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Lega, caccia a Gola profonda: rimosso Casertano

AUGUSTA – “Sono fuori tema se dico che le vicende giudiziarie non mi appassionano? Sono fuori tema se affermo che non mi appassiona il Sistema Amara“? Così postava il leghista Massimo Casertano lo scorso 20 giugno, mentre si preparava per la corsa alla sindacatura di Augusta. Ma dopo la batosta elettorale d’autunno quella “passione” poi gli è scoppiata, sostanzialmente in coincidenza con la sua sostituzione a commissario cittadino in favore del rientrato Saro Salmeri. Tanto che i legami del rivale con l’avvocato Piero Amara, il “Peter Pan” delle intercettazioni che hanno terremotato la magistratura italiana, sono così diventati il tema cardine della sua azione dentro il partito. Facendoli poi tracimare in qualche modo anche sulla stampa nazionale, con non poco imbarazzo negli stessi dirigenti che lo avevano nominato responsabile provinciale Enti locali. Un incarico che gli è durato solo un mese, bruscamente revocato il 25 maggio dai “vertici per la provincia di Siracusa“. Il documento che lo rimuove “con effetto immediato” dal giro che conta, è stato poi diffuso insieme al comunicato dove si accusa il dirigente degradato della “volontà manifesta di arrecare danno all’immagine del partito”.

post di Casertano del 12 giugno 2020.

Le sue accuse a orologeria su Salmeri per le vecchie società con Amara.

La rimozione firmata da Enzo Vinciullo e Leandro Impelluso, rispettivamente responsabile e coordinatore politico provinciali, ha squassato la Lega Sicilia ancora peggio delle recenti inchieste giornalistiche sugli intrecci societari fra Salmeri e Amara. C’è voluto poco, infatti, perché si parlasse di “dirigente silurato” per il fatto di aver scoperchiato un calderone. Anche se in realtà sotto il coperchio non bolliva nulla che Casertano già non sapesse, dal tempo in cui condivideva con l'”imbarazzante” compagno di partito la costruzione del nuovo circolo cittadino. Un rapporto simbiotico che poi si era logorato proprio alla vigilia delle comunali. Le stesse dove il candidato sindaco del Carroccio era convinto che il metodo del discusso avvocato Piero, figlio dell’altrettanto discusso ex sindaco Pippo Amara“non appassioni neanche i cittadini di Augusta”. Il dirigente salviniano, retrocesso a semplice militante dopo aver scoperto ed esternato “passione” per i risvolti locali di vicende giudiziarie nazionali, ha annunciato per il 29 maggio una conferenza stampa dove molti si attendono l’addio al partito.

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La replica dell’avversario: solo rapporti professionali e mai nascosti.

Saro Salmer, primo a sinistra, nel 2019 con Matteo Salvini ai tempi della riorganizzazione del circolo augustano (foto Fb).
copertina, da sinistra Massimo Casertano con Fabio Cantarella.

“Nel mio lungo impegno politico ho sempre scelto il giusto piuttosto che il conveniente”, fa sapere Casertano a mezzo social. Aggiungendo poi che “politicamente paga poco, ma fa stare bene”. In verità neanche Salmeri sembra stare male, nonostante la tempesta mediatica scatenatasi appena ha rimesso piede nella Lega dei “moderati, che il plenipotenziario siciliano Nino Minardo sta forgiando con la collaborazione in loco di Vinciullo. “Ritengo che la mia storia politica sia molto diversa dalla sua: la mia improntata sulla partecipazione politica che privilegia il dialogo e il confronto democratico, la sua improntata su una impostazione verticistica e militarizzata del partito”, dichiara il nuovo commissario cittadino. Il quale ricorda di aver “chiarito pubblicamente e senza riserva alcuna i miei rapporti con Piero Amara, che conosco da quando eravamo ragazzi e che sono di carattere professionale“. Puntualizzando che “non sono mai stato coinvolto in nessuna vicenda giudiziaria che lo ha riguardato”. 

Commissario Lega nel tritacarne per un socio all’epoca ingaggiato da Eni.

D’altronde, quando il leghista si è messo in affari con un socio oggi scomodissimo, l’avvocato era sulla cresta dell’onda. Difendeva persino un colosso come l’Eni, e con Luca Palamara frequentava gli stessi salotti buoni dei magistrati; cioè di coloro chiamati a conferire il bollino di legalità a uomini e cose. Il tempo ridimensionerà poi la leggenda di una magistratura impermeabile e infallibile, accuratamente coltivata da qualche forza populista in cerca di scorciatoie per i Palazzi, ma all’epoca c’era la fila per stare nell’orbita del legale augustano. Anche se buona parte della politica siracusana, e una piccola parte del giornalismo locale, un giudizio sul nascente “Sistema” già lo avevano formulato. In una Sicilia che ha visto alcuni paladini della legalità finire clamorosamente in manette – dall’industriale Antonello Montante alla giudice Silvana Saguto – alla fine le discutibili scelte politiche augustane facevano storcere il naso solo a poche anime candide. Di quegli intrecci societari con Amara, ricostruiti dal Fatto quotidiano del 20 maggio, sarebbe sopravvissuto solo quello della “Salmeri srl“. Secondo quanto sostiene l’interessato, sarebbe però “inattiva da tempo”. Addirittura “prima” che le inchieste giudiziarie mettessero nero su bianco quanto si mormorava da tempo sui metodi borderline dell’altro azionista.

Ma alle comunali il tema Sistema non “appassionava” il candidato Casertano.

Quel “Sistema Amara” che a Casertano “non appassiona” durante la campagna per le comunali, infuocava invece i comizi di Massimo Carrubba, la cui amministrazione sciolta per mafia inesistente riteneva esserne stata vittima designata. L’ex sindaco perciò non ci andava leggero sui rapporti di Salmeri, nonostante questi non comparisse nelle liste elettorali. C’erano però i candidati del movimento “Noi per augusta” che aveva fondato dopo la rottura con la Lega cittadina, e tanto bastava per allungare i sospetti pure sulla coalizione che li ospitava. Eppure neanche allora l’aspirante sindaco del Carroccio sembra interessato dal tema. “Altri continuano a discutere di processi, a parlare di comitati d’affari, personaggi inquietanti e di marpioni, noi continuiamo ad affrontare i temi e i problemi della società”, scrive il 29 settembre su Facebook.

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Veleni iniziati con la riorganizzazione di Vinciullo dopo il tonfo elettorale.

Le “ombre” denunciate da Carrubba sul palco non hanno comunque impedito a due delle sue liste di apparentarsi al ballottaggio, con avversari che poche ore prima bollavano come “inquietanti“. La Lega era invece uscita dal primo turno con una sconfitta epocale, al punto che il suo candidato sindaco aveva preso meno voti del consigliere Biagio Tribulato. Quando Vinciullo si è fatto convincere da Minardo, sul progetto di trasformare il Carroccio isolano per le regionali in una copia della declinante Forza italia, il passo più scontato è stato quello di recuperare i fuorusciti baciati dal successo nelle urne e assisi nella maggioranza consiliare. Per Salmeri è stato steso il tappeto rosso, mentre a Casertano viene trovato un incarico nel direttivo con molto fumo e poco arrosto. A mettere carne sul fuoco ci ha tuttavia pensato qualcuno dei suoi fedelissimi, diffondendo un comunicato stampa dove “una trentina di tesserati esprimono il loro disagio e dissenso” verso il nuovo coordinatore cittadino. Parlando inoltre di “incongruenze tra i chiacchierati trascorsi politici e personali, e la linea di integrità dei tesserati richiesta dal partito”. Il documento viene poi smentito dal mittente 24 ore dopo, quando la segreteria provinciale ne contesta vigorosamente i contenuti, compreso l’effettivo recapito alle dirigenze in indirizzo.

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Enzo Vinciullo, primo a sinistra, con Salmeri e i suoi recuperati alla federazione con la Lega Augusta.

Ombra delle scontro fra Salvini e Giorgetti sul caso Casertano-Salmeri?

La guerra di posizionamento dentro la Lega sembra concludersi con un vertice chiarificatore fra le correnti regionali. Ma poi dal Fatto quotidiano arriva un’inchiesta sulla vicenda di Augusta, accompagnata da un’articolata ricostruzione storica degli assetti societari in comune fra Salmeri e Amara. Casertano è subito accusato dagli avversari interni di essere stato la gola profonda del cronista catanese. Come catanese è d’altronde Fabio Cantarella, suo principale sponsor e componente della segreteria politica di Matteo Salvini, La reazione da una dirigenza che invece fa riferimento a Giancarlo Giorgetti, rivale diretto del Capitano fra i padani, non si fa perciò attendere. Il documento di Vinciullo e Impelluso parla espressamente “delle regole e degli accordi che, all’unanimità, erano stati assunti in una riunione di partito a Catania e che, immediatamente dopo, non sono stati rispettati”. Ora l’attenzione si sposta sulla annunciata conferenza stampa del silurato, che pare voglia tenere a Siracusa. E da chi gli siederà accanto si capirà quanto verticale potrebbe essere la spaccatura dentro un partito abituato massimo alle lente piene del Po, e che ora si trova a gestire l’Etna in eruzione.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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