rimane invece la sensazione che la parola fine alla questione ancora non sia stata scritta.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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