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Augusta, assedio discariche: ok a Gespi e Piano emergenza al buio

Ultimo aggiornamento sabato, 1 Febbraio, 2025   19:36

AUGUSTA – Un Piano di emergenza esterna per le discariche da redigere nelle discrete stanze prefettizie, coinvolgendo le popolazioni il minimo indispensabile. E il via libera dell’amministrazione comunale all’impianto di trattamento per ceneri industriali, proprio quando il proponente Gespi raddoppia il volume di rifiuti nel suo inceneritore. Augusta d’estate non è solo cabaret e canzonette. Dietro le quinte ci sono pure i passi avanti delle pratiche più calde sotto il profilo ambientale. I comunicati degli ecologisti sono ormai quotidiani, in parallelo all’attivismo di uffici apparentemente immuni dagli usuali rallentamenti per ferie. Nel mirino stavolta c’è finita anche la prefettura di Siracusa, a causa di un “procedimento di formazione dei Pee per gli impianti di stoccaggio e lavorazione dei rifiuti, avviato il 23 luglio solo per il sito di smaltimento della Intec sud. Una “procedura di consultazione della popolazione”, che secondo il coordinamento Salvare Augusta eluderebbe le stesse linee guida del Dcpm emanato nel 2021. Piano terra, Legambiente, Punta izzo possibile, Natura sicula, Rinnova augusta e comitato Stop veleni hanno chiesto formalmente di “integrare la bozza con le informazioni e gli allegati mancanti, allo scopo di fornire un’informazione completa, che sia funzionale a garantire una partecipazione effettiva all’elaborazione della pianificazione di protezione civile“. 

Coordinamento Salvare Augusta contesta la prefettura sulla bozza Pee pubblicata senza dati.

La scarna documentazione, pubblicata pure sull’albo pretorio del Comune, infatti “è sprovvista di una completa descrizione” degli insediamenti che smaltiscono rifiuti. Mancando l’elenco di quelli “esistenti o di prossima costruzione”, chi vuole avanzare obiezioni deve farlo alla cieca. Senza avere idea “della tipologia e quantità dei rifiuti trattati e smaltiti, della loro collocazione territoriale, della contiguità ad altri impianti a rischio, e della distanza dai recettori sensibili come ospedali, scuole, strade”. Inoltre, scrive il coordinamento in un comunicato del 26 luglio, è lacunoso anche il fascicolo relativo all’unico sito di smaltimento pubblicato. Peraltro erroneamente indicato come ricadente nel Comune di Carlentini. “Non si forniscono informazioni puntuali in merito all’inquadramento dell’area localizzativa dell’impianto, alle sue caratteristiche e ai rifiuti in esso gestiti. Neppure viene indicata l’estensione delle aree di impatto e delle relative distanze di attenzione, in funzione dell’indice di rischio dello stabilimento”. Salvare Augusta, comunque, “saluta con favore questa iniziativa da tempo attesa e intende partecipare al procedimento con le proprie osservazioni e proposte”. 

immagine dal Pee pubblicato all’albo pretorio.

Appello ambientalisti “a seguire l’elaborazione del Piano di emergenza esterno” per le discariche.

Il coordinamento ambientalista inoltre rivolge “a tutti i cittadini, le associazioni e gli Enti interessati l’invito a seguire l’elaborazione del Piano di emergenza esterna”. Anche perché, secondo un loro sommario censimento, il comprensorio industriale pullula di impianti per lo smaltimento di ogni tipo di rifiuti. Discarica Cisma, “autorizzata per un milione di tonnellate”. Piattaforma polifunzionale Rigenia, “da 250 mila tonnellate anno”. Discarica Renteco, “da 11.500 tonnellata annue”. Piattaforma Intec sud, “da 30 mila tonnellate all’anno”. Inceneritore Gespi, adesso “passato da 4 a 8 tonnellate l’ora di rifiuti”. Piattaforma Ecomac, che prima dell’incendio disastroso aveva chiesto di passare da 10 a 90 tonnellate tonnellate al giorno. Discarica Ecoedilizia, da 10 tonnellate al giorno. Poi c’è l’impianto Eni Rewind, di pre-trattamento delle apparecchiature smantellate dal reparto clorosoda. E ancora ci sono le discariche esaurite a Ogliastro e Costa Gigia, la piattaforma Oikothen già autorizzata “per 170 mila tonnellate anno”, la discarica Igm “con messa in riserva e stoccaggio annuo di circa 51 mila tonnellate”. La mappa satellitare pubblicata sul portale valutazioni ambientali della Regione Siciliana, mostra un territorio fra Augusta, Priolo e Melilli letteralmente assediato dall’industria dei rifiuti.

Legambiente e Natura sicula: Di Mare ha espresso parere favorevole allo smaltimento di Gespi.

La Intec sud già nel 2021 ha ricevuto l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ampliamento dell’impianto esistente a San Cusmano, che scarica i reflui trattati nella fognatura del consorzio Asi. In quel decreto Aia viene riportato che “si considera acquisito l’assenso delle Amministrazioni che non hanno espresso definitivamente la propria volontà, nel caso specifico il Comune di Augusta“. Un silenzio-assenso maturato nella Conferenza dei servizi convocata il 28 ottobre 2020, quando il monocolore 5 Stelle stava passando le consegne all’amministrazione Giuseppe Di Mare, e reiterato da questa nella riunione dell’aprile 2021. Il sindaco, nel frattempo diventato Fratelli d’italia, è stato invece più esplicito sulla pratica presentata da Gespi attraverso la consociata Log service. Il comunicato di Legambiente e Natura sicula, diffuso il 27 luglio, racconta che “ha espresso parere favorevole alla realizzazione della discarica di contrada Marcellino“. Le due onlus lo definiscono “un nulla osta con il quale ha scelto d’ignorare le motivate obiezioni di carattere urbanistico, ambientale e sanitario, contrarie all’istallazione dell’ennesimo impianto ad alto impatto nel Sito d’interesse nazionale per le bonifiche”.

immagine dal progetto Log service pubblicato sul sito della Regione.

“Condizioni imposte dal Comune alla Log service? Inconsistenti, apparenti e prive d’effetti”.

Nella Conferenza dei servizi riunita il 18 luglio, l’amministrazione comunale però concede via libera ad alcune condizioni. Di Mare chiede che i controlli devono essere trasmessi al Comune ogni 3 mesi, così come devono essere comunicati incidenti e criticità ambientali. Inoltre la Log service dovrà dotarsi di un impianto di nebulizzazione, per evitare dispersione di polveri. Il sindaco non dimentica nemmeno le misure compensative previste dalla legge per la città”. E soprattutto, impone che “la società sarà impossibilitata a richiedere la voltura della gestione da conto proprio a conto terzi, ovvero modificare la destinazione dei rifiuti”. Quindi niente spazzatura dal mondo, ma tutto “deve restare solo a servizio dell’impianto di Punta Cugno“. Il verbale della seduta riporta che, senza obiezione alcuna, “il proponente accetta le prescrizioni imposte dal Comune”. Ma gli ambientalisti accolgono questi paletti con l’equivalente di una risata. Nel loro comunicato le definiscono “condizioni inconsistenti, prive d’effetti e pertanto solo apparenti”. Praticamente, fumo negli occhi. Sottolineano infatti che “la richiesta di limitare i conferimenti ai soli rifiuti dell’inceneritore e di escludere la voltura della gestione, come ammesso dalla stessa società proponente è del tutto priva di valore giuridico, prescrittivo e vincolante”. Insomma, in qualunque momento possono legittimamente cambiare idea, se il mercato dei rifiuti giustificasse l’affare.

Asp silente e ministero latitante su nuovo impianto in territorio bonificato solo al 2 per cento.

Legambiente e Natura sicula polemizzano sul fatto che “nessuna obiezione è stata invece sollevata dall’amministrazione comunale, né tanto meno dall’Asp, in merito all’impatto sanitario e ambientale che una discarica da 20 mila tonnellate l’anno di rifiuti speciali pericolosi potrebbe ulteriormente apportare in un territorio già saturo di contaminanti per quasi 6.000 ettari”. Un territorio “di cui solo il 2 per cento a oggi risulta effettivamente bonificato e certificato”. E per il quale il Piano di risanamento ambientale del 1995 aveva previsto il depotenziamento dei rischi e la riduzione degli impatti, anche attraverso la bonifica delle discariche esistenti e la limitazione all’insediamento di nuovi impianti”. Le due sigle ambientaliste notano che “dall’iter autorizzativo finora grande assente è rimasto il ministero dell’Ambiente. E confidano che il “parere istruttorio definitivo della Commissione tecnica specialistica regionale” tenga in considerazione il “contesto, nel quale nuovi progetti per impianti di smaltimento rifiuti si sommano ai numerosi già esistenti”. Sperando che non passi la linea del  “tanto uno più, uno meno”.

Autore

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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