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Augusta, Sasol: discarica Gespi pericolosa per serbatoi di kerosene

AUGUSTA – Ottantamila metri cubi di kerosene stoccati accanto il sito di smaltimento per gli scarti dell’inceneritore Gespi:“Imprescindibile condurre tutte le verifiche necessarie per escludere che potenziali eventi accidentali nella discarica, quali ad esempio incendi, possano innescare per ‘effetto domino’ impatti sui serbatoi Sasol“. Stavolta sono gli stessi industriali ad avvertire sui rischi ambientali del progetto Log service in contrada Marcellino, a ridosso di una falda superficiale peraltro già attentamente monitorata per i potenziali effetti sulla tenuta stagna dei serbatoi contenenti idrocarburi. L’allerta lanciata lo scorso anno dagli ecologisti di Augusta, adesso viene ripresa e rafforzata da un documento dell’azienda petrolchimica, trasmesso all’assessorato regionale Territorio e ambiente. “Osservazioni tecniche” che a Palermo risultano recepite già lo scorso 10 maggio, protocollate col numero 31801. Ma secondo Legambiente e Natura sicula, sempre presenti a tutte le conferenze dei servizi per la Valutazione di impatto ambientale, fino all’ultima settimana di agosto quelle carte erano assenti nella pratica pubblicata online dalla Regione. Facendo la loro pubblica apparizione solo quando l’istanza 1327, sull’invaso per ammassare 150 mila metri cubi di rifiuti speciali pericolosi, era già stata ampiamente discussa e avviata all’ultimo esame da parte del Comitato tecnico scientifico. Infatti le argomentazioni della multinazionale sudafricana risultano ignorate anche nei verbali della terza e ultima riunione propedeutica al decreto autorizzativo, tenutasi via Skype il 18 luglio, dove il progetto aveva incassato pure il nulla osta dal sindaco Giuseppe Di Mare

“Osservazioni tecniche” in ritardo per “la mancata pubblicazione all’albo pretorio comunale”.

Non è la prima volta che questo iter per la Via incappa in singolari disguidi negli obbligatori avvisi di consultazione pubblica, come lamenta la stessa Sasol, quando ricorda in premessa “la mancata pubblicazione all‘albo pretorio online del Comune di Augusta. Nella relazione trasmessa in extremis, i rappresentanti dell’azienda ora chiedono espressamente di “essere attivamente coinvolti nel procedimento”, riguardante un sito di smaltimento confinante col loro impianto augustano. “Considerato che il progetto di discarica è idoneo a comportare impatti e pregiudizi diretti allo stabilimento”, la società inoltre “si riserva ogni azione e determinazione a tutela dei propri diritti e interessi”. Infatti, sottolinea la multinazionale, “si ritiene che la nuova discarica comporti rischi per le strutture industriali. Alla luce del fatto che “alcuni aspetti idrogeologici, ambientali e di sicurezza non siano stati sufficientemente approfonditi e verificati”. Soprattutto quando non hanno dato la giusta attenzione alla imprescindibile circostanza che “nelle immediate vicinanze si trovano due serbatoi, della capacità di circa 40.000 m3 ciascuno, contenenti prodotto classificato sia infiammabile che pericoloso per l’ambiente”. 

sopra e sotto, estratti delle “Osservazioni tecniche” presentate da Sasol Italy.

Allarme degli industriali per la falda idrica superficiale sottovalutata nel progetto Log service.

Le osservazioni tecniche dell’azienda petrolchimica espongono i “singoli aspetti di criticità che gli Enti competenti potranno valutare per negare l’autorizzazione, ovvero richiedere i conseguenti approfondimenti tecnici atti a escludere i rischi individuati, o a prevedere in fase di progettazione eventuali azioni correttive”. Le maggiori preoccupazioni dei raffinatori si appuntano sul regime delle acque nel sottosuolo, che fra l’altro l’Agenzia regionale per la protezione ambientale dovrebbe conoscere molto bene. Il documento sottolinea che “il progetto definitivo non si sofferma con il necessario grado di dettaglio sulla possibile presenza di una falda superficiale, ovvero sulla circolazione idrica sotterranea”. Infatti, “tale falda superficiale è presente nella porzione di stabilimento limitrofa a quella della nuova discarica, ed è oggetto di monitoraggio periodico sotto la supervisione di Arpa Sicilia, in accordo con la direzione bonifiche del competente ministero dell’Ambiente. Tanto che proprio uno dei piezometri misuratori piazzati per monitorarla, quello denominato P45, è collocato nella fascia di 200 metri compresa fra i serbatoi di idrocarburi e l’invaso della discarica. “Per quanto desumibile dalla ricostruzione piezometrica elaborata in riferimento ad un rilievo del febbraio 2023”, relativo all’acqua trovata già a pochi metri di profondità, quel bacino gonfiato da forti piogge “avrebbe probabilmente una direzione di flusso rivolta verso sudest, ovvero verso il sito Sasol”.

Azienda avverte: acque convogliate da discarica minacciano tenuta nostri depositi di idrocarburi.

Il documento della società rileva che “in caso di anomalie di tenuta della discarica, eventuali apporti di sostanze contaminanti alla falda superficiale impatterebbero almeno in parte sulla falda superficiale sottostante il sito Sasol, con effetti connessi alla normativa in materia di bonifica a cui sta adempiendo da oltre due decenni”. In sostanza, se nei sistemi di sicurezza immaginati da Log service qualcosa va per il verso storto, andrebbero vanificate le poche e costose bonifiche sul Sito d’interesse nazionale finora compiute. Tanto che la multinazionale “valuterà di installare a propria tutela ulteriori piezometri al confine con la nuova discarica, per poter eventualmente evidenziare possibili peggioramenti futuri”. Inoltre, “è previsto un palancolato che secondo il progetto definitivo ha l’obiettivo di isolare la discarica e fornire una maggiore stabilità”. Ma “se fosse confermata la presenza della falda superficiale, ostacolerebbe il naturale deflusso operando una sorta di effetto diga“. Col risultato che “un innalzamento del livello di falda a monte”, provocherebbe “nel medio-lungo termine un aggiramento laterale”. Col risultato che si “potrebbero avere impatti rilevanti in termini di stabilità e deformazioni delle strutture impiantistiche Sasol, soprattutto per i due serbatoi fuori terra, di diametro circa 60 metri e altezza 13 metri”.

Paventati pure i rischi di infiltrazioni inquinanti nelle falde idriche profonde usate da raffinerie.

sopra e copertina, lo stabilimento Sasol di Augusta.

Le “osservazioni tecniche” usano opportunamente il condizionale per tracciare gli scenari di rischio, ma è una precauzione solo lessicale, “considerato che i fenomeni meteorici sono sempre più intensi e concentrati nel tempo”. Le bombe d’acqua che riempiono le falde superficiali e s’infrangono sulle recinzioni costruite come una diga, non creano soltanto disagi nei piazzali industriali che si allagherebbero. “E’ infatti noto che le oscillazioni del livello piezometrico possono avere un impatto sulle opere di fondazione e sulle sovrastanti strutture, e i serbatoi Sasol sono da considerarsi un elemento sensibile considerata la tipologia di opera, le rilevanti dimensioni e l’entità dei danni che potrebbero derivare da perdite dovute a cedimenti differenziali delle fondazioni“. In sostanza, crepe e fessurazioni nei depositi di kerosene non sarebbero un’ipotesi remota. Poi ci sono pure i rischi legati alla falda profonda. Log service prevede “in più punti l’intenzione di perforare quattro piezometri di profondità superiore ai 150 metri”. Ma gli industriali ritengono che “la realizzazione necessiti di opportune cautele tecniche in fase esecutiva, nonché di verifica/manutenzione durante la conduzione della discarica, atte a escludere la possibilità di mettere in comunicazione l’acquifero superficiale con quello profondo”. Infatti, “deve essere esclusa la possibilità che eventuali impatti sulla falda superficiale possano migrare verso la falda profonda“, proprio attraverso i buchi delle sonde di monitoraggio

La multinazionale: danni enormi da effetto domino su stoccaggi carburanti da 80 mila metri cubi.

Per la tutela di quel bacino idrico non ci sono solo “ragioni generali di tutela ambientale”, ma anche quelle più concrete legate al fatto che “la falda profonda è sfruttata da differenti soggetti per diversi scopi”. Quindi “qualsiasi impatto sulla stessa comporterebbe una gestione molto complessa ed onerosa, oltre che danni diretti ai fruitori industriali. Nell’area prossima alla discarica si trovano infatti i pozzi profondi di Sasol e di altre aziende industriali, e una contaminazione della falda metterebbe in crisi la produttività e sostenibilità dell’azienda”. E’ così preziosa quell’acqua geologica, che la multinazionale “suggerisce di valutare l’effettiva necessità di perforazione di tali piezometri profondi”. Infatti, per quel liquido “la qualità è fondamentale per garantire li funzionamento dello stabilimento (acqua a uso umano per sistemi di sicurezza quali docce di emergenza, acqua di raffreddamento, acqua antincendio, acqua demineralizzata)”. Quindi “anche a prescindere dalla loro realizzazione a regola d’arte, la presenza stessa dei piezometri profondi in una zona sensibile come quella della discarica costituirebbe una potenziale via preferenziale di comunicazione, e un elemento di potenziale pericolo“. Ma sono soprattutto gli “impatti inerenti la cosiddetta disciplina Seveso“, a turbare i raffinatori. “Come già accennato in relazione agli aspetti idrogeologici e strutturali, nelle immediate vicinanze della nuova discarica si trovano due serbatoi denominati TK 8092 e TK 8093, contenenti kerosene”. Insieme ne stivano 80 mila metri cubi e “considerata la loro dimensione e contenuto, le conseguenze sui temi sicurezza e ambiente, nonché a livello di impatto economico, sarebbero enormemente gravi e rilevanti”.

Screenshot
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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