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Augusta, discariche e silenzi: albo pretorio ignora pure quella di Igm

AUGUSTA – Un’altra discarica nel territorio di Augusta, stavolta da oltre un milione di metri cubi. E ancora una volta niente pubblicazione all’albo pretorio comunale, “con grave pregiudizio al diritto di informazione e partecipazione”. C’è voluta nuovamente un’associazione ambientalista, per accorgersi che sull’apposita pagina web della Regione c’era l’avviso riguardante l’ennesimo progetto di un nuovo impianto di smaltimento, in un comprensorio dove invece si dovrebbe bonificare. “Fermiamo l’assedio”, avverte subito Legambiente, in un comunicato diffuso il 4 giugno. Dove racconta della proposta avanzata da una Srl del gruppo Igm, che sin dal secolo scorso è appaltatore del servizio di nettezza urbana, sia pure sotto diverse forme societarie. Adesso, nella veste di “Soem“, l’azienda satellite della famiglia Quercioli ha messo nel suo business plan un vecchio sito di stoccaggio per inerti inattivo dal 2009. Da riconvertire con un investimento da 7 milioni di euro, in una zona come Costa Mendola che già annovera 4 grandi discariche fra attive, autorizzate o esaurite. Tutte in una manciata di chilometri, se non proprio contigue al progettato invaso per rifiuti speciali non pericolosi. Peraltro “limitrofo” alla Oikothen, “a suo tempo fortemente contestata”, sulla quale “alcuni geologi sostennero che non si era tenuto conto dell’esistenza di una faglia”. 

Progetto Soem del gruppo Quercioli per una discarica da un milione di tonnellate a Costa Mendola.

Un paio di quei professionisti adesso hanno certificato la compatibilità della proposta avanzata dalla Società ecologica megarese, probabilmente pure alla luce del fatto che quella “contestata” piattaforma polifunzionale è “non ancora attiva, ma autorizzata per 170 mila tonnellate anno di pericolosi e non”. Nonostante un’interrogazione parlamentare già nel 2015 faceva rilevare che, “nella sezione geologica annessa” alla mappatura del sottosuolo augustano, proprio in quella contrada compare “la faglia tettonica denominata River Marcellino Graben“. Il circolo ambientalista non si è limitato a polemizzare sul tentativo dell’amministrazione comunale di far passare tutto sotto silenzio, “come già accaduto per il progetto della discarica Log service, dove si vogliono depositare i rifiuti speciali pericolosi prodotti dall’inceneritore Gespi“. Anche in questo caso, Legambiente Sicilia e Legambiente Augusta sono riuscite a presentare entro i termini numerose osservazioni al progetto”. E la contestazione che solleva maggiori perplessità, riguarda il fatto che “lo Studio d’impatto ambientale non riferisce dell’esistenza nell’area di altri impianti di trattamento e smaltimento delle stesse tipologie di rifiuti, oltre alle discariche esaurite per rifiuti urbani, per speciali e per speciali pericolosi”.

Legambiente: presentato Studio di impatto ambientale decontestualizzato dalle altre discariche.

sopra e copertina: immagini di Costa Mendola tratte dal progetto pubblicato sul sito dell’Assessorato regionale ambiente.

In sostanza, la “Sia” presenta la riconversione chiesta da Soem Srl come fosse un impianto isolato, e non parte di un tutto. Pur essendo ubicata “nell’Area ad elevato rischio di crisi ambientale, dove il Piano di risanamento ambientale approvato col Dpr del 1995 prevede il depotenziamento dei rischi e la riduzione degli impatti, anche attraverso la bonifica delle discariche esistenti e la limitazione all’insediamento di nuovi impianti”. Legambiente fa notare che la discarica esaurita di Ogliastro si trova a 2 chilometri, e quella di Costa Gigia a 5. “E sempre nell’area di riferimento sono in esercizio o in progetto la discarica Cisma, la Log Service (in progetto), l’inceneritore Gespi, la piattaforma Megara (progetto al momento respinto), la piattaforma polifunzionale Rigenia, la piattaforma Intec Sud e la discarica Renteco – ex Smari – di Villasmundo, al confine con il territorio di Augusta (progetto in attesa di conclusione del Procedimento autorizzatorio unico regionale. Così come “nella stessa zona caratterizzata da vecchie cave in parte trasformate in discariche, è contigua la discarica Igm Rifiuti Industriali Srl, autorizzata alla messa in riserva e stoccaggio annuo di circa 51 mila tonnellate di rifiuti pericolosi e non”. Affiancarvi una nuova discarica da un milione e passa di tonnellate, fa notare l’associazione ecologista, è “incompatibile e inaccettabile”. Anche “in considerazione del fatto che, a differenza dei rifiuti solidi urbani, non vi è l’obbligo di provvedere allo smaltimento dei rifiuti speciali nell’ambito territoriale ove essi sono prodotti. Pertanto nulla vieta che a Costa Mendola vengano smaltiti i rifiuti speciali provenienti da altre regioni”. 

Rifiuti speciali non pericolosi nel vecchio impianto per inerti: lista di 313 tipi di scarti industriali.

Insomma, il timore è che “siano apportati ulteriori impatti nell’Aerca“, già dotata di una ricca collezione di immondezzai. Fra l’altro senza nemmeno ricadute occupazionali di rilievo. La sezione impatto socio-economico del progetto prevede durante la “fase di cantiere, stimata in 12 mesi, una presenza di circa 12-15 lavoratori in gran parte della provincia di Siracusa. Peraltro, nel documento “si tiene a precisare che la società sta richiedendo dei finanziamenti per la realizzazione della discarica”. Successivamente, “nella fase di esercizio si prevede l’assunzione di 6 unità lavorative”. Cioè “2 impiegatie “4 operai“, per gli “8-10 conferimenti al giorno, nell’arco di 8 ore lavorative”. A Costa Mendola in compenso può essere smaltito praticamente di tutto. L’elenco stilato dalla Soem riguarda 19 tipologie di scarti suddivisi in 313 voci. Spiccano quelli provenienti da raffinazione del petrolio, purificazione del gas naturale e trattamento pirolitico del carbone“. In maggior parte si tratta di fanghi, “bitumi” e “rifiuti contenenti zolfo”. Ma nella lunga lista ci sono anche “pitture, vernici, smalti vetrati, adesivi, sigillanti”. Oltre a ceneri pesanti, scorie e polveri di caldaia”. Non mancano i “rifiuti di alluminio“, quelli di “plastica e gomma“, i pneumatici fuori uso”, i catalizzatori esauriti”, il piombo“, lo “zinco”. E poi ancora scarti “derivanti da prospezione, estrazione da miniera o cava, nonchè dal trattamento fisico o chimico di minerali”. Insieme a quelli “prodotti da agricoltura, trattamento e preparazione di alimenti”. Ci sono pure i “rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di pannelli, mobili, polpa, carta e cartone”. Cui si aggiungono quelli “della lavorazione di pelli e pellicce, nonché dell’industria tessile“.

“Area elevato richio di crisi ambientale va bonificata e non sovraccaricata di altri impatti”.

Nell’imbuto trapezoidale profondo 46 metri, che al fondo misura quasi 10 mila metri quadri e alla sommità ne coprirà 40 mila, con questa ampia varietà di spazzatura giocoforza si avranno forti concentrazioni di sostanze nocive. Prevedibilmente superiori agli stessi limiti di legge fissati per quel tipo di discariche, tanto che la società ha già una lista dei parametri “che intende richiedere in deroga“. Facendoseli raddoppiare per arsenico, cromo, rame, mercurio, molibdeno, nichel, antimonio, selenio, zinco, cloruri, carbonio organico disciolto”. L’associazione ambientalista non contesta solo l’ennesima “svista” dell’amministrazione di centrodestra, nel coinvolgere la popolazione sull’uso del territorio così problematico. Ma si sofferma anche su pianificazioni urbanistiche che sospetta lasciate volutamente lacunose, per consentire ampi margini di discrezionalità nelle autorizzazioni. “Nel ribadire la propria motivata contrarietà alla discarica Soem e nel richiamare tutti gli enti e gli amministratori interessati alle loro responsabilità, Legambiente ritiene grave il fatto che in base ad un vecchio piano regolatore Asi della zona industriale mai sottoposto a Valutazione ambientale strategica, alla disattenzione e al silenzio degli enti, alla carenza normativa e al disinteresse verso la concreta tutela dell’ambiente e della salute delle persone, si sta determinando una concentrazione di discariche e impianti di trattamento rifiuti confinanti tra di loro in una limitata porzione di un’Aerca che certamente non ha bisogno di essere sovraccaricata di altri impatti”.

Screenshot dal progetto Soem Srl.
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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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