Il cielo cade: a ottant’anni dall’efferata strage della famiglia Einstein CULTURA di Rita Di Lieto Scritto lunedì, 16 Settembre, 2024 20:17 Il libro, il ricordo – Lorenza Mazzetti è stata una regista, scrittrice e artista italiana, una figura di spicco nella cultura italiana del XX secolo, nota soprattutto per il suo contributo al cinema e alla letteratura, e per essere stata una delle pioniere del movimento del “Free Cinema” nel Regno Unito. Visse un’infanzia tragica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, perse tragicamente i suoi familiari, la famiglia Einstein, uccisi dai nazisti nella strage di Rignano sull’Arno, un evento che la segnò profondamente e influenzò tutta la sua opera artistica. Riposa nel cimitero della Badiuzza a Rignano sull’Arno, accanto ai suoi cari trucidati dai tedeschi. Rita Di Lieto ricorda la figura di Lorenza Mazzetti (morta a Roma il 4 gennaio 2020, all’età di 92 anni) non solo per il suo talento artistico, ma anche per la sua resilienza e capacità di trasformare il dolore e la tragedia della sua infanzia in opere d’arte che hanno toccato profondamente il pubblico. Il suo romanzo più noto è “Il cielo cade” (1961), un’opera autobiografica che narra gli eventi tragici della sua infanzia durante la guerra. Ricordare la strage della famiglia Einstein è fondamentale per preservare la memoria delle vittime dell’Olocausto e delle atrocità commesse dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. È un promemoria del costo umano dell’odio e della discriminazione. “Il cielo cade” (Premio Viareggio – Opera Prima del 1961), ne è il tenero racconto di Lorenza Mazzetti (Roma, 24/07/1927 – 4/01/2020). regista, pittrice e scrittrice, che l’ha vissuta da bambina. Dal libro nel 2000 fu tratto l’omonimo film dei fratelli Andrea ed Antonio Frazzi, sceneggiato da Suso Cecchi D’Amico, con Isabella Rossellini. Il libro di Lorenza Mazzetti, Il cielo cade Fu presentato al Rossellini Film Festival di Maiori e vinse il Giffoni Film Festival come miglior film dell’anno. Lorenza Mazzetti dedica “Il cielo cade” a suo zio Robert Einstein, cugino di Albert, a sua zia Cesarina (detta Nina) Mazzetti Einstein, alle sue cugine Annamaria (Cicci) e Luce Einstein. “Tutti loro – scrive – dormono nel cimitero della Badiuzza sopra Firenze tra San Donato in collina e Rignano sull’Arno. Sulla loro tomba c’è scritto <<trucidati dai tedeschi il 3 agosto 1944>>. Io e la mia sorella che stavamo alla Villa fin da piccole (perché la nostra madre era morta) siamo state risparmiate dalle SS perché non ci chiamavamo Einstein ma Mazzetti. Così abbiamo diviso le gioie della vita e ricevuto il loro affetto per anni ma al momento della morte siamo state separate da loro. Questa vita mi è stata regalata solo perché ero <<di un’altra razza>>. Tutti i sopravvissuti portano con loro il peso di questo <<privilegio>> ed il bisogno di testimoniare. Questo libro vuole descrivere la gioia e l’allegria che quella famiglia mi ha dato nella mia infanzia, accogliendomi come <<uguale>>, mentre sono stata <<uguale>> a loro nella gioia e <<diversa>> al momento della morte. Loro dormono sulla collina e io li ricordo. Se qualcuno passa di lì lasci un fiore! Roma, maggio 1993. “ Il 4 agosto, il giorno dopo la strage, fu trovato nel giardino della Villa un biglietto, con scritto: “… abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei”. Albert Einstein, il più grande fisico tedesco, al sorgere del nazionalsocialismo, era espatriato in America , dove manifestava apertamente il suo antinazismo. Era perciò inviso ad Hitler, il quale si era vendicato facendo colpire con la massima brutalità i membri della sua famiglia che vivevano in Europa. Robert Einstein, suo cugino, aveva acquistato la tenuta del Focardo a Rignano sull’Arno all’inizio degli anni Trenta e vi si era trasferito da Firenze. Villa il Focardo – il sentiero della Memoria è un itinerario ad anello che attraversa i luoghi dove si sono svolti i fatti relativi all’eccidio della famiglia di Robert Einstein Tra il 1943 e il 1944, la Villa del Focardo, all’interno della tenuta, fu scelta come sede di un gruppo di ufficiali della Wehermacht e la truppa si sistemò nei dintorni. Quando il fronte fu vicino, Robert si nascose nel bosco con suoi amici partigiani che lo avevano avvertito del pericolo e volevano salvarlo. Così sfuggì all’eccidio ed assisté impotente all’incendio della Villa. Il dolore per la perdita dei suoi cari e la distruzione della casa, gli fece perdere ogni interesse per la vita. Il 13 luglio 1945, nel 32° anniversario del matrimonio con la sua Nina, si suicidò. Prima di morire aveva provveduto comunque ad assicurare il futuro delle nipoti, rimaste orfane di entrambi i genitori, donando loro dei beni ed affidandole ad un tutore. Lorenza e la gemella Paola avevano perso la madre, Olga Liberati, morta in seguito al parto. Affidate dal padre ad una balia di Anticoli Corrado, vissero lì fino all’età di tre anni. Quindi il papà, Corrado Mazzetti, le prese con sé. Scoprì, però, che le donne incaricate di occuparsene, quando lui non era in casa per motivi di lavoro, le lasciavano sole. Allora il pittore futurista Ugo Giannattasio, suo carissimo amico, si offrì di accoglierle nella sua famiglia e farle crescere con le sue bambine. La moglie del pittore, Renata, sapendo che le bambine erano state battezzate, le educava cristianamente. In seguito persero anche il padre in un incidente d’auto. Fu allora che la zia materna Nina Mazzetti Einstein decise di allevarle con le sue figlie. Alla loro partenza per Rignano sull’Arno, Renata regalò alle gemelle un libro sulla vita di Gesù insistendo nel dire di ricordare sempre che erano state battezzate, di non dimenticarlo mai. Lorenza, dopo la maturità classica, si trasferì a Londra. Lavorava come cameriera in un locale di Charing Cross e riuscì a farsi ammettere alla Slade School of Fine Art. Tra il 1952 e il 1953, prendendo alla scuola l’attrezzatura e la pellicola, fece di nascosto il suo primo film. K, tratto dalle Metamorfosi di Frank Kafka. Il film, interpretato dal pittore Michael Andrews, fu proiettato nell’aula magna della Slade School, alla presenza di Denis Forman, direttore del British Film Institut, il quale offrì alla Mazzetti l’opportunità di fare un film finanziato dall’ Experimental Film Fund. Fu il suo secondo film Together che vinse la “Mention au film de recherche” al Festival de Cannes del 1956, ex aequo con il film di Brassai Tant qu’il y aura des betes. Nel 1979, nel 35° anniversario dell’eccidio, il comune di Rignano sull’Arno insieme all’ANFIM organizzarono la prima commemorazione pubblica al cimitero della Badiuzza. Si decise allora di erigervi a ricordo un monumento. Fu quindi realizzata un’alta stele in acciaio, su disegno degli allievi dell’Istituto Statale d’Arte di Firenze. Una foto della famiglia Einstein I fantasmi di quella orribile notte di sangue continuarono a perseguitare Lorenza Mazzetti per tutta la vita. Nel 1963 Garzanti pubblica Con rabbia, il secondo episodio della sua “biografia per tappe”, seguita poi da Uccidi il padre e la madre (1969), Diario Londinese , in cui narra come sono nati il movimento del Free Cinema.e quello degli Angry Young Men (Giovani arrabbiati). e Album di famiglia. Il Partito Comunista le propose di scrivere su Vie Nuove. Lei tenne una rubrica settimanale in cui chiedeva ai lettori di raccontare i loro sogni, che interpretava con lo psicanalista junghiano Vincenzo Loriga, introducendo così la nozione di inconscio nelle classi popolari. In seguito, accettò di lavorare anche sui sogni dei bambini nelle scuole, un esperimento proposto e finanziato da Franco Enriquez , direttore del Teatro di Roma. Ci ha narrato quell’avventura in Il teatro dell’io: l’onirodramma, I bambini drammatizzano a scuola i loro sogni, Guaraldi (1975) Intanto aveva fondato nei pressi di Campo dei Fiori il Puppet Theatre, un teatro di burattini per bambini, con le maschere inglesi di Punch e Judy. Stele famiglia Einstein, Cimitero Badiuzza- fonte Wikipedia Al tempo stesso si era dedicata alla pittura. E divulgò la sua nuova attività artistica con le mostre Album di famiglia, ed il relativo testo presso La nave di Teseo (2021). Nel 2016 Steve Della Casa, storico direttore del Torino Film Festival, nominato di recente nuovo Conservatore della Cineteca Nazionale, ha girato un documentario su Lorenza Mazzetti: Perché sono un genio! (E’ la frase con cui rispose Slade School of Fine Art quando le fu richiesto il motivo per cui desiderava frequentare i corsi della scuola). Nel documentario, percorrendo i luoghi attraversati durante la sua esistenza, la Mazzetti ricorda e narra avvenimenti ed incontri con personalità che ha conosciuto nella sua lunga e variegata vita artistica. Al suo racconto s’intreccia quello dei ricordi di chi l’ha ammirata per “il suo sguardo fiabesco e la sua leggerezza intrisa di profondità”. Il documentario fu presentato quell’anno alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e il 27 gennaio 2017 è stato trasmesso da SKY Arte in occasione della Giornata della Memoria. Lorenza Mazzetti è morta a Roma il 4 gennaio 2020 all’età di 92 anni. Riposa nel cimitero della Badiuzza a Rignano sull’Arno, accanto ai suoi cari trucidati dai tedeschi. “Il lavoro delle donne”: nel libro di Rita Di Lieto una Costiera che non c’è più “Il lavoro delle donne”: nel libro di Rita Di Lieto una Costiera che non c’è più II Guerra Mondiale, i ricordi della Costiera amalfitana nel libro di Rita Di Lieto Bombe su Amalfi: quel giorno di luglio del 1943 Amalfi history, foto della guerra nel tesoro bibliotecario canadese