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Augusta, concerti d’oro: Sud chiama nord, risponde Ciccio La Ferla

AUGUSTA – Cateno De Luca sbarca nel consiglio comunale di Augusta. Lo “scatenato” leader di Sud chiama nord adesso ha un rappresentante alla sua altezza pure a Palazzo San Biagio. Si tratta di Ciccio La Ferla, consigliere eletto nelle liste del sindaco Giuseppe Di Mare, e velocemente diventato aspro oppositore dell’amministrazione. L’adesione dell’ingegnere civile, con un lungo passato politico anche all’ex Provincia, è stata ufficializzata il 27 maggio. Quando il vulcanico deputato regionale messinese è approdato in città con il suo camper, nel corso della campagna per le europee. Dove corre con la lista patchwork Libertà, tenendo un occhio a Strasburgo e l’altro a Palermo per la prossima presidenza della Regione. Ad annunciare la nuova presenza di Sicilia vera fra i banchi consiliari, è stato il coordinatore cittadino Aldo Raina. Che l’istrionico sindaco-onorevole di Taormina ha incontrato al bistrot Chloè, insieme al suo storico riferimento Marco Bertoni e qualche decina di sostenitori. Una riunione incentrata sulla scadenza elettorale di giugno, ma che ha preso una forte connotazione locale col formale esordio di La Ferla.  Un debutto del consigliere solo “de relato” per ragioni di salute, ma ugualmente dirompente nello scenario augustano. Perché il nuovo arrivo nel “partito antisistema”, come l’ha definito il front man dei 19 simboli schierato sotto il suo nome, ha già scompaginato la minoranza. Uscendo dal gruppo coi 5 Stelle per passare nel Misto insieme agli stessi pentastellati, rimasti senza il quorum per averne uno. 

Il consigliere lascia il gruppo coi 5 Stelle: contro Di Mare voglio mani libere pure con l’opposizione.

al centro, Ciccio La Ferla fra i consiglieri pentastellati Uccio Blanco e Roberta Suppo.
copertina, la platea di un concerto per i festeggiamenti patronali postata dal sindaco Giuseppe Di Mare (foto Fb).

Una scelta singolare, perché De Luca punta a Palazzo D’Orleans confidando in una coalizione coi grillini nella nuova versione di Giuseppe Conte, insieme al Pd. Un’intesa che sta rodando all’Assemblea siciliana, facendo asse comune contro il governatore forzista Renato Schifani. Il primo atto di La Ferla, invece, è quello di indebolire il fronte dell’opposizione con gli stessi partiti. Un gesto che qualcuno aveva messo in relazione con la querela per diffamazione ricevuta da Di Mare lo scorso febbraio, dopo un post su Facebook dove adombrava sospetti di favoritismo nella programmazione dei lavori pubblici, alcuni dei quali effettuati nei pressi delle residenze di persone ritenute vicine al sindaco. Raggiunto telefonicamente, l’uomo di De Luca a San Biagio spiega invece che semplicemente non vuole “legami di alcun tipo, perché voglio far parte attiva di un progetto alternativo a un metodo di amministrare, che spende 300 mila euro per i cantanti della festa patronale. Parole che fanno pensare all’intenzione di svolgere un ruolo da protagonista, nella coalizione che sfiderà il primo cittadino targato Fratelli d’italia. La Ferla sembra pensare più a una rivincita come assessore designato, che a una ricandidatura in consiglio. D’altronde la carica gli era stata assicurata da Di Mare al primo rimpasto utile. Ma i numeri in consiglio hanno imposto un cambio di rotta al sindaco, ancora di connotazione civica. Al sacrificio dei vecchi sostenitori è seguito un allargamento a centrodestra, e la contestuale adozione di quei metodi che Sud chiama nord contesta ferocemente a Schifani, nonché ai partiti che più lo sostengono.

Cateno De Luca e il “sistema” centrodestra, La Ferla: con lui farò più interrogazioni e meno social.

copertina, Cateno De Luca con il direttivo cittadino di Sud chiama nord.

Se al bistrot De Luca parla senza mezzi termini di “sistema politico-mafioso”, che alligna nei Palazzi palermitani di governo, il suo punto di riferimento nel Palazzo augustano si limita a contestare atti amministrativi. “Meno Facebook e più interrogazioni“, promette La Ferla. E l’argomento che tiene banco a fine maggio, da quattro anni a questa parte, sono i festeggiamenti per San Domenico. I cui costi lievitano mano mano che si ci si avvicina alle comunali 2025, registrando cifre sempre più incompatibili con la realtà economica e sociale di Augusta. Serate di “leggerezza” regalate alla città, secondo i fan della qualunquistica politica “più concerti per tutti”, sulle quali l’opposizione si prepara a chiedere chiarezza. Anche perché ci sono sempre gli stessi agenti teatrali, tanto che iniziano a titubare gli stessi moderati che sostengono l’amministrazione a guida Fdi. Perché è quel marchio meloniano a essere onnipresente in tutti casi più controversi, che poi sono costretti a difendere d’ufficio nell’aula consiliare. Un’inquietudine neanche più tanto sotterranea, se non erano casuali alcune presenze “di passaggio” all’appuntamento dato il 26 maggio da Domenico Tringali sotto il palco degli eventi. Per spiegare i conti di feste patronali dove “ufficialmente abbiamo speso 313 mila euro, ma alle spese caricate nel settore spettacoli si aggiungono altre spese indirette”. Nella sua pagina di satira social “l’Edicolante” avverte che “il capitolo destinato agli spettacoli è stato già prosciugato. Vista la voglia dell’amministrazione di fare festa e leggerezza saremo costretti alle variazioni di bilancio. Tutte somme pagate dal cittadino”.

La satira di “l’Edicolante” svela escamotage e costi di una festa patronale da oltre 300 mila euro.

Domenico Tringali nella sua satira da “l’Edicolante”.

“A fronte di 134 mila e 500 euro ricevuti dalla Regione noi abbiamo speso altri 200 mila di tasca nostra”, snocciola l’ex segretario Udc ora vicino al deputato regionale Peppe Carta, garante della presenza Mpa nella giunta. “Tra l’altro il contributo destinato alla festa padronale (sic) è solo di 30 mila euro. Gli altri 104 mila e 500 sono dati per la promozione turistica del territorio. Un contributo da spendere coscientemente nell’intero anno”. Fra facezie e neologismi satirici, Tringali cita le delibere della “festa“, tale anche in senso lato. “Abbiamo affidato 110 mila euro a una società di produzione eventi di recente costituzione, non rispettando in alcun modo le logiche sugli affidamenti diretti verso aziende accreditate”. In realtà fa capo alla stessa impresaria catanese degli anni precedenti, che nella nuova attività ha aggiunto la ragione sociale Srls unipersonaleal vecchio brand aziendale, collaudato a Catania quando l’assessorato Spettacoli era retto dal meloniano di ferro Manlio Messina. Ma nel 2024 si presenta con una società formalmente diversa e con una diversa partita Iva, tanto da dover protocollare una singolare autocertificazione esenzione Durc“. Altri 88 mila euro sono stati invece affidati a una Srl più rodata, anch’essa catanese e guidata da un manager col quale l’impresaria concorrente aveva fondato negli anni Novanta “un’agenzia di management e booking, che diviene anche un’importante etichetta discografica. Le strade personali e imprenditoriali si sono poi divise, e questo ha permesso all’amministrazione di mettere entrambi in cartellone senza tanti problemi. Nota infatti Tringali che “insieme oltrepassano la soglia di affidamento diretto, che è fissato in 140 mila euro, in quel caso avrebbe dovuto fare gara“.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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