Muore Maria Francese, ha salvato dall’oblio il fratello Mario ucciso dalla mafia ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto giovedì, 11 Aprile, 2019 07:00 Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021 18:58 SIRACUSA – Se n’è andata all’improvviso, come quando piombava in redazione al Giornale di Sicilia tutte le volte che voleva “respirare” la memoria del fratello Mario. Come se inspirare l’odore pungente dei nastri inchiostrati divorati dalle Olivetti, fosse come averlo nuovamente accanto. Maria Francese si è spenta il 10 aprile a Siracusa, 40 anni dopo quell’omicidio di mafia che ha segnato profondamente la sua famiglia, e il giornalismo siciliano. La sorella del cronista di giudiziaria assassinato sotto casa a Palermo per le sue inchieste sui corleonesi emergenti, da quel lontano 26 gennaio non ha cessato un solo giorno di lottare per tenerlo vivo attraverso il ricordo. L’hanno fermata solo i suoi 88 anni di età. Il ricordo del nipote Giulio, figlio di Mario e presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, è di quelli impossibili da sintetizzare senza perdersi qualcosa di importante:“Se n’è andata all’improvviso una donna buona e generosa, ma anche ‘guerriera‘ indomabile che ha lottato per far conoscere a tutti, sopratutto nella sua Siracusa, il valore di suo fratello. Dopo la violenza di quella morte dolorosa è riuscita a tirar fuori una forza e un coraggio sorprendente per ottenere verità e giustizia, ma anche una dolcezza incredibile per sostenere i suoi nipoti rimasti orfani all’improvviso. È stata una guida preziosa, è stata una donna energica, una madre fantastica. Umile ma tenace, non si è fermata mai davanti ad alcun ostacolo”. Facevi presto a conoscerla, appena iniziavi a muovere i primi passi in un mestiere difficile e affascinante. Quando entrava in redazione trattava ogni pivello appena arrivato come fosse lì da sempre, uno di famiglia. Perché Mario era morto di giornalismo e ogni giornalista, sia pure in erba, diventava un frammento di memoria vivente, rivissuto nelle due dita battute furiosamente sulla tastiera della Lettera 43. Un ticchettio nervoso che si inseriva nel frastuono di telefoni che non cessavano mai di squillare. Questa cacofonia la ascoltava come una sinfonia, quando passava “giusto per dare un saluto”. Due chiacchiere come scusa per stare “dentro” un qualcosa, dove Mario sembrava materializzarsi in quegli odori e in quel frastuono. Prospero Dente, segretario dell’Assostampa, all’ultima commemorazione in ricordo di Mario Francese davanti la targa dedicata dal Comune di Siracusa “Anche quest’anno, in occasione del quarantesimo da quel delitto che ha segnato la sua vita, come quella dell’intera famiglia, aveva voluto avere i giornalisti nella piccola chiesa del Sant’Angela Merici per la messa di suffragio. Ci mancherà la sua determinazione e la sua forza del ricordo”, scrive Prospero Dente, segretario dell’Assostampa di Siracusa.“Era la ‘signora Francese’ per noi tutti della redazione”, ricorda Santo Gallo. Oggi è nel consiglio dell’Ordine regionale. Ma negli anni Novanta, “stimolati da lei, abbiamo dato vita al Premio intitolato a Mario Francese”. Quel riconoscimento tenacemente avviato in periferia, è poi approdato nella sede naturale di Palermo. Dove per vent’anni avevano rimosso la memoria di quel cronista, freddato perché aveva pestato i piedi alla mafia stragista. “Noi giornalisti televisivi la ricordiamo con nostalgia ed affetto in decine di interviste, nelle partecipazioni ai dibattiti in studio, ai premi ed alle inaugurazioni, sempre nel ricordo di quel fratello perduto per mano della mafia, e per il quale si è battuta affinché nessuno dimenticasse”.Così la commemora Pippo Cascio, direttore di Canale 8 e presidente dell’Agirt. “La sua forte presenza è sempre stata uno stimolo per andare avanti. Ed è anche nel ricordo suo che continueremo a lavorare perché le vittime della mafia siano per sempre nella mente e nel cuore della società civile”. Maria Francese un articolo non lo ha mai firmato, ma era una giornalista vera. Lo era perché amava un mestiere che le ricordava il fratello, e voleva bene a tutti quelli che prendevano quella strada per lei così tragica. Faceva da zia a ognuno, non solo al nipote Giulio. Per questo, oggi, se ne va anche un pezzo di giornalismo “vissuto” da tutti noi. 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