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Augusta, il sindaco che fa uscire l’acqua dal pozzo

AUGUSTA – Col sindaco che il 9 novembre fa uscire l’acqua dal pozzo si riaprono i rubinetti nel centro storico di Augusta, e si chiudono le polemiche per i singhiozzi nell’erogazione. Critiche dalle quali è rimasto assente il fatto che l’ufficio tecnico aveva preventivato una spesa pubblica per 650 mila euro, mentre l’identico progetto realizzato dagli sponsor privati ne è costato 250 mila. Un taglio sostanzioso ai costi della politica, ottenuto senza alcuna scenografica decurtazione di gettoni e indennità (magari da farsi restituire a fine mandato). L’amministrazione battezzatasi “della buona educazione è riuscita a far finanziare i lavori da un paio di raffinerie e pugno di aziende locali, ora meglio disposte verso il Comune rispetto il recente passato. Risolvendo coi privati una crisi scoppiata esattamente due anni prima, dove il monocolore 5 Stelle si è impantanato a fine mandato, arrivando alle urne col disservizio simbolo di tutte le sue inadeguatezze amministrative. Il civismo patchwork del successore Peppe Di Mare ha superato il primo stress test all’ora di pranzo, quando l’onnipresente diretta social ha mostrato l’apertura della valvola in fascia tricolore, con la sua vecchia giunta e i nuovi assessori a fare cornice.

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La trivella alla villa regalata da Sasol, Sonatrach, Maxcom, Gespi e Deltaimpianti.

Sergio Corso, direttore Sasol, con Di Mare.

“Se il Comune gestiva direttamente questo appalto, per quello che abbiamo visto probabilmente non lo portava a termine”, esordisce Di Mare. Il riferimento è agli intoppi a catena durante l’escavazione, che stavano trasformando quello ai giardini pubblici di levante in un pozzo di San Patrizio. Gianfranco Passanisi racconta che “le pareti argillose franavano in continuazione, persino il cemento idraulico per stabilizzarle non faceva presa. E in mezzo ci si è messo il Covid, nel rallentare i fornitori del nuovo materiale che via via si rendeva necessario”. L’ingegnere è stato presidente del consiglio comunale negli anni Novanta; di quell’impegno in politica, poi abbandonata, è rimasta la disponibilità a dirigere i lavori con un onorario simbolico. Il professionista è solo uno dei tanti che si sono messi a disposizione della nuova amministrazione. “Senza tutta questa squadra non saremmo stati qui”, ammette il sindaco. Ringraziando in primis chi ci ha messo i soldi: le raffinerie Sasol e Sonatrach, il deposito costiero Maxcom, la Gespi dell’inceneritore portuale, la Deltaimpianti specializzata nella lavorazione metallica di alta qualità.

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Risparmiati i 650 milioni stanziati per lo scavo, andranno nella manutenzione della rete.

Il sindaco Peppe di Mare con vecchi e nuovi assessori insieme agli sponsor del nuovo pozzo.

“Le aziende che vivono nel nostro territorio sono una risorsa per la città”, dice Di Mare, dando la cifra di una sindacatura improntata a collaborazione e empatiacol mondo imprenditoriale. “Devo dire con orgoglio che il primo passaggio fatto visitandole è stato chiedere una mano, anche se praticamente non ci conoscevamo nemmeno”. Subito gli hanno dato credito, soprattutto quelle costantemente sotto i riflettori per le problematiche ambientali. Cogliendo al volo l’opportunità di presentare un’immagine diversa, con tanto di ringraziamenti istituzionali. Senza le pastoie burocratiche sono state più veloci. Hanno calato condotte a cannocchiale per ovviare alle frane, creato un rivestimento ad hoc per le infiltrazioni fangose, installato una pompa pronta consegna, coi ricambi più facili da reperire rispetto quella prevista in origine dall’ufficio tecnico. Alla fine hanno ottenuto 57 litri al secondo spendendo neanche la metà di quanto prevedeva il progetto redatto col prezziario delle opere pubbliche. “I soldi risparmiati verranno utilizzati per la condotta idrica (che non se la passa tanto bene) e per risolvere i problemi idrici nelle altre zone della città”, scrive il sindaco nel rituale post celebrativo. Quei fondi in verità possono risultare appena un acconto, considerate “le necessità di condutture che devono essere riqualificate”. Il Comune ha calcolato che gli servono 40 milioni, da reperire col Pnrr. “Siamo sicuri che le nostre richieste saranno accolte”, afferma ottimisticamente il primo cittadino.

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Di Mare promette “un post dedicato al denaro sprecato negli anni precedenti”.

Per le perduranti difficoltà idriche, la maggioranza aveva persino perso un consigliere. Manuel Mangano è stato presto rimpiazzato in aula, ma dall’opposizione la sua tenace battaglia si è trasformata in una spina nel fianco. Svanito il rischio che col pozzo franasse pure l’immagine di un’amministrazione accusata di essere capace solo di attivismo culturale, per Di Mare è arrivato il momento delle repliche. “Oggi chiudiamo questa partita, rimangono mesi di sacrifici, di parole sentite e non sentite, di accuse velate e meno velate”, dice durante l’inaugurazione. Sulle polemiche della minoranza – che hanno investito pure il presidente del consiglio Marco Stella per le pressanti richieste di dibattito lamentate di boicottaggio – il sindaco ci torna in serata. “Oggi possiamo dire che in meno di 9 mesi e 22 giorni siamo passati dalla consegna dei lavori all’inaugurazione. Siamo ampiamente dentro i tempi tecnici per un’opera pubblica di questa portata, oltre ogni aspettativa; e chiediamo scusa, anche a nome di chi non lo ha fatto, per il ritardo accumulato e il denaro sprecato negli anni precedenti”, scrive su Facebook. Concludendo che “farò un post dedicato a questo molto presto”. Sempre che le mutevoli vicende della politica a ridosso delle regionali, non faccia poi che questa minacciosa promessa scorra via come l’acqua.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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