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Augusta, un polo di rifiuti industriali: in consiglio le nuove discariche

AUGUSTA – “San Cusmano, contrada delle discariche: ma lo vogliamo aprire un dibattito pubblico sull’uso del territorio?”. Se lo sono domandato gli ambientalisti di Augusta, dopo l’ulteriore progetto per un grande impianto di smaltimento rifiuti a ridosso delle raffinerie. Un’ennesima “pattumiera industriale”, per una clientela potenzialmente più ampia di quella che produce reddito e posti di lavoro nel Petrolchimico. Da realizzare proprio in un’area dove invece dovrebbero partire le bonifiche, obbligatorie nei Siti di interesse nazionale. Quattro associazioni ecologiste hanno fatto fronte comune contro la prospettiva di una nuova “industria della monnezza”, che si andrebbe a sommare alla impattante raffinazione del petrolio, chiedendo un consiglio monotematico aperto. La richiesta è stata formalizzata da Stop veleni, Legambiente, Punta izzo possibile e Rinnova augusta, con una lettera inviata il 7 novembre all’amministrazione comunale e ai consiglieri. Dove evidenziano le problematiche legate a ulteriori insediamenti “ad alto impatto” ambientale. Sotto la lente di ingrandimento c’è in particolare una piattaforma polifunzionale, per la gestione e il trattamento di circa 250.000 tonnellate l’anno di rifiuti liquidi pericolosi e non pericolosi”.

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Investitore catanese rileva Rigenia e avvia i lavori della piattaforma polifunzionale in area Asi.

Si tratta di un progetto presentato nel 2015, durante la gestione commissariale del Comune, che non si espresse sulla Valutazione di impatto ambientale. La Via data all’epoca dalla Regione però è scaduta nel 2020, senza che venisse concretizzato l’impianto pensato principalmente il trattamento del percolato delle discariche, ma in grado di trattare anche fanghi e scarti industriali. Tutto rimasto sulla carta anche perché la società proponente, Rigenia, nel frattempo era passata di mano. La Srl costituita originariamente da imprenditori augustani nel 2013, infatti, è stata rilevata da un investitore catanese con maggiore propensione a operare nel delicato settore dello smaltimento rifiuti. Nelle due linee di filtraggio per pericolosi e non, secondo l’elaborato progettuale depositato all’assessorato regionale, potenzialmente si può far passare di tutto. Dagli scarti della raffinazione petrolifera, a quelli originati dalla purificazione del gas e dal trattamento del carbone. Dai residui nella produzione di pitture e vernici, a quelli provenienti da centrali termiche e acciaierie. Dai rifiuti di cave e miniere, a quelli provenienti da attività agricole e dalle lavorazioni del legno. E poi quelli dell’industria tessile, della lavorazione di metalli e plastiche, gli oli sintetici esauriti, i solventi organici e i refrigeranti. Tutto con una capacità di trattamento da 700 tonnellate al giorno, per un ciclo continuo di 363 giorni.

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Stop veleni, Legambiente, Rinnova, Punta izzo possibile: troppi i nuovi impianti ad alto impatto.

Dopo la prima scadenza, Palermo non ha avuto difficoltà ad accordare una proroga biennale alla Via. E a ridosso del secondo termine, la ditta ha inviato la comunicazione d’inizio lavori sui 10 mila metri quadrati, ubicati all’interno dell’area Asi. Mettendo in allarme gli ambientalisti. Non solo perché nella vicina “contrada Marcellino, la Log service srl vuole realizzare una discarica da 150.000 metri cubi, per depositarvi i rifiuti speciali pericolosi prodotti dall’inceneritore Gespi di Punta Cugno”. Ma soprattutto perché nella zona c’è stato già un “grosso incendio, scoppiato il 22 agosto scorso nell’impianto di stoccaggio e gestione rifiuti della Ecomac“. Divampato per un fulmine nella stessa contrada San Cusmano, dove è prevista la piattaforma polifunzionale della Rigenia. “Così come accertato dall’Arpa“, quel rogo di materie plastiche “ha causato il rilascio in atmosfera e la ricaduta al suolo in misura consistente di diossine e altre sostanze inquinanti”. Eppure, denunciano Stop veleni, Legambiente, Punta izzo possibile e Rinnova augusta, “non si è poi indagata la persistenza nel tempo di tali pericolose sostanze né le conseguenze sul piano sanitario e ambientale”. Così come “neppure sembra essere stata valutata la portata dei rischi connessi con simili eventi”. Perciò le quattro associazioni ambientaliste ora affermano che “considerata la vitale importanza delle questioni sopra citate, riteniamo sia necessario e urgente aprire un dibattito in sede istituzionale“.

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Chiesta una seduta consiliare monotematica aperta per “informare di tutto la cittadinanza”.

Innanzitutto vogliono che “l’amministrazione comunale e il civico consesso abbiano piena conoscenza dei fatti e degli eventi”. Inoltre che “si confrontino con le parti”. Ma soprattutto, “esprimano la loro opinione e le iniziative che intendono intraprendere”. Nonché, “non ultimo, la cittadinanza venga di tutto adeguatamente informata”. La presidenza del consiglio ha fatto sapere di aver subito inoltrato la missiva ai consiglieri, ai quali ora passa il pallino per fissare la data della seduta monotematica. Nei prossimi giorni è già convocata una conferenza dei capigruppo, e in quella sede maggioranza e opposizioni si confronteranno sull’argomento. Sempre se qualcuno lo solleva, ovviamente. Perché la sensazione delle associazioni è quella di un certo “isolamento” sostanziale nel Palazzo. Si è toccato in occasione della Consulta comunale per l’ambiente, caldeggiata dalla minoranza su sollecitazione degli ecologisti. Nell’ultima sessione consiliare è stata approvata all’unanimità, ma con una formulazione talmente vaga sui criteri per la futura composizione, da lasciare campo libero a un intuibile annacquamento. Con gli ambientalisti più attivi sul territorio relegati in un ruolo minoritario di mera “testimonianza”, piuttosto che di contraltare del business a ogni costo.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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