Tu sei qui
Home > ERROR404.ONLINE > Augusta, Europee: la montagna centrodestra partorisce un topolino

Augusta, Europee: la montagna centrodestra partorisce un topolino

AUGUSTA – Non sono tutte d’oro le stelle nella bandiera europea sventolata da Fratelli d’italia ad Augusta, dopo lo spoglio delle schede. Anche se raggiunge il primato cittadino, e il suo sindaco Peppe Di Mare vince il derby nell’amministrazione contro Peppe Carta, staccando di oltre un migliaio di preferenze lo score dei mille e 800 voti presi dall’associazione di scopo fra Mpa e Forza italia. Il Partito democratico fuori da tutti i Palazzi però si piazza terzo, vincendo il girone dell’opposizione. Superando di una trentina di voti scarsi gli intramontabili 5 Stelle, ma arrivando a meno di cento preferenze dalla lista Fi robustamente foraggiata dagli autonomisti. I descamisados di Cateno De Luca da parte loro si prendono la soddisfazione di superare al fotofinish la potente Lega, che ha in appalto lo strategico assessorato Ecologia. Oltrepassando i 500 consensi, dopo una campagna lampo di quattro garibaldini. Mentre l’Alleanza verdi sinistra sorprende raccogliendo quasi 400 voti, in una città dove nessuno si è mai fatto avanti per rappresentarla. 

Vota uno su 3, l’opposizione fa il pieno di voti d’opinione: astensionisti decisivi alle comunali 2025.

Ma a laurearsi primo partito sono gli astensionisti, arrivati a quota record 66 per cento. E’ questa incognita dei 20 mila elettori rimasti a casa per le europee, che ridimensiona “la vittoria del buon governo” celebrata pensando alle comunali. Perché quando alle amministrative 2025 le proporzioni saranno invertite, visto che storicamente almeno due elettori su tre si presentano ai seggi se le liste sono imbottite di amici e parenti, allora le consultazioni per Strasburgo fanno intravedere altro. E cioè una coalizione di maggioranza vicina al suo potenziale massimo, considerate le ingenti risorse politiche dispiegate sui candidati di bandiera delle correnti. E un fronte di minoranza che invece prende consensi da uno zoccolo duro concentrato sui simboli, con un forte potenziale di crescita se azzecca temi e candidature. Con i votanti pari a un terzo della forza elettorale nominale, e vicini solo alla metà di quella che realmente vota ogni volta, le percentuali prese dai partiti sono poco indicative. I numeri delle preferenze raccontano meglio il consenso sia delle liste, che dei rispettivi leader locali. 

Fdi primo partito grazie al sindaco, delude la lista Fi-Mpa nonostante lo stuolo di assessorati.

sopra i risultati Europee 2024 ad Augusta, in copertina Fdi festeggia: Carlo Auteri, Ruggero Razza, Peppe Di Mare, Manlio Messina.

Fratelli d’italia fa il pieno, con 2.963 voti tirati da un sindaco supportato da due assessori e 6 consiglieri. Ma il candidato su cui mettono tutto il loro peso istituzionale, l’ex assessore regionale Ruggero Razza, si ferma a 804 preferenze. Mentre sono 1.420 quelle di Alessia Scorpo, suggerita da Palazzo in abbinata al delfino del ministro Nello Musumeci, ma solo dopo un energico intervento dell’onorevole Luca Cannata. Non sono numeri che fanno pensare a una leadership Di Mare così radicata, fuori dall’elettorato direttamente influenzabile dai poteri della fascia sindacale. Peggio si trova il battaglione autonomista, forte di 5 seggi a Palazzo San Biagio e tre poltrone in giunta. Fra cui quella del consigliere più votato di sempre, Biagio Tribulato, che coi suoi 800 elettori da solo varrebbe un partito. Questo squadrone di/sulla “Carta” si è speso per Caterina Chinnici, in lizza con Forza italia, partito a sua volta dotato di un’assessora e due consiglieri. Nonostante in Sicilia abbia primeggiato, il simbolo forzista super rappresentato nella stanza dei bottoni augustana raccoglie solo 1.806 voti, peraltro poco più di un migliaio andati alla candidata sostenuta dal Mpa. 

Lo zoccolo duro di Pd e 5 Stelle vota il simbolo, Campo largo a ridosso dei moderati al potere.

Considerando il rapporto fra capitale politico e redditività elettorale, è un flop il progetto autonomista di un’alternativa moderata al centrodestra targato Fdi. Inoltre fa spiccare il risultato sorprendente del Pd. I democratici arrivano a ridosso dei forzisti, con 1.714 voti, potendo contare solo su un consigliere e per giunta confinato nell’ininfluenza dell’opposizione. Dalle preferenze emerge il preponderante voto d’opinione. Infatti sul senatore siracusano Antonio Nicita si esprimono solo in 540, poco più di quanto raccoglie la stessa segretaria Elly Schlein. E’ un dato che mostra lo scollamento fra l’apparato di partito, e chi lo vota per i suoi contenuti. Come dimostrano i 166 voti dell’eurodeputato Pietro Bartolo, cui nessuno ha fatto volantinaggio in città. I dem trovano uno zoccolo duro e un potenziale di crescita, legata all’aumento dei votanti e a un circolo meglio organizzato. Lo stesso vale per i 5 Stelle, presenti nella minoranza a San Biagio con due consiglieri, d’un soffio sotto gli alleati del Campo largo con i loro 1.687 voti. Anche gli elettori pentastellati si esprimono in larghissima parte solo sul simbolo. Sono 456 le preferenze al candidato della dirigenza, Giuseppe Antoci. Le europee consegnano pure al Movimento delle potenzialità alle comunali, se un meet up ricostruito riporta nei seggi la protesta rimasta a casa.

La garibaldina Sud chiama nord supera la potente Lega, si riapre la corsa per alternativa a Di Mare.

Al netto dalla propaganda, la realtà delle urne mette in dubbio la vulgata che il bis per Di Mare sia una pure formalità. Se “impegnandosi” (quasi) al massimo raggiunge questi numeri, cosa accadrà quando andrà a votare chi ha ignorato i suoi inviti per l’8 e il 9 giugno? Riaprendosi la caccia alla candidatura di spicco che può giocarsela, aumenta il peso specifico delle forze minori. La coalizione 2025 del sindaco si trova ora con il problema Lega, dotata di un assessore pesante e 2 consiglieri. Eppure esce dalle europee con 538 voti, di cui ben 173 all’indigeribile generale Roberto Vannacci, e appena 241 all’ex meloniano Raffaele Stancanelli. In amministrazione gestisce più di quanto potrebbe apportare all’alleanza, e un brutto colpo gliel’ha dato l’ultimo arrivato in consiglio, Sud chiama nord. Approdato a San Biagio con Ciccio La Ferla, fuoruscito sia dall’amministrazione che dalla minoranza, arruolato proprio alla vigilia del voto. Il partito ha inoltre rifiutato la profferta leghista di dare una sponda nella stanza dei bottoni, preferendo saltare senza rete che finirci invischiato. Scommessa apparentemente vinta.

C’è ancora vita a sinistra, centinaia di voti a Avs anche senza una rappresentanza in città.

La cenerentola di “sCateno” prende 550 voti, che sono solo una decina in più dei leghisti ma politicamente ben più pesanti, considerati tempi risicati e risorse umane messe in campo. Nella lista Libertà fra l’altro hanno regolato i conti con l’ambiguo coordinatore provinciale Edy Bandiera, relegandolo quarto, dietro pure alla torinese Laura Castelli e al palermitano Ismaele La Vardera. I deluchiani di Augusta vera si sono ritagliati uno spazio d’opposizione in un terreno difficile, occupato dal rodato populismo di genesi grillina, e dal pragmatismo di democratici sorpresi loro stessi dal ritorno del voto di sinistra. In merito lo testimoniano le 395 preferenze prese da Avs, praticamente assente ad Augusta come forza organizzata, e votata a prescindere dalle sue candidature di richiamo. Infatti l’attivista antifascista perseguita dalla giustizia ungherese, Ilaria Salis, prende 129 voti. Mentre sono 79 quelli di Mimmo Lucano, che da sindaco fece di Riace il simbolo europeo dell’accoglienza. Impiegando i fondi a disposizione per l’integrazione, invece che dirottarli disinvoltamente altrove per acchiappare facili consensi. Oggi si ritrova eurodeputato, senza nemmeno bisogno di salire su un palco.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

Lascia un commento:

Top