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Caso Adsp Augusta, parla Assoporto: la Sicilia faccia sistema

AUGUSTA – Una vera azienda specializzata in traffici marittimi, o semplice “stazione appaltante per le opere portuali? Se lo chiede Assoporto di Augusta, entrando nella querelle sulla governance della Port authority. Il comunicato con cui la portualità augustana rompe il silenzio dell’imprenditoria locale sulla vicenda, arriva il 21 maggio. Cioè a una settimana di distanza dall’entrata a gamba tesa dei sindacati catanesi e di Confindustria Sicilia, su una questione che investe quasi interamente il futuro di Punta Cugno. Sul quale hanno invece messo subito bocca organizzazioni rappresentanti interessi minoritari, rapportati alle attività gestionali di una Autorità di sistema portuale dove lo scalo di Catania ha il ruolo di cenerentola. Eppure etnei e palermitani sono stati lesti a mettersi di traverso alle amministrazioni comunali del Petrolchimico, appena la Regione Siciliana le ha assecondate “negando l’intesa” sulla promozione del commissario Alberto Chiovelli a presidente Adsp

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Noè: investimenti degli ultimi 2 anni al porto programmati 10 anni fa, per il resto nulla.

Un’invasione di campo che a Siracusa hanno subito tutti senza fiatare, almeno fino a quando Marina Noè ha fornito un segnale di esistenza in vita dell’imprenditoria nella zona più coinvolta dalla faccenda. “Non ci appassiona il gioco sui nomi”, avverte il documento diffuso dalla presidente di Assoporto. Però i contenuti sono un chiaro segnale di appoggio alle tesi sostenute dai Comuni di Augusta, Priolo e Melilli, poi sposate dal governatore siciliano Nello Musumeci. Che aveva condiviso la richiesta di discontinuità” alla Adsp arrivata dai sindaci Peppe Di Mare, Pippo Gianni e Giuseppe Carta. La politica locale e regionale colorata di centrodestra si riferiva principalmente alla vernice Pd-5S, che la nuova governance si porta attaccata addosso. L’ex assessora regionale all’Industria, ormai da molti anni tornata a tempo pieno nel suo cantiere navale, riempie quella richiesta con contenuti più imprenditoriali. “Gli investimenti che sono stati realizzati in questi ultimi 2 anni, erano stati programmati oltre 10 anni fa; per cui bisognerebbe chiedersi semmai perché c’è voluto così tanto tempo per realizzarli. Per il resto abbiamo visto il nulla più assoluto o quasi, solo piccoli progetti che, di fatto, non cambieranno le sorti di questo importante porto energetico, accusa il documento di Assoporto.

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L’ex assessora regionale Industria: sui porti Musumeci svolga ruolo che gli appartiene.

Marina Noè

Il comunicato continua dicendo come sia “ormai giunto il momento che in assenza della cabina di regia ministeriale, la Sicilia provi a sviluppare un’intesa tra le Adsp dell’Isola e proponga un progetto comune in grado di rafforzare il proprio sistema porti”. Senza un coordinamento centrale fra le Autorità, infatti, queste “continuano a competere tra loro senza fare sistema. Oggi una Adsp è un organismo a sé, che quando va bene produce grandi infrastrutture, e quando va male si limita alla gestione dell’ordinario: e a volte neanche quello”. Noè ora auspica che “il presidente della Regione voglia svolgere il ruolo politico che gli appartiene”. Ovviamente non entra sulla richiesta dei sindaci per una presidenza “siciliana” alla Port authority, ma il ragionamento di Assoporto porta comunque a quella conclusione. Perché il sospetto è che il “papa straniero” spedito da Roma di volta in volta, alla fine sia una specie di travet incaricato di tenere le macchine al minimo, per non intralciare la rotta dei porti concorrenti e meglio ammanigliati politicamente.

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Il Corsera: traffici navali mondiali in forte rialzo ma scali italiani non sono pronti.

Il documento di Assoporto conclude rilevando che “oggi ci si offre l’opportunità di una nuova ripartenza: un’affermazione affatto retorica. “Porti, navi, container: prezzi alla stelle, Italia in ritardo“, titola il Corriere della sera, nel supplemento Economia del 21 maggio. L’articolo di Adriana Battistini e Marco Gambero dice che “la recente riforma del sistema non è bastata a renderlo più efficiente e automatizzato negli scali”. Eppure, “l’Italia mantiene un forte tessuto produttivo che avrebbe bisogno di servizi logistici adeguati”. I due esperti analizzano il mercato dei trasporti navali, perché “l’oscillazione dei noli è in grado di anticipare l’andamento del ciclo economico, e può essere utilizzato per prevedere l’andamento della produzione e in parte anche dei prezzi“. Già molte analisi prevedono un balzo nell’economia mondiale, dopo i crolli legati alla pandemia, così come accaduto dopo ogni conflitto. “A settembre si è verificata una ripresa dei traffici marittimi dovuta all’aumento del commercio elettronico e alla ripresa delle scorte“, riporta il quotidiano milanese. Un trend destinato a impennarsi, dopo le vaccinazioni di massa e la fine dell’emergenza Covid, che la portualità italiana rischia di farsi sfuggire. Tanto che “non a caso alcune compagnie hanno deciso di servire l’Italia con i feeder; cioè sbarcano i traffici intercontinentali in hub di altri Paesi e servono i nostri porti con navi più piccole”. E mentre altrove si attrezzano ai grandi traffici sui container, fra Roma e Palermo discutono solo di piccoli traslochi su poltrone.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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