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Petrolchimico, droplet negati e mascherine assenti: sindacati in agitazione

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   01:30

AUGUSTA – La mazzata del decreto governativo del “resta a casa” è stata tremenda, sulla fragile economia del terziario ad Augusta (nella foto, un’edicola). Ma il centinaio di esercenti costretti a chiudere ha accettato tutto come un sacrificio necessario, anche se affitti e fatture da saldare continuano a correre incuranti dell’emergenza Coronavirus. Ora negozi, bar e ristoranti rischiano però di essere l’unica categoria produttiva a subire la penitenza. Perché i sindacati dei metalmeccanici hanno denunciato che quelle misure di prevenzione per le quali le saracinesche sono state fatte abbassare, dentro le fabbriche in realtà non le rispettano. Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, il 12 marzo, hanno dichiarato “l’astensione unilaterale nazionale dell’intero settore merceologico”. Presentando un pacchetto di richieste insieme a una tempistica, e “a copertura di ciò proclamiamo lo sciopero per tutte le ore necessarie”. Una protesta che investe in pieno anche il Petrolchimico, dove le rappresentanze aziendali segnalano forti frizioni per il droplet negato e l’assenza di protezioni respiratorie, soprattutto con le ditte che operano in appalto e nell’indotto.

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Nicastro, Fim: niente prevenzione, indotto preoccupato.

Piero Nicastro
segretario regionale Fim Cisl

“Costringono i propri dipendenti a lavorare gomito a gomito, sostenendo che non è utile alla produttività osservare il metro di distanza. E non forniscono le nemmeno mascherine“, conferma Piero Nicastro, segretario regionale Fim Cisl Sicilia. Si sta occupando direttamente pure dell’unità territoriale siracusana, perciò conosce bene la problematica della zona industriale in questi giorni. “I lavoratori sono preoccupati, soprattutto perché poi tornano in famiglia. Normalmente non facciamo i rivoluzionari, ma alcuni imprenditori non hanno questa cultura della prevenzione“. I sindacati sono pronti a “concordare fermate produttive, coperte innanzitutto con strumenti contrattuali o eventuali ammortizzatori sociali”, scrivono nel documento diffuso dalle segreterie nazionali. Precisando che “da giorni stiamo provando a non bloccare le produzioni, cercando le soluzioni più adeguate, consapevoli dei costi umani ed economici“.

Metalmeccanici: una fermata fino al 22 per sanificare.

Fim, Fiom e Uilm segnalano che “la gran parte delle aziende non sono ancora del tutto preparate a gestire questa emergenza. I lavoratori sono giustamente spaventati”. Per questo “ritengono necessaria una momentanea fermata di tutte le imprese metalmeccaniche fino al 22 marzo, al fine di sanificare e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro”. Dalla protesta tengono fuori le “aziende che svolgono servizi pubblici essenziali“. Ma è proprio su questa definizione, che potrebbe aprirsi uno scontro nella zona industriale. Perché, come puntualizza Nicastro, se i sindacati sono pronti a scioperare “per dare uno stimolo alle aziende ad applicare le disposizioni, e se non lo fanno sono fuorilegge”, Assindustria ha già messo le mani avanti contro qualsiasi intralcio. Sostenendo che “il nostro polo industriale non si può e non si deve fermare: dobbiamo assicurare continuità con sicurezza”. In un comunicato diffuso l’11 marzo, “anche Confindustria Siracusa esprime preoccupazione per la richiesta della Regione Lombardia di esasperare le misure di contenimento del contagio, fino a prevedere il fermo totale delle aziende e dei trasporti”.

Bivona, Assindustria: tutto regolare, Polo è strategico.

Diego Bivona
presidente Assindustria Siracusa

Il presidente Diego Bivona scrive che “il nostro polo industriale, strategico per il Paese, assicura la produzione del 38 per cento dei prodotti petroliferi in Italia, necessari per assicurare i trasporti di derrate alimentari, il riscaldamento, l’energia elettrica, i prodotti per la detergenza e poi la produzione dei gas medicali per le strutture sanitarie, il trattamento dei reflui urbani dei Comuni. Le nostre industrie non si possono fermare”. Il portavoce degli industriali sostiene che tutte, “lavorano applicando in pieno, con scrupolo e senso di responsabilità, le disposizioni del Ministero e del Governo, che allo stato attuale rappresentano una soluzione equilibrata”. Assindustria ne approfitta per battere cassa. “Aspettiamo adesso il varo delle urgenti misure a sostegno della liquidità delle imprese, a partire dal potenziamento delle garanzie pubbliche, dalla sospensione dei pagamenti fiscali e contributivi al potenziamento degli ammortizzatori sociali per sostenere l’occupazione”, scrive BivonaAggiungendo che “sapremo superare insieme questo momento di grande difficoltà per prepararci alla necessaria ripartenza, con l’aiuto dello Stato e della Regione Siciliana, in primis, che deve assicurare uno scatto d’orgoglio velocizzando gli iter burocratici per sbloccare investimenti pubblici e privati”.

Carasi, Cisl: salute è prioritaria ma arginare ricadute.

Vera Carasi, segretario territoriale Cisl Siracusa-Ragusa

Petrolieri e affini vogliono mani più libere appena finisce la temporanea emergenza Covid-19, ma resta da vedere quanto poi andrà ad accordarsi con la perenne emergenza ambientale“Gestire l’emergenza garantendo la salute dei cittadini, dei lavoratori e adottando misure immediate e condivise per arginare anche le ricadute sul tessuto sociale, economico, occupazionale”, è invece quanto vuole Vera Carasi, segretaria generale Cisl Siracusa-Ragusa. In un comunicato del 12 marzo, precisa che “resta prioritaria la salute di ognuno, ma dobbiamo inevitabilmente guardare alla tutela occupazionale attraverso la garanzia dei diritti di ogni singolo lavoratore. Il nostro territorio soffre già di una crisi strutturale ed è nostro compito fare in modo che questo momento non lasci strascichi irrimediabili per il futuro”. Nel documento ricorda che la Cisl siciliana “il recente decreto ha passaggi fondamentali e chiari che le imprese e le grandi aziende devono rispettare. La stretta decisa su alcune attività, la continuità assicurata ai servizi essenziali, ci impone di concordare – dove necessario – una rimodulazione dell’attività degli addetti e l’eventuale ricorso agli ammortizzatori sociali”. Carasi considera “inopportune corse in avanti, chi chiede ulteriori provvedimenti di chiusura delle attività, comprese quelle industriali. La fase deve essere gestita con grande oculatezza, salvaguardando salute, sicurezza, occupazione, economia”.

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Il decreto “resta a casa” e gli affari della Lombardia.

Al sindacato, come a molti attenti lettori dei quotidiani nazionali, non è sfuggito che la stretta del resta a casa ha ampie coincidenze con quanto avevano chiesto il giorno prima gli industriali lombardi. Le drastiche misure da zona rossa in vigore da settimane nel Milanese, si sono fatte sentire nella produzione. Fra calo commesse, spostamenti bloccati, e operai a casa per quarantene necessarie o volontarie, molte aziende hanno deciso la serrata. Ma questo è significato anche il rischio di perdere clienti e fette di mercato, in favore di altre regioni esenti alle misure anti-contagio. Mettendo tutti nelle stesse restrizioni, i “cummenda” hanno azzerato gli intuibili vantaggi per la concorrenza. E inguaiato pure il Siracusano“Il calo delle commesse già registrato e le ricadute sul fatturato pesa sull’intera regione e, in particolar modo, su una provincia che spalma la propria economia su tutti i settori produttivi: dall’industria al turismo, dall’agricoltura ai servizi”, evidenzia la segreteria Cisl del sud-est siciliano.

Corriere della Sera, 11 marzo

Caso Sortino, paura quarantena nelle raffinerie.

Carasi si aggiunge al coro di chi ricorda agli industriali siracusani che l’ultimo Dpcm “dispone protocolli di sicurezza all’interno delle aziende”. I metalmeccanici hanno già detto che molte ditte dell’indotto non li rispettano, nemmeno di fronte le rimostranze degli operai. Per quelli impiegati direttamente dalle multinazionali della raffinazione, bisogna invece affidarsi alle indiscrezioni dei dipendenti. Che raccontano di medesime difficoltà, specialmente nella fornitura delle introvabili mascherine. Le loro intuibili paure si sono materializzate nella mattinata del 12 marzo. Quando fra gli operai si è sparsa rapidamente la voce che due loro colleghi al lavoro in una raffineria del Petrolchimico, sono stati prelevati dai carabinieri perché risultati in contatto con l’ottantenne di Sortino stroncato da un ictus, ma risultato positivo al test del Coronavirus.

L’Asp attrezza la rete di emergenza per il picco Covid-19.

Siracusa, ospedale Umberto Primo
la palazzina isolata per il reparto Covid
(foto Asp)

Mentre il governo restringe ancora le libertà di spostamento e di commercio ai limiti dello stato d’assedio, c’è chi chiede di andare ancora oltre. E’ il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Con un comunicato stampa diffuso sempre il 12, fa sapere di aver chiesto “controlli anche con l’esercito“. Nella lettera inviata al premier, agli Interni e alla Protezione civile, li definisce “misure ormai indispensabili in funzione della dissuasione degli assembramenti, della mobilità ingiustificata, di forme illegittime di ambulantato sul territorio”. In serata è uscita la notizia che il Viminale ha confermato la qualifica di “agente di pubblica sicurezza” ai militari comandati di pattugliare le strade e fermare chi circola. Con maggiore senso pratico, la Sicilia invece si sta attrezzando per fronteggiare il temuto picco dei contagi. L’Asp di Siracusa sta predisponendo la rete di emergenza. “Un intero reparto nella palazzina distaccata all’ospedale Umberto Primo sarà destinato all’espansione e al potenziamento del reparto di Malattie infettive“. Sperano che al secondo piano, già il 23 marzo, siano pronti “18 posti letto dedicati all’esclusiva gestione di pazienti Covid, con la possibilità di disporre di ulteriori 18 al primo piano. Il padiglione sarà provvisto di impianto centralizzato di gas medicali, monitor e ventilatori per assistere i più critici che necessitano di assistenza respiratoria. Intanto, la direzione aziendale ha pubblicato un avviso straordinario per il reclutamento di personale sanitario per fare fronte all’emergenza”.

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Gli infetti della provincia tutti concentrati a Siracusa.

In quell’unità di crisi attrezzata nel capoluogo, secondo quanto fa sapere l’ufficio stampa, verranno convogliati tutti i pazienti della provincia. Resta però il nodo su come verranno registrati nelle comunicazioni ufficiali diramate ai giornali. Cioè, se i ricoverati per Covid-19 verranno conteggiati genericamente come casi a Siracusa“, oppure sarà reso noto anche il Comune dove risiedono. Non è una curiosità per riempire di dettagli le cronache. Ai tempi dei social le indiscrezioni volano più veloci dei giornalisti, con allarmismi di gran lunga superiori a quelli che potrebbe provocare una comunicazione ufficiale esauriente e tempestiva. Prima che l’assessore regionale Ruggero Razza lo smentisse, l’ottantenne sortinese finito al Muscatello per un ictus, nel tam tam dei telefonini è stato per l’intera giornata una vittima del Covid-19 passata da Brucoli. Poi tutto è stato riportato alla dimensione più tranquillizzante di un deceduto solo contagiato dal Coronavirus. Ma questa “ufficialità” reticente inizia ad apparire come portatore asintomatico del mai debellato “virus” censura, che inizia a infettare il diritto all’informazione.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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