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Augusta porto “bandiera gialla”: petroliere ostacolano antincendio a bordo

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   01:31

AUGUSTA – La “zona rossa Italia” per il Covid-19 mette in crisi la sicurezza al porto di Augusta, costringendo la Capitaneria a mobilitare tutti gli operatori del settore per sensibilizzare capitani e armatori. Sono in particolare le misure di prevenzione per lo scarico dei prodotti petroliferi, che si stanno andando a scontrare con la diffidenza degli equipaggi nel far salire a bordo il personale di terra. Vale per tutte le figure professionali, ognuna essenziale a diminuire il rischio di incidenti. Ma desta forti preoccupazioni l’ostruzionismo segnalato dalle Guardie ai fuochi, per le basilari ispezioni su petroliere e gasiere. I comandanti impediscono con ogni scusa l’accesso sottocoperta, anche dove il controllo si rende necessario per assicurarsi sulla piena funzionalità dei sistemi antincendio. L’abbassamento del livello di attenzione sul pericolo di incendi catastrofici, per privilegiare la sicurezza sanitaria sulla nave, è il primo effetto visibile del bombardamento mediatico che ha posto il territorio nazionale al centro della pandemia nel mondo occidentale.

Ostruzionismo alle ispezioni delle Guardie ai fuochi.

Copertina e sopra, gasiera ormeggiata in rada e durante le operazioni di carico.
(foto cortesia Passanisi)

L’immagine mondiale degli italiani “untori”, rimbalzata dalle televisioni del pianeta, ha scosso i nervi dei comandanti. Che considerano una vera catastrofe sanitaria e professionale, ritrovarsi a bordo un’epidemia di Coronavirus. Nello spazio ristretto di una nave, con i suoi equipaggi multinazionali e i delicati equilibri sociali interni, il rischio di un ammutinamento non è roba da film sul Bounty. Questa paura della bandiera gialla che segnala quarantena, per lo scalo petrolifero più importante d’Italia si sta trasformando in un pericolo più grande del Covid-19. A segnalarlo sono stati i pompieri privati altamente specializzati, che devono verificare tutte le condizioni necessarie a evitare gli incendi. Il personale della Snad sorveglia ogni momento delle delicatissime operazioni di carico e scarico di prodotti altamente esplosivi e infiammabili. E sono i primi a intervenire, in attesa che giungano sul posto i battelli antincendio dei vigili del fuoco del distaccamento porto.

Negati controlli sottocoperta nonostante le protezioni.

“Eppure adottiamo rigidamente tutte le cautele sanitarie. Sono state persino raddoppiate le barche in servizio nei cambi turno, per consentirci di mantenere la distanza necessaria fra colleghi”, racconta il Responsabile sicurezza dei lavoratori, Fiorindo Passanisi. L’azienda, che tramite una società satellite assicura pure il servizio antinquinamento, ha attrezzato il personale con guanti chirurgici monouso e mascherine Fp4 con filtro antivirus. “Nonostante le protezioni che con grande senso di responsabilità l’azienda ci ha fornito dal primo momento, a bordo cercano di impedirci con ogni scusa di accedere a tutti i locali che necessitano d’ispezione”, racconta il Rls. Da quando il governo ha esteso la “zona rossa” ovunque, sono già state una ventina le navi che hanno sollevato problemi. Una situazione segnalata alla Capitaneria di porto, che è subito intervenuta sensibilizzando le interfaccia locali degli armatori, cioè le agenzie marittime. Ma anche queste si trovano a gestire situazioni difficili.

Voli sospesi per Coronavirus, bloccati cambi equipaggio.

Mascherina antivirus anche per Marco Stella, agenzia “Vinci marittima”.

“La sospensione dei collegamenti aerei con moltissimi Paesi, ci ha messo in enorme difficoltà per il cambio equipaggi”, spiega Marco Stella, dell’agenzia “Vinci marittima“. Augusta è uno dei porti mediterranei dove finora le società armatoriali privilegiavano la sostituzione del personale a scadenza contratto, grazie alla rete di servizi offerti, fra i quali non manca nemmeno un’efficiente Stella Maris“Adesso ci siamo trovati con un rumeno che ha dovuto scegliere se rimanere a bordo, o sbarcare e restare in albergo senza alcuna certezza su quando e come potrà rientrare a casa”, racconta l’agente marittimo. Voli cancellati e decreti lacunosi, stanno presentando problemi inediti per uno scalo con 70 anni di esperienza specializzata nel settore. “La puntuale attenzione che abbiamo trovato nel comandate del porto Antonio Catino, e nella responsabile della Sanità marittima Bernadette Di Giacomo, insieme alla collaborazione della Adsp ci stanno aiutando a trovare soluzioni in tempi ragionevoli”.

Petrolchimico, prima auto-quarantena in blocco.

PER APPROFONDIRE: Petrolchimico, droplet negati e mascherine assenti: sindacati in agitazione

Il buonsenso e l’italica capacità di adattamento stanno tamponando, però il problema resta, tanto al porto petrolifero quanto nel Polo petrolchimico che alimenta. Decisioni draconiane prese all’improvviso dal governo, come se dovesse inseguire lo share di un reality, si stanno scontrando con una realtà produttiva che richiede un minimo di programmazione. Un indotto altamente professionalizzato come la Snad, o il gruppo barcaioli, avevano autonomamente fatto scorta delle Fp4, le uniche veramente efficaci a proteggere le vie respiratorie. “Ma adesso quelle scorte si stanno esaurendo, e ancora non sappiamo quando arrivi il rifornimento” conferma Passanisi. Le ditte dell’indotto industriale, alle prese con appalti e subappalti sempre più risicati all’osso, il problema invece non se lo sono mai posto. E così i metalmeccanici si sono rivoltati per le quasi inesistenti misure di sicurezza sanitaria nelle fabbriche, seguiti a ruota dai chimici alle dirette dipendenze delle multinazionali. I primi a farne incolpevolmente le spese di questa impreparazione che sembra sconfinare nella sottovalutazione, sono state la russa Lukoil e la francese Versalis. Che si sono visti svuotare il cantiere di un’appaltatrice perché una trentina di quegli operai si è messa in auto-quarantena, quando ha saputo del tampone a un collega entrato in contatto con l’ottantenne di Sortino che era passato dal Muscatello, trovato positivo al Coronavirus dopo il decesso per ictus.

Intesa sindacati-industriali, sospese le fermate.

Art1, segreteria regionale e provinciale: Pippo Zappulla e Antonino Landro.

Una vicenda che ha fatto salire di botto la temperatura delle relazioni industriali. Il 13 marzo, sindacati e petrolieri si sono confrontati sulla riduzione al minimo dell’attività nelle raffinerie, dove il droplet si scontra con la particolare natura dei processi petrolchimici. Alla fine hanno siglato un protocollo d’intesa che riduca al minimo indispensabile l’attività ordinaria, e sospenda le programmate manutenzioni degli impianti. Una cabina di regia cercherà di trovare un compromesso per placare le paure dei lavoratori, e assicurare continuità a una lavorazione vitale per le necessità dell’intera nazione. Che si tratti di “produzioni considerate davvero importanti per la vita quotidiana e per garantire prodotti utili a tutti i settori e ai cittadini”, lo riconosce anche Articolouno. Ma il comunicato firmato dal segretario regionale Pippo Zappulla, insieme a quello provinciale Antonino Landro, chiede che “si tenga principalmente conto delle necessità inderogabili della sicurezza e della salute di chi lavora negli impianti, utilizzando per tutti i lavoratori di ogni categoria gli ammortizzatori sociali necessari”.

“Resistere al virus che attacca le Istituzioni”.

PER APPROFONDIRE: Quando lavarsi le mani non deve diventare una metafora per Lesbo

LA NOTA: Le cronache di questi giorni intorno una zona industriale da sempre laboratorio di molte cose, raccontano il tracollo sociale ed economico che le misure anti Covid-19 si stanno tirando dietro. Una situazione che la Storia ha insegnato come ideale per errori, a cui è stato poi difficile e sanguinoso rimediare. In questo momento dove un’accorta comunicazione alimenta ataviche paure, che esaltano l’istinto primordiale del gregge nella ricerca ancestrale del capobranco salvatore, c’è chi continua a guardare la luna anziché il dito che la indica. Sono i Radicali, che“ancora una volta, fedeli alle nostre idee, scegliamo di essere impopolari per non essere antipopolari“. Il segretario Maurizio Turco e la tesoriera Irene Testa hanno scritto una lettera preoccupata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Affermando che “il coronavirus è una emergenza che sta mettendo a dura prova quella che Marco Pannella già definiva l’antidemocrazia italiana“. Riflettono infatti che “contro ogni logica il Parlamento si è amputato di poteri, obblighi che la Costituzione gli impone così legittimando l’espansione dei poteri dell’Esecutivo“. La Rosa nel pugno fa notare come “la conseguenza è che un po’ alla volta, e non da oggi, si sta superando nei fatti la separazione dei poteri, cardine dello Stato di Diritto e della Democrazia“. E non sono i soli a concludere che “oggi più di ieri è necessario resistere al virus che attacca gli uomini, e la peste italiana che attacca le istituzioni“.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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