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Assostampa e prefetta: omicidio Francese giorno della memoria per scuole

SIRACUSA – “Il 26 gennaio non deve restare soltanto un rito da assolvere ogni anno, ma una giornata per assumere ulteriori impegni come giornalisti“. Così Prospero Dente, segretario provinciale di Assostampa, ha commentato la commemorazione di Mario Francese a 43 anni dal suo assassino per mano della mafia. Il cronista siracusano ucciso a Palermo dagli emergenti corleonesi, infastiditi dai suoi articoli sui nuovi business della cosca, è stato commemorato nel giardino di Casina Cuti. Dove una lapide danneggiata dai vandali ricorda un giornalista, che ai praticanti del Giornale di Sicilia insegnava sempre leggi bene le carte, parla con la gente. All’ingresso del parco archeologico del teatro greco, anche stavolta si sono dati appuntamento i rappresentanti della categoria, insieme ai vertici delle istituzioni di Siracusa. Tutti riuniti, anche se per pochi minuti, a testimoniare il comune impegno per una legalità che va difesa giorno dopo giorno. Soprattutto in tempi di pandemia, quando l’allarme sanitario tracimato in emergenza sociale rischia di abbassare le difese immunitarie contro il virus della criminalità. E’ con questo spirito che il sindaco Francesco Italia e la prefetta Giusi Scaduto hanno voluto offrire il loro contributo ideale, alla sobria testimonianza portata dall’Unione cronisti e dall’Ordine. Presenti rispettivamente col fiduciario Massimo Ciccarello e con l’ex consigliere nazionale Santo Gallo, a deporre idealmente insieme all’Associazione siciliana della stampa quel modesto e significativo mazzo di fiori, simbolo di un “sempreverde” impegno civile e professionale.

PER APPROFONDIRE: Siracusa e Palermo ricordano Francese, cronista di “occhi testa e gambe”

Dente e Scaduto: il 26 gennaio rileggere a studenti articoli del cronista ucciso dalla mafia.

da sinistra: Santo Gallo, Massimo Ciccarello, Francesco Italia, Prospero Dente, Giusi Scaduto.

“Spero questo sia l’ultimo anno in cui le necessità anticovid ci impongono di essere in pochi”, dice Scaduto nel suo intervento. Spiegando che la prefettura intende trasformare la ricorrenza in uno speciale “giorno di scuola” per gli studenti siracusani. “Dove apprendere, attraverso la rilettura degli articoli di Francese, la lezione civile sull’importanza della libera informazione per contrastare l’illegalità in una società democratica”. Dente annuncia che “questo giardino diventerà teatro di una rilettura scenica di alcuni scritti, che iniziarono a disegnare i cambiamenti della mafia; crediamo che la memoria debba rappresentare storia da ripassare”. L’Assostampa riconosce che “il giornalismo vive un’epoca difficile”, perciò “attingere a questa memoria rappresenta la certezza che il nostro ruolo non verrà mai meno”. Di quegli anni “memorabili”, costati la vita al cronista con la schiena dritta, Gallo è uno degli ultimi testimoni diretti a Siracusa. Ricorda le sue visite alla sede palermitana del quotidiano, quando il redattore affermato diventava avido delle analisi del corrispondente sulla città d’origine. “Oggi però il giornalismo è cambiato”, commenta a margine l’anziano collega, delegato a rappresentare l’Ordine regionale. E c’è una nota di amarezza quando constata che “quel modo di cercare le notizie, attraverso conversazioni minuziose con chiunque potesse raccontare qualcosa, praticamente non esiste più”.

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Unci, Ciccarello: ricordo non è solo memoria antimafia ma trasmette pure valori giornalismo.

“In un’epoca di cambiamenti radicali nella società e nei mezzi di informazione, leggere bene le carte e parlare con la gente è la lezione di Francese che l’Unci vuole oggi consegnare ai nuovi giornalisti”, considera Ciccarello nel suo intervento. Spiegando che “commemorare un simbolo come quello del cronista siracusano assassinato per le sue notizie, non deve restare confinato solo nell’importante esercizio della memoria antimafia, ma diventare occasione per mantenere il giornalismo ancorato ai suoi valori fondanti“. Una necessità sulla quale concorda Italia, che nella sua attività di amministratore deve quotidianamente fare i conti con le cronache de-professionalizzate. “Guardare bene le carte e comprenderle è qualcosa che non si fa più”, lamenta il sindaco. Notando che “oggi si privilegia un titolo fuorviante potenzialmente in grado di generare like, rispetto la correttezza dei contenuti“. Il contesto a Casina Cuti non consente tuttavia di approfondire un tema come quello del copia-incolla acritico di comunicati, sul quale non sono solo gli oppositori ad approfittare. In parallelo alla mancanza di spessore giornalistico nelle cronache, soprattuto sulla stampa online, c’è pure una comunicazione istituzionale spesso più vicina ai canoni della propaganda che a quelli della trasparenza amministrativa. Un cortocircuito innescato dalla rarefazione di un “modello di giornalismo espressione di un impegno civile sostenuto dalla forza dell’autonomia professionale“, come riporta l’Ordine nazionale nel suo sito, ricordando il collega assassinato dalla mafia.

PER APPROFONDIRE: Facebook e copia-incolla comunicati, l’Unci avverte: così muore il giornalismo

Ordine giornalisti: non si limitava a raccontare i fatti ma si chiedeva perché accaduti.

Un gigante, un esempio per la precisione meticolosa con cui portava avanti le sue inchieste“, lo definisce Nello Scavo, vincitore del premio Francese nel 2020. “Non si limitava a raccontare i fatti, ma si chiedeva perché certi fatti erano accaduti, riuscendo, con magistrale capacità, a rimettere insieme i tasselli, anche quelli all’apparenza meno significativi”. Il consigliere nazionale incaricato della commemorazione dalla presidenze dell’Ordine, ricorda come “indimenticabile il suo modo di salutare i colleghi della redazione: uomini del Colorado vi saluto e me ne vado. Era solito congedarsi così, alla fine di una giornata di lavoro, a dimostrazione della necessità di non prendersi mai troppo sul serio pur nella serietà. Un pezzo, questo, di un’eredità morale consegnata ai colleghi che sono venuti dopo”. A distanza di 43 anni è un lascito che Assostampa e Unci cercano di conservare, soprattutto dai troppi che si prendono sul serio pur difettando in serietà.

Scompare Antonio Dell’Albani, cronista della scuola “Leggi bene le carte, parla con la gente”.

Antonio Dell’Albani, 1962-2022.

LA NOTA: Appena conclusa la breve commemorazione di Francese e del suo lascito morale, è arrivata nelle redazioni la notizia della prematura scomparsa di Antonio Dell’Albani, storico corrispondente del Giornale di Sicilia da Avola. Un cronista che del “leggi bene le carte, parla con la gente”, ha fatto la cifra del suo giornalismo ultra-trentennale. Proprio in una di quelle periferie geografiche e mediatiche lontane dai riflettori, dove il semplice scrivere come stanno le cose ti trasforma spesso in un facile bersaglio. Un giornalismo senza rete, e senza reti diverse dalle fonti che si ribellano a un andazzo. Trovando nel giornalista-giornalista lo strumento per provare a cambiare le cose, o almeno a metterci un freno.

La migliore testimonianza sul suo lavoro, sono i tanti messaggi lasciati nella bacheca Facebook. “I tuoi articoli continueranno a raccontarti”. “L’esempio che nella vita bisogna seminare bene affinché di te rimanga in eterno un ricordo di affetto, sincerità e umiltà“. “Quante ragionate fatte all’angolo di casa tua mentre fumavi la sigaretta, e soprattutto quanti articoli nel giornale e nel web“. “Il suo modo di interagire con la gente camminando sempre con la schiena dritta, ha fatto sì che la sua professionalità non fosse scalfita da critiche e attacchi, solo con lo scopo di minare le doti che un grande giornalista ha”. “Grazie di tutto a nome mio, e di tutta la comunità scolastica che dirigo”. “È stato un giornalista che ha raccontato le notizie del nostro territorio nel bene e nel male, curioso e sempre presente“.

La sezione provinciale Unci lo ha ricordato come “uno della vecchia scuola, punto di riferimento del giornalismo siracusano nella zona Sud. Con Antonio se n’è andato un prezioso testimone del suo tempo, in una Avola dove spesso la sua libera informazione è stata attività professionale di frontiera. Ci ha lasciato un protagonista fra quanti – ogni anno sempre meno – hanno interpretato il nostro mestiere consumando anno dopo anno la suola delle scarpe. Colpisce che se ne sia andato nel giorno in cui l’Assostampa ha ricordato ancora una volta l’insegnamento di Mario Francese, “leggi bene le carte, parla con la gente”: per il collega che ci ha appena lasciato, non ci può essere epitaffio più sintetico nel raccontare una vita dove l’uomo e il cronista di razza sono sempre stati un tutt’uno”.

Mario Francese.
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